Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Memoriale Coronavirus - 7 Aprile 2020
Coronavirus, il premier Conte ricorda l’agente della scorta morto: “Il Silenzio” suonato dalle trombe poi le sirene accese dai colleghi
La Playlist Memoriale Coronavirus
- 09:16 - Mattarella: 'senza diritto internazionale illusoria ogni prospettiva di pace'
Roma, 10 dic (Adnkronos) - "In occasione della Giornata che sottolinea la centralità dei diritti umani, la Repubblica riafferma il valore delle norme del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, senza le quali è illusoria ogni prospettiva di pace duratura e di sviluppo dei popoli". Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
- 09:15 - Editoria, Icch presenta nuovo numero The Corporate Communication Magazine
Roma, 9 dic. (Adnkronos) - Il cambiamento è una costante della storia, un elemento ineludibile che ha plasmato il corso degli eventi umani attraverso i secoli. In diverse epoche ha innescato crisi profonde, creato discontinuità significative e generato breakthrough rivoluzionari che hanno aperto la strada a nuove opportunità e trasformazioni sociali. E la velocità del cambiamento è il fattore determinante del presente intrecciandosi con la nostra capacità di comprendere quella trasformazione e gestirla a nostro favore. Tanti i temi approfonditi nel corso dell'evento di presentazione del nuovo numero di The Corporate Communication Magazine edito da Icch tenutosi oggi alla Fondazione Eni Enrico Mattei a Milano.
Dalla peste manzoniana del XVII secolo all'avvento di ChatGPT, le nostre società sono il frutto di cambiamenti a volte repentini e inaspettati che hanno riconfigurato il tessuto sociale, economico e culturale delle civiltà. Questi eventi hanno non solo alterato il corso della storia, ma hanno anche ridefinito il modo in cui le società si organizzano, comunicano e si evolvono. Infatti, nella società occidentale contemporanea la comunicazione ha sostituito la forza come nucleo centrale della società. Comunicazione che è presente in tutte le aree delle nostre vite: dalla politica alle relazioni internazionali, dall’economia alle nuove tecnologie.
In seguito al saluto di benvenuto a cura di Alessandro Lanza, Direttore della Fondazione Eni Enrico Mattei, hanno aperto i lavori: Filippo Barberis, Capo di Gabinetto del Sindaco di Milano, Pierangelo Fabiano, Segretario Generale di Icch. A guidarci in queste trasformazioni, poi, Stefano Lucchini, Presidente dell’Advisory Board di ICCH, con il suo keynote speech. Protagonisti del dibattito sono inoltre stati: Luisa Damiano, Professore ordinario di logica e filosofia della scienza dell’Università IULM, Ferruccio De Bortoli, editorialista del Corriere della Sera, Mariagrazia Fanchi, Direttrice Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica, Padre Philip Larrey, Professor of the Practice Department of Philosophy Boston College, Mariarosaria Taddeo, Full Professor of Digital Ethics and Defence Technologies Oxford Internet Institute University of Oxford - Dstl Ethics Fellow Alan Turing Institute London, e Luciano Violante, Presidente della Fondazione Leonardo.
“Siamo giunti al terzo anno di attività del nostro hub - ha dichiarato Pierangelo Fabiano, Segretario Generale Icch - nato con l’obiettivo di creare un ponte tra il mondo accademico, gli studenti e i professionisti della comunicazione, approfondendo temi di grande rilevanza sociale. Grazie all’importante supporto dell’Università Iulm, abbiamo realizzato numerose ricerche e pubblicato 13 Magazine, a cadenza trimestrale. Questa volta abbiamo voluto affrontare un tema di fondamentale importanza e attualità: la velocità del cambiamento. La storia moderna ci insegna che il primo grande cambiamento è stato segnato dall’invenzione della stampa, seguito dall’avvento del web e, oggi, dell’intelligenza artificiale. Con questo spirito di innovazione e riflessione, desidero ringraziare tutti per il lavoro svolto e guardare con entusiasmo alle sfide del prossimo anno, con l’ambizione di continuare a promuovere progetti sempre più significativi e approfonditi".
Luciano Violante, Presidente della Fondazione Leonardo, ha dichiarato: “Stiamo attraversando non un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Fattore determinante di questo cambiamento è la velocità delle relazioni umane prodotto dalla intensificazione dell’uso dell’intelligenza artificiale. In questa fase quelli che chiamiamo crisi, ad esempio della liberaldemocrazia, sono invece trasformazioni, adattamenti delle vecchie categorie alle nuove velocità”.
