Quasi un italiano su quattro ha deciso di non informarsi più di politica, per sfiducia e mancanza di interessi. E l’indifferenza raggiunge il picco tra i giovani fino a 24 anni (oltre il 70%), per poi diminuire gradualmente con l’età, pur non scendendo mai sotto il 60%. Ma chi invece se ne interessa ancora, lo fa leggendo meno giornali di carta – che siano quotidiani o settimanali – e ricorrendo in modo massiccio a testate web o direttamente sui social network, come fanno quasi 16 milioni di italiani. Resta comunque prevalente il ricorso alla televisione, mentre crescono la radio e l’utilizzo esclusivo dei social network come canale di informazione politica. Ha superato in termini percentuali quello della stampa on line tra i giovani fino a 34 anni, è raddoppiato tra i 35-54enni (dall’8,9% al 18,9%) e quasi triplicato tra gli over 54 (da 5,6% a 15,1%). È il quadro che emerge dal rapporto sulla partecipazione politica in Italia dell’Istat, che analizza anche i divari di genere per i vari aspetti dell’indagine e come lavoro e livello di istruzione influenzino la decisione di interessarsi al tema. Nel dossier anche le differenze tra Nord e Sud, dove le persone di 14 anni e più che mai si informano di politica sono circa il 36% del totale contro il 22% del Settentrione e il 25,6% del Centro.

Chi si informa e chi no – C’è una quota di popolazione che non si informa di politica né partecipa in forma diretta o indiretta alla vita politica del Paese, rinunciando così a una dimensione importante della cittadinanza. Si tratta di circa 12 milioni 200 mila individui, il 23,2% della popolazione di 14 anni e più, donne per quasi i due terzi (circa 7 milioni 700 mila; il 28,3% delle donne di 14 anni e più), gli uomini sono circa 4 milioni e 500 mila, il 17,7%. I più lontani dalle varie forme di partecipazione politica sono i minori (il 46,6%) e gli anziani (il 30,3% delle persone di 75 anni e più, in particolare le donne: 38,7%). Dal punto di vista territoriale, il distacco dalla vita politica è più rilevante nelle regioni del Mezzogiorno dove tre persone di 14 anni e più su dieci (30,6%, circa 5 milioni e 500 mila) non partecipano in alcun modo rispetto al 18,3% del Nord e al 21,6% del Centro Italia.

Livello di istruzione e lavoro: cosa condiziona l’interesse per la politica – Tra coloro che non si informano, in alcun modo, di politica il disinteresse raggiunge il picco tra i giovani fino a 24 anni (oltre il 70%), per poi diminuire gradualmente con l’età, pur non scendendo mai sotto il 60%. La sfiducia nella politica, invece, tende ad aumentare con l’età, almeno fino ai 60 anni (con un picco del 33% circa tra i 55 e i 59 anni) e si riduce tra i più anziani. La quota di chi non si informa affatto di politica aumenta al diminuire del titolo di studio: si passa dal 10,7% dei laureati al 43,7% di chi ha al massimo la licenza elementare. Le differenze di genere, invece, si riducono all’aumentare dei livelli di istruzione. L’interesse per la politica è legato anche alla posizione nel mercato del lavoro: il disinteresse tocca il 10% tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, il 13,8% tra quadri e impiegati e sale al 30,2% tra gli operai. Tra gli occupati si attesta al 20% circa e raggiunge il 36,6% tra i disoccupati. In un’ottica tutta femminile il divario è importante tra casalinghe (il 41% non si informa mai di politica) e occupate (23,8%) e si mantiene costante a tutte le età.

