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Piano Colao, l’economista Mazzucato non ha firmato il rapporto. Consigliera di Conte, teorizza lo stato imprenditore e innovatore

"Mi sono dedicata di più al lavoro sulla mission che abbiamo con una nuova squadra, siamo onorati di lavorare vicino al primo ministro", ha spiegato lei in audizione. Da più parti si era ipotizzato che non avesse voluto comparire perché nel piano di Colao il ruolo dello Stato è residuale
Piano Colao, l’economista Mazzucato non ha firmato il rapporto. Consigliera di Conte, teorizza lo stato imprenditore e innovatore
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Ci sono solo 21 firme in calce al rapporto sulle Iniziative per il Rilancio dell’Italia consegnato lunedì al governo dalla task force guidata dal manager Vittorio Colao. Manca il nome di Mariana Mazzucato, l’economista nominata a febbraio consigliera del premier Giuseppe Conte e teorica della necessità di uno Stato imprenditore che finanzi l’innovazione, le nuove tecnologie e la rivoluzione verde. “E’ perché mi sono dedicata molto più al lavoro sulla mission che abbiamo con una nuova squadra, con dei giovani, e siamo onorati di lavorare vicino al primo ministro“, ha spiegato in audizione alla commissione Politiche Ue della Camera.

La settimana scorsa la docente all’University college of London e direttrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose, partecipando all’evento in streaming EY Digital Talk | Italia Riparte, aveva ribadito che “Stato e imprese devono instaurare un rapporto simbiotico, sulla base del quale gli investimenti statali fungano da catalizzatore per le imprese italiane verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Lo Stato deve intervenire laddove le imprese non hanno la lungimiranza di investire, altrimenti in Italia non ci sarà mai la Silicon Valley”. All’evento sono intervenuti anche il premier e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

Prima della sua spiegazione, da più parti si era ipotizzato che non avesse voluto comparire perché nel piano di Colao il ruolo dello Stato resta largamente “residuale, di soccorso e regolazione”, come ha fatto notare il deputato di LeU Stefano Fassina. Si parla per esempio di incentivi alla ricapitalizzazione delle imprese, ma però ipotizzare l’ingresso diretto dello Stato nel capitale se non “in situazioni di emergenza” e con interventi “temporanei e selettivi”. Anche il sostegno all’innovazione, secondo il rapporto, deve passare attraverso incentivi e sgravi alle imprese, non dall’intervento pubblico.

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