Pagati per pilotare, ritardare o rivelare particolari delle indagini sul clan Di Cosola, di Bari. Questa l’accusa nei confronti di due carabinieri in servizio alla stazione di Giovinazzo arrestati oggi a Bari per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio. In carcere, su ordinanza emessa dal gip di Bari Marco Galesi, sono finiti anche un commerciante e un pregiudicato affiliato al clan, accusati di associazione mafiosa.

Dalle indagini, coordinate dal pm Federico Perrone Capano, è emerso che i due carabinieri avrebbero ricevuto denaro e altre utilità per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai doveri di ufficio. In cambio dovevano “agevolare” alcuni soggetti indagati appartenenti al clan Di Cosola: rivelavano informazioni relative a operazioni di polizia giudiziaria anche su indagini in corso e fornivano dettagli sui turni di servizio dei colleghi della stazione e sugli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli nei confronti degli affiliati sottoposti a misure coercitive. Tre volte, secondo le accuse, avrebbero consegnato documenti informatici e cartacei contenenti registrazioni e verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia.

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