“Ho 50 imprese tutte collegate, per trovare una fessura ci vogliono 20 anni“. Parlava così in un’intercettazione un imprenditore ritenuto dalla procura di Ancona a capo di un’organizzazione responsabile di un maxi riciclaggio da 130 milioni di euro. Per scoprirlo in realtà di anni ce ne sono voluti meno. Lo dimostra l’operazione “Background” condotta dalla Guardia di finanza del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Ancona, dello Scico di Roma, del Gruppo di Fermo e della Compagnia di Civitanova Marche. In arresto sono finite 12 persone, mentre sono oltre 130 gli indagati in tutta Italia. Associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e auto-riciclaggio i reati ipotizzati a loro carico, in relazione al fallimento di 7 società operanti nel commercio di pelli e materie plastiche in varie regioni. Non contenti, secondo i pm gli imprenditori a capo del gruppo criminale erano pronti a mettere le mani sulle risorse stanziate dal governo per l’emergenza Covid.

Tra i nove finiti in carcere c’è un 46enne di Montegranaro (Fermo), ritenuto il dominus dell’organizzazione. Ai domiciliari, invece, sono finiti un intermediario e un finanziere accusato di avere passato informazioni sull’esistenza di indagini a quest’ultimo, che le avrebbe poi riferite al 46enne. L’inchiesta – come hanno spiegato oggi alla stampa il procuratore di Ancona Monica Garulli, il sostituto procuratore della Dda di Ancona, il comandante del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria Guglielmo Sanicola, quello del Gico Perfrancesco Bertini e Agostino Brigante, dello Scico – è partita nel 2017 e ha permesso di ricostruire un ingente flusso di denaro ‘travasato’ da conti correnti bancari o postali intestati a società a conti personali da cui poi i soldi sarebbero stati subito prelevati in contanti.

Grazie all’analisi dei flussi, alle intercettazioni ambientali e telefoniche, gli investigatori hanno quindi ricostruito l’esistenza di una associazione per delinquere radicata dal 2014 nelle Marche. In totale sono oltre 90 le società coinvolte (alcune fittizie, altre reali), accusate di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per 130 milioni di euro a favore di ‘clienti’ in Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Abruzzo. Secondo gli investigatori, il prossimo passo del capo dell’organizzazione sarebbe stato quello di chiedere per le sue imprese gli aiuti per il post covid. Ulteriori novità potrebbero arrivare dalle oltre 80 perquisizioni condotte oggi dalle fiamme gialle in tutta Italia.

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