Il comitato tecnico scientifico include davvero i migliori esperti di salute globale, politiche sanitarie ed epidemiologia in Italia? Perché allora ha ignorato per almeno un mese l’importanza di usare tamponi anche per gli asintomatici dopo la pubblicazione dei risultati dell'”esperimento” di Crisanti a Vo’ Euganeo nella prestigiosa rivista scientifica British Medical Journal?

Secondo un recente articolo di Repubblica: “(Nel)…Comitato tecnico-scientifico è…(stato) scelto giustamente il top degli esperti, messi alla guida di altrettante istituzioni.” Tuttavia, l’articolo non spiega su quali criteri di “expertise” è stato creato il comitato tecnico scientifico. E’ difficile saperlo, ma a parte alcune eccezioni in alcuni ambiti, le figure selezionate non sembrano essere state scelte in base ai criteri di esperienza e capacità su temi cruciali come la valutazione di efficacia degli interventi di salute pubblica a livello di popolazione, l’epidemiologia, la salute globale, le politiche sanitarie e la sorveglianza delle malattie infettive.

Borrelli ad esempio, responsabile di nominare il comitato stesso, è un dottore commercialista esperto in terremoti! La sensazione che si ha, leggendo i nomi dei membri del comitato, è che la selezione sia avvenuta dando priorità agli aspetti “politico-personali” più che tecnico-scientifici. E’ singolare poi il fatto che 18 componenti su 20 lavorino a Roma.

E Andrea Crisanti, che da mesi consiglia il paese di usare più tamponi e ha salvato migliaia di vite in Veneto grazie alla sua strategia indipendente, non trova spazio nel comitato?

Ranieri Guerra, del comitato tecnico scientifico e direttore aggiunto Oms, affermava che i test di massa (agli asintomatici) erano “scientificamente inutili” e “logisticamente impossibili” mentre Walter Ricciardi, rappresentante italiano del comitato esecutivo dell’Oms, rimproverava la strategia di Crisanti in Veneto per aver disatteso le linee guida del comitato tecnico scientifico e Oms.

Ora però il governo (e il comitato tecnico scientifico?) ha annunciato 5 milioni di tamponi e test della app a fine maggio. Come diceva lo stesso Crisanti, con le direttive dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Oms si è perso almeno un mese: “Non si è capito che fare i tamponi, e particolarmente farli ai contatti e a quelli che potenzialmente sono entrati in contatto con la persona infetta, abbatte la trasmissione.”

La nuova strategia sui tamponi è una buona notizia, ma allo stesso tempo è la prova che davvero il comitato tecnico scientifico ha perso almeno un mese (ad essere generosi), prima di adottare una misura già scientificamente considerata efficace dopo l’esperimento di Vo’ e la pubblicazione di articoli su riviste scientifiche internazionali peer-reviewed come Science e Nature (il caso della Sud Corea, Taiwan, Singapore e Hong Kong).

A metà marzo, mentre il comitato tecnico scientifico rimproverava Crisanti per aver usato troppi tamponi a Vo’ Euganeo (usandoli anche per gli asintomatici), un’azienda di Brescia vendeva mezzo milione di tamponi agli Stati Uniti. Come dice l’articolo: “I tamponi erano pronti a Brescia, nel cuore dell’epidemia, dove medici e infermieri lottano per bloccare il morbo prima che travolga Milano, dove ogni giorno migliaia di persone rischiano il contagio.”

Secondo Ernesto Burgio, presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale, “in Italia si è fatto pochissimo per prepararsi a affrontare il coronavirus perché in Italia grandi esperti di virus pandemici non ce ne sono. Un’eccezione è il professor Crisanti.” Ma Crisanti è arrivato in Italia solo da pochi mesi e ha fatto quasi tutta la sua carriera all’estero. Era professore di parassitologia molecolare all’Imperial College di Londra (la stessa Università di Neil Ferguson, autore dell’influente articolo Impact of non-pharmaceutical interventions (NPIs) to reduce COVID-19 mortality). (8)

Chissà perché l’esperto che ha contribuito in modo così rilevante a sviluppare strategie di contenimento del virus, ed è stato professore in una Università top a livello mondiale, non solo non fa parte del comitato tecnico scientifico, ma non è stato neppure invitato a testimoniare l’esperienza di Vo’ durante una di quelle conferenze stampa alle 18?

In una intervista, dove veniva chiesto a Crisanti come ha fatto a decidere che l’Oms stava sbagliando, il professore risponde: “Perché non prevedevano il fatto che ci fosse un grande numero di asintomatici, essenzialmente”. “Aver insistito sui tamponi è stato essenziale, insomma. Ma voi lo avete detto a tutti gli altri per avvertirli?” risponde l’intervistatore. Crisanti risponde: “Certo. Lo abbiamo detto a tutti e si trattava inoltre di dati disponibili, forniti a tutti dal Veneto. Chi avesse voluto, avrebbe potuto vederli, capirli, usarli.”

Il 20 aprile, sulla rivista Lancet, un gruppo di 37 epidemiologi di assoluta fama mondiale hanno sollecitato il Governo inglese a intraprendere una proposta davvero radicale: testare ogni settimana tutta la popolazione fino alla scomparsa stabile per diverse settimane dei nuovi contagi.

Articolo Precedente

Coronavirus, “funziona il test della saliva. Presto in commercio con un vero e proprio kit”

next
Articolo Successivo

Coronavirus, lo studio dell’ospedale di Bergamo: “Pazienti morti per trombosi”

next