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Ultimo aggiornamento: 14:39 del 25 Febbraio 2020

Coronavirus, Gismondo (direttrice laboratorio Sacco di Milano): “È una infezione seria ma niente panico”. E risponde al collega Burioni

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“Il professor Burioni mi ha chiamato ‘signora del Sacco’? Mi onora, perché Luigi Sacco era un immunologo molto famoso e quindi essere chiamata ‘signora del Sacco’ è per me un privilegio”. Così, nella trasmissione “L’aria che tira” (La7), Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile del laboratorio di di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, si pronuncia sulla polemica social con il virologo Roberto Burioni.

E su quanto scritto sul suo profilo Facebook, e cioè che è “una follia” scambiare “un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale” specifica: “Il coronavirus è una infezione seria per la sua divulgazione che in questo momento ha in Italia. Parlo di ‘infezione’ e non di patologia, perché la patologia è un’altra cosa. Oggi in Italia di malati di coronavirus ne abbiamo pochissimi, si possono contare su metà delle dita di una mano. Tutti gli altri sono pazienti particolarmente immunodepressi che ovviamente avrebbero una complicanza anche da influenza. Ricordo i dati del ministero della Salute – continua – ogni anno per causa indiretta dell’influenza muoiono in Italia 2mila-3mila persone. Nel caso del coronavirus, invece, siamo parlando di 3-4 persone arrivate in ospedale, perché finali oncologici o già in pericolo di vita per le loro patologie pregresse. Quindi, dobbiamo dare un messaggio corretto di grande attenzione, perché si tratta di un nuovo virus per il quale non abbiamo un vaccino. Certamente il nostro obiettivo è quello di limitare qualsiasi nuova infezione. Ma attenzione a non creare panico“.

Gismondo chiosa: “La gente purtroppo è allertatissima, perché si è seminato molto panico sui media. E quindi chiede protezione. La politica sanitaria, a questo punto, si trova costretta a dare una risposta. Noi dobbiamo dire le cose come sono: oggi fare uno screening a tappeto con tamponi sulla popolazione significherebbe trovare migliaia di positivi, perché il virus sta circolando. Ben diverso, invece, è fare tamponi sui pazienti con sintomi seri e con contatti provati in maniera tale da dare assistenza sanitaria”.

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