Un pacchetto di risorse aggiuntive da 3,6 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil, che si aggiungono ai 900 milioni già stanziati con il decreto di venerdì. E’ la fase due degli interventi di sostegno all’economia pesantemente colpita dall’emergenza coronavirus annunciato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. In un’intervista a Repubblica il titolare del Tesoro si dice sicuro che per quella cifra l’Italia otterrà flessibilità sul deficit dalla Commissione europea come previsto dal patto di stabilità per i Paesi alle prese con circostanze eccezionali. “Non ho ragione di temere che Bruxelles possa contestare la nostra richiesta”, spiega.

Le misure saranno concordate nei prossimi giorni con parti sociali, associazioni di categoria ed enti locali. Il ministro parla di “diverse ipotesi”: credito d’imposta per le aziende che abbiano subito un calo del fatturato superiore al 25%, come si è fatto per il terremoto, riduzioni delle tasse, contributo aggiuntivo per i fabbisogni operativi del servizio sanitario nazionale, Cassa integrazione in deroga: “Nessuno dovrà restare senza cure o perdere il lavoro per il coronavirus”.

Poi, se sarà necessario, scatterà la fase tre. Ovvero misure “un piano straordinario e coordinato dalla Ue“. Ieri ci sono già stati colloqui con il presidente dell’Eurogruppo Centeno, il commissario Gentiloni e i ministri Scholz e Le Maire. “Abbiamo concordato una teleconferenza per metà settimana”. Poi, all’Eurogruppo del 16 marzo, “l’Unione dovrà cominciare a impostare la sua azione e predisporre, se necessario, eventuali stimoli più incisivi e strutturali di politica fiscale, cioè riduzione d’imposta e maggiori spese pubbliche, ovviamente in una cornice coordinata”. Fino ad arrivare a una sospensione delle regole di Maastricht e del Fiscal compact? “L’Italia e gli altri Paesi dovranno poter agire in modo adeguato e proporzionato e spendere ciò che è utile e necessario”, risponde Gualtieri. “Ma dovremo anche sostenere la ricostruzione delle catene globali del valore e affrontare il tema della nostra eccessiva dipendenza da Paesi terzi in alcune di esse, come quella delle batterie“. Se lo scenario peggiorasse, “il tema non sarebbe più, banalmente, concedere maggiore flessibilità all’Italia”

Il primo passo per il governo Conte – come conferma il premier nell’intervista di oggi al Fatto Quotidiano sarà l’autorizzazione del Parlamento a fare più deficit del previsto, ai sensi della legge attuativa dell’articolo 81 della Costituzione. Che dal 2012 prevede il pareggio di bilancio e stabilisce che “il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. Oggi “per fortuna le condizioni della finanza pubblica sono molto buone”, afferma Gualtieri. “Domani l’Istat annuncerà i dati del deficit 2019: secondo le nuove stime chiuderemo tra l’1,6 e l’1,7% del pil contro il 2,2 previsto dalla Nadef. Purtroppo con il coronavirus lo scenario cambia”.

Resta comunque necessario, per Gualtieri, il piano per la crescita che il governo stava già mettendo a punto. “Possiamo definirlo la fase quattro”: “Faremo la riforma fiscale, dalle rimodulazioni dell’Irpef alla revisione delle “tax expenditures”: la legge delega era prevista per aprile, e faremo di tutto per rispettare i tempi. E accelereremo anche sulle semplificazioni e la digitalizzazione della Pubblica amministrazione”. Il ministro poi respinge la bocciatura da parte del leader della Lega delle prime misure prese dal governo che sarebbero insufficienti: “Evidentemente Salvini ignora le procedure costituzionali che richiedono un passaggio parlamentare per modificare i saldi di bilancio”.

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