Protagonisti del dibattito sono inoltre stati: Luisa Damiano, Professore ordinario di logica e filosofia della scienza dell’Università IULM, Ferruccio De Bortoli, editorialista del Corriere della Sera, Mariagrazia Fanchi, Direttrice Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica, Padre Philip Larrey, Professor of the Practice Department of Philosophy Boston College, Alessandro Sallusti, Direttore Il Giornale, Mariarosaria Taddeo, Full Professor of Digital Ethics and Defence Technologies Oxford Internet Institute University of Oxford - Dstl Ethics Fellow Alan Turing Institute London, e Luciano Violante, Presidente della Fondazione Leonardo.
- 09:14 - **Diritti: Mattarella, 'nel mondo ancora violati e minacciati, necessario tutelarli'**
Roma, 10 dic (Adnkronos) - "Nella vita della comunità internazionale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, rappresenta una tappa fondamentale, riconoscendo l’insopprimibile dignità della persona, principio che ispira la nostra Costituzione". Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"Nonostante la sottoscrizione della Dichiarazione da parte degli Stati aderenti alle Nazioni Unite, i diritti umani continuano a essere minacciati e violati in diverse parti del mondo. Violenze e abusi nei confronti delle donne, dei bambini e dei soggetti più fragili sono accadimenti quotidiani, soprattutto laddove sono in corso conflitti armati. In alcuni Paesi le più elementari libertà democratiche sono brutalmente ignorate, e perfino l’esercizio del voto – cardine di ogni democrazia – è vanificato", prosegue il capo dello Stato.
"In una congiuntura internazionale caratterizzata da crisi occorre ribadire la necessità della tutela dei diritti di ogni persona, in ogni circostanza. In occasione della Giornata che sottolinea la centralità dei diritti umani, la Repubblica riafferma il valore delle norme del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, senza le quali è illusoria ogni prospettiva di pace duratura e di sviluppo dei popoli", conclude.
- 09:12 - Siria: Minniti, 'Erdogan protagonista, Meloni? Rischioso mediare tra Usa e Ue'
Roma, 10 dic (Adnkronos) - "La caduta di Assad in Siria? Ha due protagonisti: Erdogan e Putin. Meloni incontra Trump? Bene, ma all’Italia non conviene fare da mediatore tra Ue e Usa. La nuova amministrazione americana? Per l’Europa non è una minaccia, ma una sfida". Lo dice Marco Minniti al 'Foglio'.
"L'incontro tra Trump e Meloni è positivo, il presidente eletto ha speso belle parole per la nostra premier, ma sconsiglierei un ruolo di mediazione tra l'Ue e Trump. Sarebbe una posizione delicata da gestire e ad alto rischio di logoramento politico. Il ruolo storico e strategico del nostro Paese è quello di far da cerniera tra il nord Atlantico, l'Europa e il Mediterraneo allargato", spiega l'ex ministro dell'Interno oggi presidente della Fondazione MedOr.
- 08:42 - Campania: Lupi, 'candidatura Piantedosi autorevolissima, può far vincere centrodestra'
Roma, 10 dic (Adnkronos) - "La candidatura di Piantedosi è autorevolissima e, soprattutto, in grado di portare alla vittoria il centrodestra alle prossime regionali. Su di lui c'è stata la convergenza di tutti i partiti". Lo dice il leader di Noi moderati Maurizio Lupi al 'Mattino' a proposito delle elezioni in Campania.
"In Campania si può vincere solo se andiamo oltre il perimetro del centrodestra", spiega tra l'altro Lupi.
- 08:36 - M5s: Fico, 'tornare alle origini non era possibile'
Roma, 10 dic (Adnkronos) - "Noi tutti siamo sempre artefici del nostro destino. Dobbiamo distinguere il lato personale da quello politico. Sotto questo aspetto ho espresso più volte in questi mesi una convinzione, quella che non si possa tornare alle origini. Negli anni abbiamo fatto un percorso, abbiamo fatto delle scelte e le abbiamo fatte tutti insieme. Lo stesso Beppe le ha fatte". Lo dice Roberto Fico al 'Corriere della sera'.
"Io credo che il nostro nome sia prezioso perché ci ricorda la strada che abbiamo fatto, da dove proveniamo e chi siamo. Siamo un movimento radicato nella sua storia ma anche proiettato verso il futuro", spiega l'ex presidente della Camera che poi tra l'altro aggiunge: "Il tema delle origini mi sta a cuore e lo comprendo, ma è nei fatti superato da tempo. Poi è chiaro che da parte nostra ci deve essere un impegno rinnovato per rafforzare la nostra azione politica. Dopo l’assemblea costituente siamo tutti chiamati a uno sforzo aggiuntivo".
"Sui mandati c’è stato un voto chiaro degli iscritti rispetto alla revisione di questa regola. Adesso verrà elaborata una proposta coerente con le indicazioni della Costituente", sottolinea Fico.
