Forse non sarà una partita a cambiare le regole del gioco. Parafrasando la canzone simbolo campionato del mondo di calcio del 1990 potremmo dire che le regole del gioco non cambiano, ma è tutto ciò che c’è intorno a cambiare. Tornano le partite di pallone e torneremo a vederne di nuove già venerdì e sabato con la Coppa Italia e dal 20 giugno per le restanti 127 partite del campionato di Serie A.

Non saranno notti magiche, sempre per citare il Mondiale italiano che iniziava proprio l’8 giugno di trent’anni fa. Un’estate italiana indimenticabile fatta di calcio e tifo, negli stadi, nelle piazze e nelle case.

Quella che ci apprestiamo a vivere, accompagnata da un calcio privato dello show, sarà anch’essa indimenticabile, figlia di un tempo che ci priva della socialità e dello stare insieme. Gol e parate ma senza la parte che muove il business appena fuori dal rettangolo da gioco.

Quello che vedremo al suo interno, 22 giocatori appresso al pallone, sarà un surrogato, una cura lenitiva comunque necessaria a chi non sa stare senza calcio. Un punto di ripartenza, l’ennesimo settore che ha bisogno di riprendersi i suoi spazi. A proposito di spazi, quegli stadi vuoti e silenziosi saranno il colpo d’occhio (e d’orecchio) a cui ci dovremo abituare, soffrendo un po’, a casa e non altrove, nei locali, forse, ma distanziati.

Se trent’anni fa, in una delle piazze colme di colori, bandiere e abbracci, qualcuno ci avesse detto che nel 2020 il calcio si sarebbe giocato in stadi vuoti e con il rischio sempre pendente di una sospensione avremmo immaginato un mondo in guerra, forse a una minaccia terroristica, difficilmente a un virus.

Un periodo che ha appiattito tutto, anche i ricordi, le attese per un evento, per una serata. Ha cristallizzato i ricordi di ciascuno di noi annullando il tempo, perché rifugiarsi nel passato remoto o in quello recente era la stessa cosa, era il passato di un mondo che non sarà più lo stesso, da quest’anno in poi.

C’è stato un prima e ci sarà un dopo, si spera il migliore possibile. Il semplice ha riacquistato valore, le cose scontate non sono più tali e così anche la partita di pallone, seppur senza pubblico, senza cori, senza bandiere, coreografie e cori, spogliata della sua essenza ma in grado di restituirci qualcosa che ci è mancato maledettamente. Un’emozione al gonfiarsi della rete.

Non saranno notti magiche ma passeranno meglio, inseguendo un goal sotto il cielo di questa strana estate italiana.

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