“Isolamento per 14 giorni e sorveglianza sanitaria per chi proviene da tutti i Paesi extra Schengen”. Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, non c’è altra soluzione per arginare la diffusione del virus “da importazione”. “I tamponi all’arrivo sono una misura ulteriore, ma non sostitutiva della quarantena” che è invece “decisiva”, come ha spiegato Speranza richiamando l’ordinanza firmata lo scorso 30 giugno. Il problema è però quando e dove fare la quarantena. Il governo ha stanziato nel decreto Rilancio 32 milioni da destinare alle strutture di isolamento, con “la possibilità per Regioni e Province autonome di stipulare contratti d’affitto con strutture alberghiere o di tipologia analoga per applicare le misure di isolamento e quarantena”. Strutture che d’altro canto avrebbero anche potuto essere espropriate in base alle misure anti Covid di questa primavera.

Gli strumenti insomma ci sono. Ma come si stanno muovendo le Regioni? Hanno un protocollo comune oppure vanno in ordine sparso, senza peraltro fissare paletti per chi si sposta da una Regione all’altra? L’impressione è che ancora una volta, nonostante la centralità dell’argomento per la sicurezza dei cittadini, prevalga la logica del campanile.

Regioni in ordine sparso – Tutti sanno che la quarantena va fatta, ma sulle modalità operative ogni governatore si muove a modo suo. E senza sfruttare al meglio gli strumenti varati da Roma. Lo conferma la Conferenza Stato-Regioni: gli enti sanno che dopo l’ingresso in Italia, nel caso in cui non sia possibile raggiungere la dimora indicata per la sorveglianza, “l’Autorità sanitaria competente per territorio informa immediatamente la Protezione civile regionale che, in coordinamento con il dipartimento della protezione civile della Presidenza del consiglio dei ministri, determina le modalità e il luogo dove svolgere la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario, a carico esclusivo delle persone sottoposte alla predetta misura”, si legge nel Dpcm dell’11 giugno scorso. Ma nulla oltre.

Zingaretti punta su Federalberghi – La Regione Lazio, anche per questioni di internazionalità dello scalo di Fiumicino, ha ancora in essere un accordo con Federalberghi per l’utilizzo di strutture alberghiere per l’isolamento di chi non ha alternative e che in genere prevedono un rimborso giornaliero di una quarantina di euro a persona. Il focolaio legato ad alcuni cittadini del Bangladesh atterrati a Fiumicino, nei giorni scorsi ha richiesto però l’intervento dell’Hilton Airport che ha accolto un centinaio di persone pur non avendo alcun accordo “per senso civico”, come sottolinea il direttore della struttura Paolo Bellè.

In Campania, invece, non ci sono accordi con alberghi per la quarantena di chi arriva dall’estero. Nei terminali portuali, ferroviari e aeroportuali c’è l’obbligo della misurazione della temperatura. Se per caso si registra febbre, allora si viene trasferiti allo smistamento degli ospedali Covid, altrimenti per la quarantena si è liberi di fare come meglio si crede.

Calabria e Sicilia censiscono tutti – La Calabria e la Sicilia hanno previsto il censimento obbligatorio per tutti coloro che entrano nelle regioni attraverso portali dedicati in cui non solo si devono indicare tutti i dati, ma anche il luogo di provenienza e quello di soggiorno. “Se ci si sottopone a tampone, e l’esito è negativo, allora si può circolare, altrimenti c’è obbligo di isolamento per 14 giorni”, spiegano fonti ufficiali della Regione Calabria dove però non sono stati stretti accordi con alberghi nel caso di isolamento obbligatorio lontano dal domicilio indicato.

In Puglia, poi, tutti i viaggiatori in ingresso dalle altre Regioni o da paesi esteri devono segnalare il loro arrivo attraverso il portale PugliaSalute, compilando il modulo di autosegnalazione e inviandolo al proprio medico curante, se si è residenti in Puglia, o alla Asl territorialmente competente nella prima provincia di soggiorno. “Nel caso in cui non sia possibile identificare un domicilio presso cui effettuare l’isolamento, sarà cura della Protezione Civile Regionale individuare modalità e luogo presso cui svolgere tale misura”, spiegano dall’ente guidato da Michele Emiliano.