- 08:15 - Siria, Trump ha già rimpiazzato Biden? Il tycoon detta la linea
Washington, 9 dic. (Adnkronos) - Almeno sulla Siria, il presidente Usa uscente Joe Biden sembra ormai aver ceduto il posto prima del tempo al successore Donald Trump. Ritardando di quasi un giorno dai fatti l'intervento sulla fine del regime di Assad, il dem ha di fatto lasciato che il tycoon dettasse la linea americana sulla crisi a Damasco. Ma non solo. Il presidente eletto continua ormai da giorni, attraverso una valanga di messaggi sui social, sia a dispensare possibili soluzioni alla guerra tra Ucraina e Russia che, più in generale, a lasciar intendere quella che poi sarà la politica estera americana della nuova era.
Di fronte all'inarrestabile avanzata verso la capitale siriana, spiega infatti il New York Times, l'amministrazione Biden ha trasmesso messaggi ai gruppi ribelli che hanno guidato l'offensiva. E lo ha fatto, spiega il quotidiano citando funzionari statunitensi e turchi, usando canali diplomatici, militari e d'intelligence turchi per inviare messaggi tesi inizialmente a dire "cosa non fare", in primis non coinvolgere lo Stato Islamico nell'offensiva, nel quadro dell'obiettivo di arrivare ad una transizione pacifica in questo "momento di opportunità storica". Ma, dopo il ritardo nell'intervenire sugli ultimi sviluppi di politica estera, a poco più di un mese dall'inaugurazione del 20 gennaio gli occhi di tutti sembrano ora già puntati su Trump. Che con la visita di sabato a Parigi ha di fatto preso il controllo del proscenio globale con gli incontri con leader internazionali.
Insomma, ancora una volta il tycoon si conferma una forza che sovverte le consuetudini politiche americane, infrangendo la tradizione che vuole che ci sia, tra elezioni e insediamento, un solo presidente. Ora questo presidente sembra sia lui, osserva il Wall Street Journal, notando come questo sia avvenuto anche perché Biden ha ceduto i riflettori, aspettando praticamente 24 ore prima di intervenire sulla Siria.
Il silenzio del presidente in carica è risaltato ancora di più nel contrasto con il lungo e articolato post con cui Trump, poco prima di sedersi sabato scorso all'Eliseo con Volodymyr Zelensky e Emmanuel Macron, legava apertamente l'imminente caduta di Assad alla guerra in Ucraina, dicendo che la prima sarebbe stata la "cosa migliore" per la Russia "troppo occupata in Ucraina dove ha perso 600mila militari".
Ma soprattutto diceva che gli "Stati Uniti non devono farsi coinvolgere" nel "caos in Siria", perché "non è la nostra battaglia". E poi domenica, dopo la fuga di Assad, un altro post per dire che la Russia "non ha più interesse a proteggerlo" ed ancora, chiaramente, il link con il conflitto ucraino: "Hanno perso interesse in Siria per l'Ucraina, una guerra che non sarebbe dovuta iniziare e che potrebbe andare avanti per sempre".
Nonostante quindi i suoi proclami apparentemente isolazionistici, Trump ha nella caduta di Assad, e la presa di potere da parte di fazioni sunnite, una grande opportunità: "L'America ha sempre voluto un Stato guidato dai sunniti a Damasco per danneggiare l'Iran. E la Russia. E ora lo ha avuto, quindi perché mordere la mano che volevi?", afferma Joshua Landis, capo del Center for Middle East Studies dell'università dell'Oklahoma, spiegando a Politico come si sia di fronte ad una cambiamento drastico di tutti gli equilibri in Medio Oriente.
A chi gli ricorda che fu proprio l'amministrazione Trump a mettere Hayat Tahrir al-Sham (Hts), nella lista delle organizzazioni terroristiche nel 2018, con una taglia da 10 milioni di dollari sulla testa del suo leader Abu Mohammed al-Jawlani, Landis risponde che gli Usa dovranno fare una nuova considerazione. "Jolani ha detto chiaramente che non c'è posto per l'estremismo in Siria, che vuole essere amico di tutti, che gli unici nemici sono Iran, Hezbollah e Assad", aggiunge.
Insomma, sta dicendo tutte le cose giuste e Washington deve decidere se credergli o no, ma "se non dichiara guerra all'America e dice che sta cercando di costruire un governo e dare da mangiare alla popolazione in modo da far tornare i rifugiati, gli Usa saranno in una posizione negativa se non faranno i conti con questo", argomenta Landis confermando che il leader delle forze anti-Assad "sta già cercando un dialogo con il governo americano".
E, conclude l'analista, "ci sono molte persone a Washington che stanno lavorando per toglierlo dalla lista dei terroristi. Il Washington Institute for Near East Policy ha diverse persone che stanno sostenendo a gran voce che gli Usa dovrebbero riconsiderare Jawlani, un moderato che ha fatto molte cose buone".