Avevano tutti la mascherina e la fascia tricolore, stavano a debita distanza l’uno dall’altro per non infrangere le disposizioni e non avevano nessuna intenzione di creare un assembramento per evadere dalla monotonia della quarantena. Eppure una ventina di sindaci della Bassa Padovana sono stati identificati dalla polizia municipale di Monselice che invierà un rapporto al prefetto per l’adozione di eventuali sanzioni nei loro confronti. “Siamo umiliati, imbarazzati e amareggiati” è stato il commento degli interessati quando la contestazione è stata consegnata nelle loro mani. Perché di fronte all’ospedale “Madre Teresa di Calcutta” si erano dati appuntamento per esprimere il loro disagio nei confronti della decisione di trasformare quella struttura in un presidio Covid-19, lasciando una popolazione di 180mila abitanti senza un riferimento di pronto soccorso.

Si tratta di una presa di distanza dalla pianificazione della Regione Veneto che ha aperto il vecchio ospedale di Monselice per trasferirvi una parte dei servizi di assistenza sanitaria. E quindi l’intervento dei vigili urbani è parso non solo inopportuno, ma persecutorio. Anche perché gli agenti municipali dipendono dal sindaco leghista Giorgia Bedin e chi decide la pianificazione sanitaria, oltre all’assessore Manuela Lanzarin, è il governatore Luca Zaia in persona. Ma Bedin ha smentito: “A quell’ora mi trovavo in giunta e smentisco nel modo più assoluto di aver mandato i vigili a Schiavonia”.

L’identificazione ha riguardato anche alcuni giornalisti presenti alla conferenza stampa convocata davanti all’ingresso dell’ospedale. Commento del sindaco di Montagnana, Loredana Borghesan: “Siamo sindaci che fanno il loro lavoro e non è bello ritrovarsi circondati dalle forze dell’ordine. È molto triste, ma ben venga, se serve per difendere i servizi per i quali i nostri cittadini ci hanno eletto. Noi andremo fino in fondo per garantire la sanità pubblica”.

In difesa dei sindaci è intervenuto anche il presidente della Provincia di Padova, Fabio Bui: “Esprimo tutta la mia solidarietà ai colleghi sindaci che oggi sono stati ‘segnalati’ mentre esprimevano le loro preoccupazioni per la sanità di quel territorio. Condivisibili o meno le richieste espresse dai sindaci, l’accertamento mi è sembrato inopportuno, dal momento che i colleghi si erano posti nel rispetto sia delle norme di sicurezza vigenti, che delle altre Istituzioni impegnate, come loro, a trovare una soluzione all’emergenza Covid-19”.

A parlare di una “retata contro sindaci e giornalisti” è il deputato del Pd, Alessandro Zan, che presenterà una interrogazione al ministro degli Interni, Luciana Lamorgese. “Esprimiamo piena solidarietà – scrive assieme al segretario provinciale del Pd, Vittorio Ivis – ai sindaci che hanno manifestato per far sentire la voce di quei 180mila cittadini del Distretto 5 abbandonati da Zaia e dalla Regione. Ci chiediamo come sia possibile che Zaia, nella sovraesposizione mediatica di queste settimane, non abbia trovato un minuto di tempo per rispondere alle richieste di questi sindaci preoccupati per i loro cittadini a cui sono stati negati servizi sanitari primari ed essenziali come un pronto soccorso. Come spiegano tutti i tecnici della sanità, l’emergenza coronavirus si protrarrà ancora a lungo. È quindi altamente probabile che l’ospedale di Schiavonia (oggi Covid Hospital) non ritorni alle sue normali funzioni di presidio del territorio ancora per molti mesi”.

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