Real Varriale ai tempi del Coronavirus. Studio di 90esimo minuto vuoto. Chiuso a doppia mandata. Niente Pancho di Jack Trombey sui titoli di testa. Niente Gianni Cerqueti, niente Manuel Pasqual. Fino a data da destinarsi. Lo abbiamo raggiunto, Enrico Varriale. Rigorosamente al telefono.

Ansia da quarantena tra quattro mura?
Beh non proprio. Io continuo a lavorare. Tre quattro volte a settimana sono in Rai a Saxa Rubra. Abbiamo tre notiziari quotidiani, la DS, il sito web. Da vicedirettore della testata mi tocca, ma sono orgoglioso, mai abbandonare tutto.

Cosa non si fa per il servizio pubblico…
Ogni volta che entriamo c’è un controllo serrato. Ci misurano la febbre. Ci dotano di guanti. L’altro giorno per il collegamento con Malagò siamo finiti ospiti addirittura dello studio di CartaBianca.

Enrico torna, questa casa aspetta a te…
Quando non lavoro sono bloccato in casa a Roma. Ma che scherziamo? Dobbiamo farlo, così si riuscirà presto.

I lasciapassare li stampi?
Purtroppo sì.

L’ultimo aggiornato con le palline larghe e vuote ce l’hai?
Altroché. Ho dovuto pure crocettare il passaggio da un comune all’altro, perché dovevo prendere mia figlia che tornava dall’Inghilterra a Fiumicino.

Segnala anche tu il tuo runner fuorilegge…
Dove abito io, in una zona residenziale romana, non ne vedo nessuno.

90esimo non si è mai fermato nemmeno sotto i bombardamenti…
Sensazioni straniante. Abbiamo chiuso con Roberto Mancini in diretta da casa sua. Dopodiché si è fermato tutto. Determinate cose le davamo per scontate. Come alle 18 della domenica, anche con lo spezzatino delle partite, ascoltavamo i risultati di calcio. Oggi alle 18 ci colleghiamo con la Protezione Civile per avere i dati dei contagiati.

Per fortuna che c’è Twitter. RealVarriale è molto social…
Non sono un nativo digitale. L’account Twitter l’ho aperto solo nel 2015. Mi piace però, perché è più immediato.

Hai messo il video di Mourinho che fa solidarietà, hai fatto gli auguri a Mina…
Esprimo idee. Partecipo a cose oltre lo sport.

Poi c’è una lite epocale con Fabio Ravezzani: cosa è successo?
L’ho capito poco anch’io. Mi ha fatto piacere conoscere Ravezzani però. Ne avevo sentito spesso parlare. Un giorno mi ha citato prendendo un mio tweet sul Napoli e la Lazio. Ha scritto: “Ci vuole un bel coraggio a scrivere cose così”. Tra colleghi si risponde sui temi proposti non su altro. Poi ho letto quattro o cinque tweet che aveva pubblicato lui e ne ho preso una a caso (dove Ravezzani scrive: “Se davvero Conte avesse ritardato di mezz’ora il suo comunicato alla nazione con lo scopo di aumentare i suoi followers su Facebook andrebbe processato per alto tradimento” ndr) e ho aggiunto: “Se io non sono coraggioso tu sei un temerario”.

Piccola, grande, polemica anche sulla fuga dall’Italia, con tampone rapido e negativo, di Higuain…
Sui social si deve tagliare con l’accetta ogni giudizio. C’è il rischio del bianco e nero, mentre la vita è piena di grigi. Io sono diretto e ho detto una cosa abbastanza ovvia: non credo che in quel momento sia stato il migliore gesto dal punto di vista etico. Comunque se non ha violato le regole faccia ciò che vuole. Selvaggia Lucarelli sottolineava da giorni che i tamponi erano difficili da fare a persone che non stavano bene e non riuscivano ad averlo e altri avevano corsie preferenziali. Non è stata una gran figura, insomma. Su certe cose bisogna avere il coraggio di dire che possono sbagliare tutti.

Poi alla Juventus si sono pure tagliati gli stipendi…
Sacrosanto. Atto di grande responsabilità. Hanno capito la gravità della situazione.

Il re è nudo…
Oggi c’è troppa timidezza verso certe situazioni. È giusto avere il massimo del rispetto verso l’interlocutore, ma se c’è qualcosa di oggettivamente criticabile e non pretestuoso, si può criticare con educazione qualunque persona.

Come si sta senza calcio da vedere? Leggi, scrivi, cucini, cuci, rammendi?
A preparare ricette non sono capace. Cerco di mangiare di meno. Faccio sport a casa. Metto ordine sul materiale per gli Europei, ci lavoravo da sei mesi. Vedo film, sento musica. Vedo vecchie partite della nazionale italiana.

Italia-Germania 4 a 3…
La vidi da bambino, il giorno dopo ebbi la febbre a 40 e mia mamma che si disperava senza capire perché.

Eri in campo a seguire l’Italia campione del mondo nel 2006 …
Avevo lo studio allestito allo stadio di Berlino. Ci portarono la Coppa del Mondo.

L’hai sollevata come Zoff?
Sono tra i pochi italiani ad averlo fatto. Non l’ho alzata, ma era bella massiccia.

Enrico Varriale e la nazionale. Tema libero
Le interviste della finale del 2006 le feci con la maglia di Cannavaro addosso. I colleghi francesi tenevano sotto la camicia la maglia delle loro nazionale da tempo. Per scaramanzia, dopo Europei e Mondiali usciti sconfitti da loro mi feci dare la maglietta dal magazzino della nazionale. Un collega si arrabbiò pure. Poi me la sono tenuta.

