Uno tsunami di denaro sporco. Oltre un miliardo di euro in sei anni. A tanto ammonta il tesoretto complessivo delle operazioni sospette sulla piazza di Milano. Una cifra mai vista e mai denunciata prima che comprende riciclaggio mafioso, finanziamento al terrorismo, evasione e corruzione. In tempi di Covid molto passa in secondo piano, non questi movimenti di denaro che rappresentano oggi un vero alert che dovrà essere tenuto in grande considerazione dalla Procura.

La cifra di 1,1 miliardi di euro è prodotta da 23 operazioni complessive che l’unità antiriciclaggio del comune di Milano in stretta collaborazione con la Commissione antimafia ha segnalato all’Unità di informazioni finanziaria presso la Banca d’Italia. Il tutto compreso tra il 31 marzo 2014 e il 20 aprile scorso. Nelle decine di atti accumulati in questo periodo e trasferiti sul tavolo dell’antiriciclaggio nazionale ci sono diverse storie che illustrano i tanti settori economici a rischio. Dalla ristorazione ai parcheggi, dalle società sportive fino al settore alberghiero. A scorrere i numeri si resta impressionati.

Il lavoro ha riguardato l’analisi di 4.795 operazioni economiche che hanno coinvolto in modo diretto e non 1.256 società e 2.427 persone. Da questo screening iniziale si è arrivati a iscrivere 23 dossier complessivi. Ognuna di queste segnalazioni si porta dietro una serie di dati che messi insieme danno da soli l’idea del fenomeno a Milano. A monte delle 23 segnalazioni alla Uif, infatti, ci sono ben 303 operazioni economiche per un totale complessivo di 144 milioni di euro. Non è finita, perché dietro a queste operazioni la movimentazione totale di capitale supera il miliardo di euro. E se i numeri sono numeri, c’è ben poco da stare tranquilli.

Nascoste dietro le 23 operazioni segnalate e che hanno prodotto l’apertura di altrettanti fascicoli da parte della Uif, ci sono 473 movimentazioni di valuta, in contanti e non. Le società coinvolte risultano ben 234. L’elenco comprende attività economiche diverse tra loro. In testa alla classifica ci sono le immobiliari con 50 società segnalate, 39 i ristoranti, 27 bar, 11 autorimesse. Non solo, ci sono anche 7 organizzazioni socio-religiose, 9 enti pubblici territoriali, 4 studi medici, 2 istituti di credito e addirittura una sala da ballo. Mentre gli atti di registro estrapolati sono stati 4194 e 210 le persone fisiche coinvolte. Insomma un quadro inedito che illustra prima di tutto una cosa: il flusso dei soldi è quasi sempre a “ciclo chiuso” con il denaro che movimentato in modo fittizio torna sempre al punto d’origine, comportando perdite apparenti di circa il 20% del valore iniziale.

Uno schema di riciclaggio quasi elementare. Che diventa ancora più chiaro osservando i protagonisti di queste operazioni sospette. Su 210 individuati ben oltre la metà, 162, sono italiani. Di questi quasi il 50% (67) provengono da aree geografiche ad alta infiltrazione mafiose. Dodici i comuni individuati tra Calabria, Sicilia e Campania. Il denaro, dunque, nasce al sud ma poi viene riciclato a Milano. E del resto un recente report della Banca d’Italia segnala come solo il 23% degli affari della ‘ndrangheta provengono dalla Calabria, il restante 77% si forma fuori dai confini regionali e anche nazionali. Non a caso il dottor Francesco Messina a capo della Direzione centrale anticrimine (Dac) spiega: “Oggi ci troviamo di fronte a un deriva mercatista della ‘ndrangheta ed è su questo aspetto che noi dobbiamo concentrarci, l’azione di contrasto va modulata non più solo con riferimento all’apparato militare dei clan”.

I risultati dell’unità antiriciclaggio del comune di Milano sono certamente in linea con l’ultimo report della Direzione investigativa antimafia. Qui, si legge, nel primo semestre del 2019 in Lombardia le operazioni sospette di diretta attinenza con il crimine organizzato sono state ben 2.158 collegate a 9.925 reati spia.

Non c’è però solo il rischio di infiltrazioni mafiose. Di grande interesse sono anche i risultati che riguardano il finanziamento al terrorismo. Ora dei 210 soggetti fisici segnalati, 48 sono cittadini stranieri. Di questi ben 38 provengono da paesi considerati ad alto rischio per il finanziamento al terrorismo islamico. Due sono originari di stati inseriti nella black list internazionale. Il nome di una di queste persone è finita sul tavolo della procura di Milano che ha avviato un’indagine per finanziamento al terrorismo. Al centro del fascicolo vi è una singola operazione sospetta messa in piede per aggirare le norme dell’Unione europea in tema di contrasto al finanziamento di programmi di proliferazione delle armi di distruzione di massa.

La mole di lavoro in questi anni è stata enorme e ha riguardato operazioni già avvenute e i cui indizi sono stati raccolti prima di tutto dal territorio e dall’analisi delle attività economiche. Diversi gli alert messi in campo dall’unità antiriciclaggio di palazzo Marino. Tra gli ultimi e più nuovi quello del cosiddetto “titolare effettivo” di una società o di un fondo immobiliare, la cui identificazione è spesso un campanello d’allarme per una operazione di riciclaggio. Tra i sorvegliati speciali ci sono anche le società che controllano le squadre di calcio di Inter e Milan. Come spiega David Gentili presidente della Commissione antimafia di Milano: “La richiesta era precisa: una chiara e trasparente rappresentazione dei titolari effettivi delle società contraenti la concessione comunale. Era il nono punto dei sedici presenti nell’ordine del giorno che il Consiglio Comunale ha votato il 28 ottobre 2019, sul nuovo stadio e la riqualificazione dell’area circostante. Nel gennaio 2020 l’obbligatorietà di richiedere i titolari effettivi a chiunque sottoscriva un contratto con il Comune di Milano è stata poi inserita nel Piano anticorruzione.

La risposta, così come riportata nelle slides recapitate al Comune appare altrettanto chiara: le società che detengono Milan e Inter non hanno assolutamente intenzione, per il momento, di dichiarare chi siano le persone fisiche che controllano o detengono le società”. Non c’è solo questo. Soprattutto oggi in tempi di Covid, di crisi economica e di appetiti mafiosi. Spiega sempre Gentili riferendosi ai risultati ottenuti dall’unità antiriciclaggio del comune “Controlleremo i cambi degli assetti societari nelle aziende che investono nella ristorazione, nell’alberghiero e quelle che hanno in gestione appalti importanti con il Comune di Milano. La liquidità di evasori e mafiosi fa gola a molti soprattutto in questo periodo”.

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