Si è aperta la fase 3 e stiamo facendo i conti con la nostra nuova routine: come la state affrontando? Com’è cambiata la vostra professione e quali difficoltà state incontrando? Come giudicate l’organizzazione nelle vostre città? Raccontatecelo, il blog Sostenitore è pronto ad ospitare le vostre riflessioni o denunce. Vi basta compilare il form apposito, la redazione leggerà i vostri post (tutti) e pubblicherà i migliori ogni giorno.

di Monica Valendino

La fase tre, ma anche la due e la uno a essere onesti, hanno scatenato l’indole più subdola dei pubblicitari. Del resto la pubblicità è l’anima del commercio e il commercio è l’anima del mondo d’oggi, almeno della parte più ricca.

Tutti a fare a gara nel mostrare un Paese idilliaco, ancora parzialmente chiuso ma con prospettive spettacolari poste sul confine di domani. Un Paese che si crede ricco in una parte di mondo che si crede ricca.

Torna in mente Puerto Escondido di Gabriele Salvatores dove Diego Abatantuono, appena scappato dall’Italia, parlava così: “Il posto dove si mangia meglio nel mondo è l’Italia! Le donne più belle del mondo! La gente è felice, sta bene. Ci saranno anche i camorristi, la ‘ndrangheta, i politici, i mafiosi, però è un Paese dove la gente ha la sua libertà, c’è il benessere, sono felici”. Claudio Bisio rispondeva così: “Sai per avere il campionato più bello del mondo cosa ci vuole? Centinaia di campionati che fanno schifo! Per avere il benessere? Milioni di persone che fanno la fame!”.

È il riassunto di quello che la pubblicità vuole farci credere. Si ascoltano frasi e citazioni colte abbinate a immagini sorprendenti. Poi si va a scavare e si scopre che molti produttori di caffè, ad esempio, sono sotto accusa per sfruttamento ambientale e umano, si scopre che i pomodori promossi con una famiglia agricola bucolica sono prodotti spesso col sudore di immigrati che se arrivano a non essere schiavi sono quantomeno sfruttati.

Farmacisti eroi per multinazionali che impongono i loro farmaci senza pietà: ricordiamo che una nota marca è stata condannata in tutto il mondo per frode sanitaria, corruzione, omesse informazioni, dosaggi non veritieri, principi attivi che creano dipendenza, sovrapprezzo, sperimentazioni su uomo e su animali non consentite.

Alla fine come vogliamo vedere il mondo? Pillola rossa o pillola blu? Gli esseri umani, a tutte le latitudini anestetizzate dal benessere, sceglieranno la tranquillità. Pensano di essere svegli perché si svegliano la mattina, ma in realtà stanno solo passando da un sonno orizzontale ad un sonno verticale, prigionieri del consumismo che li spinge a comprare senza pensare.

Perché il virus, come detto anche da Papa Francesco, “sia visto come un’opportunità per preparare il domani di tutti. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno”. Per arrivarci serve una rivoluzione. Consumare meno per far consumare tutti, parafrasando un vecchio adagio. La chiamano anche “decrescita felice”, nome che suona un po’ come “la gioiosa macchina da guerra”, ma che nonostante il sorriso che fa sorgere in molti ha una valenza importante. Cambiare i nostri consumi per cambiare il mondo.

Se riuscissimo anche solo a pensare che dietro a una banale tazzina di caffè in capsule spesso c’è il lavoro di minori o la deforestazione, forse staremmo più attenti. Se dietro a un succulento hamburger ci si chiedesse cosa sono gli allevamenti intensivi e che correlazione abbiano col virus, forse ci fermeremmo a pensare.

Cambiare tutto sarà difficile, ma si può seminare un nuovo seme davvero biologico: il seme della consapevolezza. Per farlo si inizi a insegnare educazione e ambientale e civica fin dalle materne, si pensi a valorizzare i prodotti vicini senza bisogno di spot ossessivi e falsi. Utopia forse. Ma almeno qualcuno faccia qualcosa per fermare i pubblicitari che si inventano un mondo alla Truman Show, lontano dalla realtà e che imbonisce le persone.

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