La differenza tra Nord e Sud – La distanza dalla politica è molto maggiore nel Mezzogiorno, dove le persone di 14 anni e più che mai si informano di politica sono circa il 36% del totale contro il 22% del Nord e il 25,6% del Centro. Fra le donne del Mezzogiorno, probabilmente anche per una maggiore marginalità nel mercato del lavoro, quasi il 44% non si informa di politica (meno del 30% fra gli uomini). Decisamente più basso il divario di genere al Nord. La percentuale più alta di disinteressati si registra nel Mezzogiorno (66,5%), quella più bassa al Centro Italia (61,6%) dove si rileva anche il più alto livello di sfiduciati (26,8%). Rispetto al 2014 la quota di chi non si informa affatto di politica risulta in decisa crescita, dal 22,6% al 27,6%. Tra i motivi di questa scelta aumentano in termini relativi le persone che indicano il disinteresse, dal 60,2% al 64,9% del 2019) mentre diminuiscono gli sfiduciati, dal 31,3% al 25,5%.

Come ci si informa di politica – Chi lo fa, legge soprattutto giornali, news e riviste on line (oltre 10 milioni di persone, il 63,4% di chi si informa tramite Internet), unica fonte di informazione nel 33% dei casi. Inoltre, un terzo di chi legge giornali, news e riviste on line per informarsi di politica (oltre 2 milioni e mezzo di persone) non utilizza le versioni cartacee. Dunque, al calo dell’utilizzo di quotidiani, settimanali e riviste cartacei sembra corrispondere, almeno in parte, una platea di lettori che utilizzano questi canali di informazione politica esclusivamente on line. Fra chi si informa di politica anche attraverso Internet, oltre la metà utilizza il web (51,4%), il 22,9% online ascolta la radio e guarda la televisione (5,6% in modo esclusivo) e il 5,8% consulta anche siti di partiti. Il gap di genere è molto ridotto, ma le donne prevalgono nell’informazione politica sui social network (50,3% contro 46,4%). Oltre il 65% degli adulti con più di 44 anni usa i canali tradizionali dell’informazione politica anche sul web (giornali, news, riviste) mentre più del 70% dei giovani di 14-24 anni sceglie social network, blog, newsgroup o forum di discussione on line.

La maggioranza di coloro che si informano di politica anche su Internet utilizza almeno due mezzi di informazione (38,5%). Ne utilizzano almeno 2 soprattutto i giovani fino a 34 anni (47,7%), più spesso social network e stampa on line. A partire dai 35 anni, invece, si opta per un unico canale di informazione web, soprattutto giornali, news e riviste on line. Tra chi si informa di politica tramite Internet, cresce il ricorso esclusivo ai social network (dal 9,5% al 19,8%) e cala quello della stampa on line (dal 41,1% al 33,1% nel 2019) nel periodo 2014-2019. La diffusione dei social network come unico canale di informazione ha interessato le persone di 14 anni e più, indipendentemente dai livelli di istruzione, anche se il ricorso esclusivo a questo tipo di canale è più diffuso tra coloro che hanno titoli di studio medio-bassi.

La partecipazione attiva – Per quanto riguarda i fenomeni visibili si osserva l’erosione dei già bassi livelli di partecipazione: la quota di cittadini che partecipano a comizi passa dal 4,9% del 2014 a un minimo del 3,6% nel 2016, mentre il sostegno economico ai partiti va dal 2,2% all’1,2% nel 2017. Nel 2018, in concomitanza con la campagna elettorale per le elezioni (le politiche del 4 marzo 2018 e le elezioni regionali in Lazio e Lombardia), la partecipazione diretta risale – quella a comizi 4,6% e sostegno economico a un partito 1,5% – per attestarsi nel 2019 rispettivamente a 4,1% e 1,7%. La partecipazione a cortei, invece, ha un andamento meno legato alle scadenze elettorali: dal 4,2%/4,3% nel periodo 2014-2016 si scende al 3,2% nel 2018, per raggiungere il 3,9% nel 2019. Tra il 2014 e il 2019 coloro che parlano di politica almeno una volta a settimana passano dal 42,9% al 32,9% mentre la quota di persone che si informano almeno una volta a settimana scende dal 62,0% al 52,7%. Nel 2019 ascolta dibattiti politici il 15,0% della popolazione di 14 anni e più, a fronte del 21,6% nel 2014. Anche per quanto riguarda la partecipazione invisibile si osserva, in concomitanza con la campagna elettorale per le elezioni politiche, un livello leggermente più alto nel 2018.

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