Sudata o l’hai lavata?
No, la tengo incorniciata in salotto.

L’adrenalina domenicale manca?
Parecchio. Il lavoro è completamente diverso. Quest’anno a 90esimo, al di là dei figuranti carini segnalati da Kitikaka abbiamo avuto ospiti di lusso e davano scariche di adrenalina particolare.

Vedi un po’ noi ce n’eravamo accorti subito. Una domenica dietro di te c’era pure una sosia Valentina Nappi…
Te ne sei accorto tu, io manco l’ho vista

Ma dai, hai dietro solo donne bellissime mentre dall’altra parte dello studio sempre uomini bruttarelli…
Davvero, non li scelgo io. Giusto un saluto quando entriamo…

Ti manca di più Luca Toni o Simona Rolandi?
La Rolandi perché è una simpatica e brava collega con cui abbiamo cominciato anni fa a Stadio Sprint. Comunque 90esimo oggi è al top. Ricordiamo l’inserimento di Milena Bertolini e il calcio femminile. Mi dispiacerebbe non riprendere. Ha parlato bene di noi pure Aldo Grasso.

Campagna acquisti per 90esimo: Wanda Nara, Giorgia Rossi, Mia Ceran?
Quest’anno non aggiungerei nessuno. Siamo una bella squadra. Però a me è simpatico Cassano. È la scheggia impazzita. A Mediaset non è durato. Cassano ti dà quell’imprevedibilità vincente in tv. Noi cerchiamo di tenere certi canoni in Rai, ma come nel calcio il calciatore che rompe gli schemi ci vuole.

Quando ricomincia la Serie A?
Temo non si ritorni più a giocare. Fai due conti vedendo la Cina.

Una soluzione per concludere il campionato.
Se puoi ricominciare la prima settimana di giugno un tentativo di finire le partite lo fai. Se vai oltre no. Oppure cristallizzi le posizioni attuali: niente scudetto, piazzamenti odierni per la Champions, e niente retrocessioni. Poi però penso al Benevento che ha vinto la Serie B oramai da gennaio. Se non va in Serie A avrebbe di che lamentarsi.

Con Walter Zenga tutto bene?
Non ci sentiamo da tempo immemorabile. Quando vedo le visualizzazioni di quella litigata con lui su Youtube rimango allibito dai numeri che salgono continuamente.

Che lite stupenda. Non ti tiri mai indietro.
Facciamo un bel mestiere. Lo sognavo fin da bambino. Il calcio mi piaceva tantissimo. L’ho anche giochicchiato in seconda categoria in Campania…

… ruolo?
Attaccante a ridosso delle punte, come si diceva una volta…

Dicevamo che affronti il mestiere a petto in fuori …
Se rispetti l’interlocutore, lo stesso rispetto lo devi ottenere da lui. Mai farsi intimidire.

Un sms o un whatsapp con Walter? Un “ciao come stai”?
Guarda, a me spiace perché Zenga è un buon allenatore, ma alcune situazioni caratteriali gli hanno frenato la carriera. Ha vinto campionati non facili come in Romania, ma in Italia ha avuto meno fortuna perché si è fatto condizionare dal suo carattere.

E poi c’è “l’uscita a vuoto” su Caniggia ad Italia ’90 che gli hai ricordato…
Sono stato un pochino cattivo, lo so. Eravamo giovani e potevo usare un tono più basso, ma non ho sbagliato nulla. Ero e resto convinto di avere ragione.

Un ricordo, un rigo, una parola su Aldo Biscardi…
Ha avuto tante qualità. La più grande: dava fiducia ai giovani, tra cui il sottoscritto. Qualche volta era difficile da reggere per la pressione che ti metteva. E poi ha inventato un genere. Ha fatto più Biscardi per il giornalismo sportivo italiano che l’INPGI.

Eravate i giovani della redazione sportiva del Tg3…
Infatti, c’era anche il direttore Sandro Curzi che diceva sempre, e noi lo prendevano in giro: “Lavoriamo per la gente”. Quella con tante g. Ed è la verità, sia che andiamo in tv, sui giornali, sul web, sui social.

Quando ti alzi la mattina la prima cosa che vedi qual è?
La macchinetta del caffè. Appena mi sveglio devo farmi un caffè.

Cosa ti manca della vita pre quarantena?
La possibilità di vedere gli amici. Il contatto umano. Quando è tornata mia figlia non ci siamo nemmeno potuti riabbracciare.

Le ultime parole famose di Varriale, il 31 marzo 2020.
Quello che è successo nella sanità ci fa capire che per troppo tempo abbiamo creduto a modelli che enfatizzavano troppo bilanci, tagli e budget su un bene primario per ognuno di noi: la tutela della salute. Come diceva Troisi, quando gli dicevano “quando c’è l’amore c’è tutto”, e lui: “No chell’ è a salute”. Abbiamo demonizzato la sanità pubblica, ma dobbiamo investire nel pubblico. È indispensabile. Su questo spero ci sia un cambiamento del sentire comune. Come del resto per l’Europa. Io sono un europeista convinto, le mie figlie hanno fatto l’Erasmus, ecc.. ma se nemmeno una tragedia così smuove i burocrati di Bruxelles, e certi paesi del Nord, per fargli capire che in questi momenti due più due non può far quattro ma fa quello che serve per uscire da questa tragedia, ecco allora l’Europa è finita, è un fallimento.

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