Non solo ha trovato i primi resti del piccolo Gioele, ma per quattro ore ha strisciato tra i rovi e la vegetazione con il suo falcetto mezzo arrugginito per trovare anche gli altri e restituirli alla famiglia. Un lavoro da encomio quello di Giuseppe Di Bello, il carabiniere in pensione, 55 anni e una tenacia eccezionale, che riceve il ringraziamento anche del procuratore capo di Patti, Angelo Cavallo: “Ringrazio Pino Di Bello, questo ex carabiniere che è una persona fantastica. Non solo ha svolto quest’opera di ricerca per trovare il corpo – ha aggiunto – ma poi nonostante fosse stanco e grondante di sudore è rimasto altre 4 ore con noi. L’ho visto personalmente strisciare sotto passaggi alti 30 centimetri tra i rovi e ci ha indicato un altro posto dove potevano essere altri resti che abbiano rinvenuto. Lo ringrazio molto. Già nei giorni precedenti eravamo stati contattati dai familiari che ci avevano chiesto la possibilità di poter fare delle ricerche volontarie. Noi abbiamo dato subito una disponibilità di massima perché eravamo convinti che le ricerche si dovessero concentrare in quel posto. Più persone erano presenti maggiori era la possibilità di trovarlo. A noi interessava il risultato”.

Alle ricerche di Gioele hanno partecipato in tanti. “Sarebbe ingeneroso dire che tutte le professionalità intervenute in queste settimane non hanno lavorato bene, devo ringraziare la Prefettura, Polizia, i vigili del fuoco, la Protezione civile, i cacciatori di Sicilia e l’Esercito, la Guardia di finanza, Carabinieri e tutti quelli che hanno lavorato in questi giorni”. Ciascuno a loro modo ha contribuito in modo determinante al risultato che dovevamo raggiungere, cioè trovare i resti del bambino”. Di Bello, cappellino militare in testa, falcetto e guanti, ieri ha raccontato di essersi “infilato dove gli altri non passano”. Una intuizione che ha permesso, finalmente dopo 16 giorni, di dare alla famiglia Mondello la notizia della svolta. “È stato un dono di Dio. L’ho trovato dove gli altri non lo hanno cercato”, ha aggiunto Di Bello, spiegando di aver fatto il ritrovamento alle 10.28 e che il corpicino era “straziato da animali selvatici”.

Di Bello, originario di Capo d’Orlando, conosceva questi posti dove spesso viene a raccogliere funghi. Ma il suo punto di forza è stato il falcetto che, con rara accortezza, s’era portato dietro. E con quello ha cominciato ad aprire spazi tra gli arbusti fino a scoprire alcuni frammenti di piccole ossa umane e pezzi di indumenti da bambino. Ha subito intuito di essere davanti a un’immane tragedia. “L’ho trovato, l’ho trovato” sono state le parole raggelanti che è riuscito a pronunciare.

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