Strappo le pagine di un libro (ovviamente non il mio) e mi ritrovo a fare parte di un’installazione. Non è una coincidenza che Converso abbia scelto per il finissage della mostra il giorno di San Valentino. E anche il titolo suonerebbe un po’ profetico in tempi di amori e questi disastri: “The End”, allestimento dell’artista londinese Michael Dean, una conversazione tra un uomo e una donna e il tentativo di sincronizzare l’eco delle loro voci. Ma sopratutto di capirsi. L’azione nasce come specific site per la chiesa sconsacrata di San Paolo Converso, sede anche della Fondazione Converso, dove l’architettura rinascimentale, articolata in due spazi, e dunque divisa, si presta al gioco amoroso. Lui e lei si raccontano in uno spazio, sfruttandone le caratteristiche fisiche per esprimere una tensione affettiva. C’è un muro che li separa. Che divide la lettura e l’ascolto, due cuori fatti di zerbino sono accasciati per terra. Registra lei, ascolta lui. E viceversa. Una mostra sonora racchiusa in un vinile che incide un dialogo minimalista essenziale.

Ianzite Fever. E’ una single molto ambita, bella e stilosa, e organizza eventi glam. Alessandra Ianzito per le sciure milanesi si è inventata la cromoterapia, un test e una gamma di colori dai toni caldi a quelli freddi. Poi in un’impastatrice rosso fiammante ha mescolato manciate di bigliettini, ogni single ne prendeva uno e si metteva alla ricerca dell’anima gemella. Il mega store Smeg di via Moscova tra cucine al neon, mobili bar ricavati dal cofano dell’iconica 500 Fiat e dj setting in mezzo a frigo dolcigabbaneschi, si è trasformato in luogo d’acchiappo. Distribuiti anche braccialetti con tarallucci da sgranocchiare, preferibilmente lui mangiucchia quello di lei e viceversa. Da Borbonese ecco che ti piazza un’artigiana in vetrina che personalizzava borse, borsette e borsellini con iniziali dell’amata.

Il jet set sale ad alta quota. Ha scelto invece il giorno di San Valentino per festeggiare i suoi primi 25 anni di sodalizio d’amore con il suo Max Christina Montori Mandelli al hotel Salastrains, il più trendy di Sankt Moritz, trasformato in una box scintillante, effetti speciali e polvere di stelle, dress code a tema silver snow flake (fiocchi d’argento). Ed eccola accontentata, non si vedeva un fiocco di neve da otto settimane (acthung al cambiamento climatico), e si è messo pure a nevicare.

Venti di passione. Non potevo proprio perdermelo visto il luogo evocativo, la Sala della Passione della Pinacoteca di Brera, dove Gianluca Fontana, fotografo di moda, regista e architetto. Che gli hanno dato un senso di composizione e di equilibrio nel suo lavoro. Le sue foto sono state pubblicate da Vogue, Vanity Fair, Harper’s Bazar, il meglio delle riviste patinate. Cinque anni di ricerca invece per oltrepassare un limite e superare quel confine tra persona e personaggio famoso. Ha messo a nudo 15 attrici, le ha volute senza trucco, senza filtri, senza Photoshop. Con i capelli scompigliati (niente parrucchiere) come se fossero appena uscite dalla doccia. Niente abiti griffati, solo quelli che indossano tutti i giorni. E così per Kasia Smutniak : “Con Gianluca mi sono trovata in totale libertà creativa e mentale. Una simbiosi perfetta”. Era scettica Cristiana Capotondi: “Presentarsi allo shooting senza trucco, senza aver fatto i capelli, un po’ mi spaventava: quale sarà il risultato?”. “Nessuna maschera se non la forza di un obiettivo davanti alla verità disarmante”, chiosa Isabella Ferrari. “Finalmente sono io. Grazie di avermi vista così”, esclama Vittoria Puccini.

Il corpo si muove, è libero, prende forma e il risultato è un bellissimo libro non di scatti ufficiali ma di ritratti veri e vibranti “Private Setting” (edizione Skira).
Suggerimenti di Visioni: Oddio quanto siamo provinciali. Dopo che Parasyte ha vinto quattro statuette agli Oscar subito la Grande Distribuzione ha fatto uscire “Memorie di un assassino”, tra i primi lavori del regista Bong Joon-ho, che prima invece aveva snobbato.
Dimenticate Parassite. E’ un altro film. Girato nel 2003 (ma sembra girato ieri) parla della caccia a un perverso serial killer durante gli anni del regime che continua a mietere vittime solo vestite con abito rosso. Con un finale noir che più noir non si può. Non ve lo posso svelare, ma verrebbe la voglia di alzare il telefono, chiamare Bong e chiedergli…”E allora…?”. Da vedere assolutamente.

Pagina Facebook di Januaria Piromallo

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