L’Italia parla di pace in Libia con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, sostenitore del generale Khalifa Haftar, ma il suo principale alleato, Fayez al-Sarraj, da settimane rifiuta la tregua richiesta dall’uomo forte della Cirenaica e, sostenuto dalla Turchia, porta avanti una campagna militare che, dicono dal Governo di Accordo Nazionale, ha come obiettivo quello di “riconquistare tutto l’est del Paese”.

“Il presidente del Consiglio ha avuto oggi una lunga conversazione telefonica con il presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi”, fanno sapere da Palazzo Chigi. Al centro del colloquio, continuano, “la stabilità regionale, con particolare riferimento alla necessità di un rapido cessate il fuoco e ritorno al tavolo negoziale in Libia, e la collaborazione bilaterale, da quella industriale a quella giudiziaria, con particolare riferimento al caso Giulio Regeni“.

Anche dalla Farnesina fanno sapere che “l’Italia ha accolto con attenzione l’accordo annunciato ieri dal Presidente al-Sisi (la richiesta di un cessate il fuoco duraturo tra le parti respinto però da Tripoli, ndr). L’Italia ha sempre sostenuto ogni iniziativa che, se accettata dalle parti e collocata nel quadro del processo di Berlino, possa favorire una soluzione politica della crisi libica. A questo fine, auspica che tutte le parti si impegnino in buona fede e con spirito costruttivo nella ripresa dei negoziati 5+5 per la definizione, sotto la guida delle Nazioni Unite, di un cessate il fuoco duraturo”. Ieri il capo dell’esecutivo del Cairo ha proposto un cessate il fuoco da lunedì in cambio di un ritiro delle milizie straniere dalla Libia, un riferimento implicito ai combattenti inviati dalla Turchia a sostegno sostegno delle forze tripoline.

Ma dal Gna arriva l’ennesimo rifiuto della tregua. Situazione che si è riproposta, come nelle ultime settimane, perché, come hanno più volte spiegato i vertici di Tripoli, non si fidano più del “criminale di guerra Haftar” e delle sue promesse di pace: il governo, ha detto il portavoce delle forze militari, Mohammed Gununu, secondo quanto riferito dal Libya Observer, “non ha tempo per guardare le assurdità di Haftar in tv. Non abbiamo iniziato questa guerra, ma ne vedremo la data e il luogo della fine”.

Anche il presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Khalid Al-Mishri, ha respinto l’iniziativa di al-Sisi, affermando che la Libia è uno stato sovrano e che l’intervento dell’Egitto è inaccettabile. Al-Mishri ha aggiunto che Haftar ora vuole tornare al dialogo politico dopo aver subito umilianti sconfitte nel corso della sua campagna per la conquista della capitale, sottolineando che “il Consiglio di Stato rifiuta la presenza di Haftar nei prossimi negoziati politici e che dovrebbe arrendersi ed essere processato da un tribunale militare“.

Intanto prosegue la controffensiva delle forze fedeli al governo al-Sarraj, ma oggi i combattimenti hanno rallentato alla periferia di Sirte, città costiera strategica perché porta d’accesso ai principali giacimenti petroliferi a est, nella Cirenaica controllata da Haftar. L’operazione per riprendere la città simbolo della lotta allo Stato Islamico nel Paese è iniziata ieri, con raid aerei delle forze del Gna.

Tripoli, con il sostegno turco, nelle ultime settimane ha ripreso tutti gli ultimi avamposti di Haftar in Libia occidentale, tanto che il generale di Bengasi ieri è volato al Cairo accettando il cessate il fuoco proposto dal leader egiziano. Ma Tripoli assicura che riprenderà il controllo di Sirte, oggi in mano alle forze di Haftar: “Quanto a Sirte – ha dichiarato il ministro dell’Interno tripolino, Fathi Bashagha – tornerà nelle mani del Paese e sotto l’ombrello della legittimità”. Il ministro ha anche assicurato che le forze del Gna riprenderanno la parte orientale del Paese, quella sotto controllo dei gruppi fedeli ad Haftar: “La Libia non sarà completa senza la sua parte orientale”.

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