Si allunga l’ombra della pista anarchica sulle tre buste esplosive recapitate tra domenica e lunedì a tre donne a Roma. La notizia filtra dal palazzaccio di Piazzale Clodio, alla fine di un vertice tra pm, carabinieri del Ros e Digos. La Procura di Roma indaga per attentato con finalità di terrorismo e lesioni. Il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il sostituto Francesco Dall’Olio non escludono comunque che si possa trattare l’iniziativa di uno squilibrato. Al momento, tra l’altro, non si può escludere che ci siano altri plichi bomba in circolazione. Gli inquirenti hanno quindi allertato Poste Italiane al fine di mettere in atto tutti i controlli necessari. Riflettori puntati, in particolare, sui pacchi che transitano dal Centro di smistamento di Fiumicino dove nella serata di domenica è esploso una delle b uste ferendo una impiegata che ha riportato dieci giorni di prognosi

I primi risultati dell’indagine hanno escluso rapporti di conoscenza tra le tre vittime, sia personali che professionali. Al momento non è arrivata alcuna rivendicazione ma dietro l’iniziativa, si fa notare in ambienti investigativi, potrebbe esserci una frangia “antimilitarista della galassia anarchica”. Secondo la ricostruzione il gruppo eversivo di matrice anarchica avrebbe preso di mira l’ex dipendente dell’ateneo di Tor Vergata per un accordo siglato dall’università romana nell’ottobre scorso con l’Aeronautica Militare. Dietro il ferimento della donna di 68 anni, esperta in biotecnologie, rimasta ferita al volto e alle mani ed ex dipendente presso l’università cattolica del Sacro Cuore-Gemelli, ci sarebbe, secondo gli inquirenti, l’accordo di cooperazione siglato nel dicembre del 2017 tra l’ateneo con una struttura della Nato: il Corpo d’armata di reazione rapida in Italia (Mrdc). Resta, invece, da chiarire la scelta di inviare il plico ad una dipendente Inail di 54 anni che alle 18.30 di ieri ha ricevuto la busta nella sua abitazione nella zona del Nuovo Salario rimanendo ferita. In base a quanto accertato dagli investigatori sulle buste erano presenti tre diversi mittenti che però erano noti alle persone a cui sono stati recapitati. Secondo gli inquirenti i plichi sono stati fatti da una unica mano e il meccanismo esplosivo, artigianale ma ben fatto, era all’interno della busta.

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