La Toscana spinge l’albergo sanitario – “Abbiamo un criterio sull’albergo sanitario relativo alle condizioni di sovraffollamento, cioè quando lo spazio abitativo non è adeguato ad effettuare una quarantena e laddove si riscontrano più casi di contagio nella stesso nucleo abitativo, chiediamo al sindaco della città di disporre l’albergo sanitario perché la costituzione non prevede il trattamento sanitario obbligatorio di alcun tipo se non in casi di autolesionismo”, spiegano invece dalla Regione Toscana. “In questo caso disponiamo di strumenti che tendono a rafforzare l’opzione dell’albergo sanitario. È quello che abbiamo fatto fin dall’inizio perché siamo stati la prima regione a fare un accordo con Federalberghi per attrezzare duemila posti letto in albergo sanitario con un accordo del 7 aprile”, sottolinea il portavoce del governatore.

“Chiediamo di sapere chi arriva, da dove e dove va” – Quindi, a proposito degli arrivi extra Ue, mette il dito nel problema della mancata condivisione dei dati. “Noi chiediamo di sapere chi arriva, da dove arriva e soprattutto chiediamo il tracciamento perché abbiamo riscontrato alcuni casi di persone provenienti da Tirana su tre voli distinti con sintomi Covid e quindi a questo punto è necessario che vengano tracciate e sia assicurata la quarantena obbligatoria di queste persone – continua il portavoce di Rossi -.Noi assicuriamo il controllo del nostro territorio, ma la Regione Toscana non è nelle condizioni di accedere ai dati relativi ai passeggeri di un volo che atterra a Bologna, Roma o Pisa, da Tirana”.

Questa è una zona d’ombra del controllo. “È quella che si chiama profilassi internazionale. Presuppone che ci sia un’autorità internazionale che non c’è. Esistono solo delle autodichiarazioni di chi viaggia con motivazioni di viaggio, cioè il turista extra Ue non può venire. Può venire il lavoratore extra Ue o quella persona che ha bisogno di cure sanitarie extra Ue. Tuttavia questo transito non è tracciato. Noi invece riscontriamo con sempre maggior frequenza che dal Bangladesh ci sono stati dei voli, ora interrotti, con arrivo sul suolo italiano e toscano che hanno contagiato”.

Moduli inutili se non c’è scambio informativo – Il tema è europeo, dato che i voli fanno scalo nel Vecchio Continente, ma è anche nazionale, come sottolineano anche dalla Regione Liguria che lamenta la mancanza di uno scambio di informazioni tra chi riceve il visitatore e chi poi se lo ritrova sul territorio. “Queste persone compilano un modulo con autodichiarazione dove indicano un domicilio e dicono da dove provengono, ma questi dati devono essere messe a disposizione delle autorità sanitarie locali perchè altrimenti arriveremo al punto che scopriamo che c’è stato un contagio solo quando uno di questi contagiati Covid sintomatico si presenta in pronto soccorso e chiede assistenza”, è la sintesi fiorentina.

Il Friuli punta sulla rete territoriale – “Il protocollo della rete territoriale sta funzionando per Monfalcone, ma ovviamente il problema riguarda tutto il Friuli Venezia Giulia e stiamo lavorando per estenderlo in modo da effettuare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario su persone alle quali è stato consentito l’ingresso in Italia da Stati o Paesi esteri diversi da quelli facenti parte dell’Unione Europea e a cui è richiesta solo la comunicazione di arrivo al Dipartimento di prevenzione”, ha invece spiegato nei giorni scorsi il vicegovernatore del Friuli con delega alla Salute Riccardo Riccardi in merito alle strategie per l’intercettazione precoce di casi di Covid-19 nei flussi di persone da Paesi extra Schengen, mentre stanno continuando i tamponi a Monfalcone. “L’intercettazione di eventuali casi è particolarmente delicata per arrivi irregolari e per alcune categorie di persone, come ad esempio coloro che lavorano nel settore dei servizi alla persona: il ruolo dei Comuni e delle associazioni datoriali sarà in questa partita fondamentale”, ha aggiunto.

E la Lombardia tace – Infine, nonostante si tratti di una delle regioni a maggior rischio, non è dato sapere cosa accade in Lombardia nel caso di quarantena. Interpellato da ilfattoquotidiano.it, l’ente guidato da Attilio Fontana ha preferito non rispondere.

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