Mi lascio insultare al telefono da mia madre, 85 anni, broncopatica, da una settimana, a Napoli, si è imposta l’auto/isolamento. E’ un soggetto a rischio coronavirus ed è molto, molto agitata. Non è questione se scoppierà solo quando scoppierà e, malgrado le eccellenze mediche, la sanità al Sud non è in grado come quella lombarda di affrontare l’emergenza. E l’infodemia (la pandemia d’informazione) rende difficile l’orientamento. Tanto per cominciare, non solo gli anziani, TUTTI siamo a rischio. E questo noi che facciamo informazione dobbiamo scriverlo e ripeterlo allo sfinimento.

Questo il motivo della sua agitazione: ero in Engadina per dare una mano ad Amedeo Clavarino, imprenditore e pensatore green, che si occupa dello stato di salute del pianeta da 20 anni, per la Convention SOS Planet al Maloja Palace ( CO2-Neutral) in calendario il 28 marzo (e ovviamente posticipata). Clavarino incomincia subito e, lo fa da dodici giorni, l’auto/isolamento nella sua camera d’albergo. Io ritorno a Milano.

Al telefono mia madre: “Tu eri nell’unico paese al mondo, isola felice immune dal coronavirus, e sei tornata a Milano, il Lazzaretto d’Europa…”. Subito una premessa, conosco 6 persone milanesi (tra cui un giornalista televisivo) che hanno contratto il virus in Engadina. A Milano non conosco nessuno contagiato…Siamo tutti italiani, vi seguiamo con ammirazione e con rispetto, ha detto ieri Von der Leyen, presidente della Commisione Europea. Stiamo diventando un modello da seguire.

Eppure una lettera di una signora milanese in vacanza a Sankt Moritz che il sito della tvsvizzera.it pubblica anonima non scalfisce il sentimento di sicurezza della popolazione locale grigionese: il virus colpirebbe solo i milanesi in vacanza! Che ovviamente è una castroneria. E che la curva del contagio ha avuto il suo picco durante la settimana bianca. Partiti i milanesi, dopo aver svaligiato la Coop e le farmacie (introvabili anche qui le mascherine), pericolo scampato, credono gli svizzeri.

Un’altra signora, moglie di un famoso imprenditore milanese, ha ricevuto la telefonata di uno dei responsabili della Protezione Civile svizzera per informarsi se le sue invitate a una cena, una settimana prima, stessero bene in salute. Una di loro era risultata positiva al test all’ ospedale di Samaden. Mentre qualche giorno dopo anche la sua filippina, giovane, che non aveva mail messo il naso fuori di casa, era stata contagiata. Sabato scorso sono andata con Roselzna Salemi in due bar dell’Engadina, frequentatissimi, affollatissimi, per constatare che nessuna norma di sicurezza di un metro di distanza di sicurezza era rispettata. Siamo andate via subito.

Altro versante, quello californiano, la zona più a rischio data la vicinanza geografica con la Cina, dove l’Università di mio figlio, la Pepperdine, ha deciso solo ieri, repentinamente di chiudere l’Università per l’intero trimestre. In tutta sincerità mi ero molto meravigliata quando il 28 febbraio Pepperdine, già in pieno rischio avesse spedito a casa, molti in Europa, per lo spring break oltre 4000 studenti. Avevo espresso perplessità in un email il 5 marzo su eventuali rischi di contagio al rientro degli studenti. Risposta laconica ed evasiva dimostrazione che non sapevano che pesci pigliare. I ragazzi rientrano all’università come previsto. Intanto Trump, faccione e capellino rosso con slogan “Keep America great”, quasi a doversi convincere, continuava fino a due giorni fa a minimizzare: “Lo scorso anno ci sono stati 37mila morti in USA. La vita e l’economia va avanti”. Mentre la maggior parte delle università americane invitavano professori e studenti a rinunciare a qualsiasi missione all’ estero. Sono oltre 950 i casi di coronavirus finora accertati negli Stati Uniti, dove il numero delle vittime è salito a 29. E’ quanto emerge dagli ultimi dati delle autorità sanitarie federali e locali, e quanto riporta l’Ansa il 10 marzo.

C’è anche un altro problema: oggi 27,5 milioni di americani non beneficiano di alcun rimborso delle spese sanitarie in un Paese in cui il costo medio delle cure è di gran lunga il più alto del mondo. Oltre agli americani che non sono assicurati dal punto di vista medico, ci sono poi le persone che – come ha spiegato Brandon Brown, epidemiologo della Università di California – hanno paura di andare in ospedale per questioni di immigrazione, temendo di essere arrestate e deportate”. Il primato di contagi spetta allo Stato di Washington con 279 casi (dove il sindaco ha dichiarato lo stato di emergenza, come ha fatto il governatore dell’Arizona), seguito dalla California con 178 e da New York con 173.

Un test di Corona virus costa oltre 1500 dollari. E l’assicurazione rimborsa solo in parte. Quanti se lo possono permettere? L’America sta sottovalutando la pandemia e solo ieri si dice pronto a usare i pieni poteri federali. Su questo “cigno nero” Trump si giocherà la rielezione presidenziale.

Pagina Facebook di Januaria Piromallo

Vignetta regalo di Guido Ciompi ( per provare a sorridere al virus)

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