Strutture “miste” con “nuclei Covid dedicati e non Covid” e accessi “distinti e separati”, da una parte. “Strutture della rete sociosanitaria (ad esempio Rsa) da dedicare all’assistenza a bassa intensità dei pazienti Covid positivi” e che “soddisfino caratteristiche di indipendenza”, dall’altra. Lombardia e Lazio si fanno la guerra sul fronte della normativa per la gestione delle residenze sanitarie assistenziali per anziani non autosufficienti, dove in tutta Italia sono nati i principali focolai di coronavirus. Entrambe le regioni partono da un assunto simile: assegnare alle strutture che ne presentino le caratteristiche la possibilità di gestire gli anziani positivi al Sars-Cov-2 “a bassa intensità”, ovvero che non hanno bisogno di ricovero ospedaliero derivante dall’infezione del virus. I relativi provvedimenti, però, sono distanti sia nel tempo – l’8 marzo quello della Lombardia, il 28 marzo quello del Lazio – sia, soprattutto, nella forma.

La delibera della Regione Lombardia

Lombardia – Il governatore Attilio Fontana ha emesso la sua ordinanza relativa alle Rsa l’ 8 marzo. Il provvedimento parlava, genericamente, di “ulteriori determinazioni in ordine all’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Il passaggio chiave si trova all’interno dell’allegato 2, al paragrafo “disposizioni in ordine alle strutture extra ospedaliere”. “A fronte della necessità di liberare rapidamente posti letto di terapia intensiva e sub intensiva – si legge – e in regime di ricovero ordinario degli ospedali per acuti, occorre mettere a disposizione del Sistema Regionale i posti letto delle ‘cure extra ospedaliere’, cure intermedie intensive e estensive” e, soprattutto “posti letto in Rsa”. Come? Attraverso l’individuazione di “strutture della rete sociosanitaria (ad esempio Rsa) da dedicare all’assistenza a bassa intensità dei pazienti Covid positivi”. Che caratteristiche devono avere queste strutture? Ci sono poche righe dedicate a questo punto. “L’individuazione da parte delle Ats (agenzie di tutela della salute, ndr) – si legge – di strutture autonome dal punto di vista strutturale (padiglione separato dagli altri o struttura fisicamente indipendente) e dal punto di vista organizzativo, sia di strutture non inserite nella rete dell’emergenza urgenza e Pot, sia di strutture della rete sociosanitaria da dedicare all’assistenza a bassa intensità dei pazienti Covid positivi”. Questo è l’unico passaggio in cui si parla di “padiglione separato e struttura indipendente”, tra l’altro non direttamente riconducibile – se non in maniera intuitiva – alle Rsa. Nel resto dell’ordinanza si parla sempre di “Rsa che soddisfano la caratteristica di indipendenza di cui sopra”.

La delibera della Ragione Lazio

Lazio – Il provvedimento del 28 marzo firmato da Nicola Zingaretti parte dallo stesso assunto, ma appare molto più descrittivo e già dal titolo fa riferimento, chiaramente a “strutture/nuclei residenziali per l’accoglienza di pazienti non autosufficienti, anche anziani, Covid-19 positivi”. Il testo richiama una circolare del ministero della Salute di 3 giorni prima. Si dà la possibilità alle direzioni sanitarie di fare richiesta per far diventare la propria struttura un “centro Covid” per gli anziani. In queste settimane, le richieste sono arrivate soprattutto da quelle Rsa che hanno scoperto di avere la maggior parte degli ospiti positivi al coronavirus. “Le strutture/nuclei Covid-19 positivi – si legge – garantiscono il rispetto delle misure di prevenzione da adottare in isolamento, e l’assistenza ai pazienti in isolamento, secondo quanto disposto dal già citato rapporto Iss”. Ecco il punto principale: “Nel caso di strutture miste, ovvero con nuclei Covid dedicati e Non Covid, l’accesso agli stessi e i relativi percorsi devono essere distinti e separati, anche per quanto attiene il personale, in modo da garantire il necessario isolamento”. Una specifica fondamentale. Ma l’elenco dei requisiti continua: “Deve essere previsto un locale dedicato alla vestizione e svestizione del personale sanitario e sociosanitario”, “devono essere predisposte stanze con un massimo di due posti letto, dotate di buona ventilazione e servite da un bagno esclusivo”, “devono essere disponibili stanze per l’accesso ai disabili con bagno dedicato”. E, fra le altre cose, “tutto il personale deve essere addestrato al corretto utilizzo dei Dpi e deve essere assicurata la corretta fornitura dei medesimi Dpi”. Infine, “per la gestione dei flussi dei pazienti da ospedale o da domicilio alla Struttura/nucleo residenziale Covid-19, la Regione si avvarrà del supporto operativo di una Asl (azienda sanitaria locale, ndr) che avrà il compito di gestire centralmente l’elenco dei posti disponibili, la valutazione delle richieste e l’assegnazione dei pazienti alla struttura”.

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