La reazione dopo la strage del 28 maggio del 1974 come quella per reagire al coronavirus. È il paragone di Sergio Mattarella, nel suo messaggio di ricordo inviato alla città di Brescia. “La ricorrenza della strage di piazza della Loggia, compiuta da terroristi neofascisti, viene celebrata quest’anno dalla città di Brescia, incamminata sulla strada della ripresa civile, economica, sociale dopo che l’emergenza sanitaria causata dal Covid 19 ha assunto tra la sua gente le dimensioni di una immane tragedia. Brescia ha risposto, ora come 46 anni fa, con coraggio, con dignità, con la solidarietà di cui la sua comunità è capace” e con una unità “decisiva” e “esempio per l’intero Paese”, scrive il presidente della Repubblica.

“L’unità con la quale i bresciani reagirono all’attentato terroristico del 1974 fu decisiva per spezzare la catena eversiva che, attraverso una scia di sangue e di morti innocenti lunga diversi anni, intendeva minare le fondamenta popolari della democrazia e colpire i principi costituzionali”, scrive ancora il cpao dello Stato nel suo messaggio nell’avversario della strage di Piazza della Loggia. “L’impegno e la solidità democratica di Brescia – continua – sono divenuti una testimonianza per l’intero Paese, e il presidio della memoria, coltivato dai familiari delle vittime, dalle istituzioni locali, dalle formazioni sociali costituisce tuttora un valore quanto mai prezioso e un bene comune, a disposizione anzitutto delle generazioni più giovani”.

L’inquilino del Quirinale ricorda poi il lungo percorso compiuto dagli investigatori, inquirenti e parti civili. “Dopo la bomba del 28 maggio non è stato facile giungere alla verità e completare il percorso della giustizia. Oggi esprimiamo riconoscenza agli uomini dello Stato che hanno contribuito a svelare le responsabilità e ricostruire il piano eversivo in cui l’attentato era inserito. Insieme a loro, ringraziamo quanti hanno tenuto sempre viva la domanda di giustizia. Ai familiari di chi fu ucciso, ai tanti feriti, agli amici e ai compagni di lavoro la Repubblica rinnova il sentimento più intenso di vicinanza e solidarietà. Il legame di Brescia con la democrazia, con la storia e lo sviluppo del nostro Paese, si manifesta sempre più saldo”.

Tre processi, almeno cinque indagini, portarono alla fine nel 20 giugno 2017 alla sentenza della Corte di Cassazione che conferma l’ergastolo a Carlo Maria Maggi e a Maurizio Tramonte. La giudice milanese Anna Conforti aveva scritto nella sua sentenza d’Appello che responsabili sono Maggi e Tramonte, ma che “altri parimenti responsabili hanno lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la malavita anche istituzionale all’epoca delle bombe”.

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