Io, proprio io, invitata speciale alla serata degli Oscar. In mezzo a celebrities in carne ed ossa e papillon. E luccichiii. E chi se lo aspettava: un invito agli Academy Awards! Mi arriva da Stanley Isaacs, sua moglie Cheryl Bone è stata la presidentessa degli Academy Award. Li avevo conosciuti al Festival Ischia Hollywood e li avevo spupazzati in lungo e largo per l’isola.

Mi vengono a prendere all’aeroporto e trovo Los Angles paralizzata: polizia e blocchi dovunque!
La red zone è blindata come una zona di guerra. Sono ospite anche io dell’albergo super vip, il Lowe’s, e’ qui che si giocano tutte le carte, quelle giuste.
Passaporto e chiave magnetica dell’albergo mi consentono di circolare altrimenti “armadi umani” di 2 metri ti bloccano e non c’è modo di vedere neanche cosa ci sia dietro di loro. Ma non bastano per circolare nelle zone “close” ci vogliono badges di vari livelli. Tutti i pass holders hanno il lasciapassare girato, perché anche a Los Angeles hanno imparato a fare i pass “pezzotti”. Divieto assoluto di fotografare il pass, altrimenti si rischia l’espulsione.

Il pass va mostrato solo alla security e guai a ostentare uno screen shot su Instagram per tirarsela un po’. Ritiro immediato e cacciata immediata dal “paradiso”.
Prove generali. Sono invitata da a vedere le “Rehearsals”, una chicca riservata a pochissimi happy few. Io, tra questi.
Lo vedo subito, imponente davanti a miei occhi e corro ad abbracciarlo quando alle mie spalle sento un urlo “STOP IT, DON’TOUCH IT!“ Manco fosse una divinità. Magari per loro lo è, la statua dorata gigante di Oscar, my best friend per la due giorni. Inizio già a fantasticare sull’impennata dei miei followers sui social come una slot machine impazzita e pulisco l’obiettivo del mio Iphone altrimenti sembra la nebbia di Milano.

Arriviamo ad un desk dove una signorina mi mette un braccialetto che ha una scadenza di 3 ore (poi devi scappare come Cenerentola), ma mi crolla il mondo addosso quando mi chiede di firmare che e’ vietatissimo fotografare o filmare pena l’espulsione della persona che ti ha invitato!
Cellulari imbavagliati. Se ti azzardi a postare sui socials anche solo del braccialetto per dire “c’ero anch’io” viene espulso chi ti ha invitato. Vietatissimi perfino raccontare le ”Rehearsals” prima della serata ufficiale. Chissà quando mi ricapita una roba del genere e neanche lo sfizio di raccontarlo. Forse, potrei riuscire a rubare qualche scatto senza che nessuno se ne accorga. Forse. Ma ecco che arriva una persona con nastro rosso adesivo in mano che inizia ad appiccicare su ogni telefonino.
E così va in frantumi il mio montepremi di followers!

Arriva Tom Hanks che tira fuori battute come noccioline, seguito dal passo felpato di Stephen Spielberg. Keanu Reeves prova e riprova la sua entrata in scena, poi arriva Penelope Cruz, è vestita casual, con tacchi altissimi, gli stessi che indosserà alla serata ufficiale. Bisogna esercitarsi molto per non camminare come papere e non ruzzolare sul pavimento luccicante. Wow, il palco è una giostra di effetti speciali, dal soffitto scende una specie di astronave brillantinata piena di schemi, tagliati a triangolo. Una stranezza: di ogni film in concorso si vedono solo spicchi di facce, di gambe e altri dettagli anatomici.

E arriva the big day: 30 giorni prima che arrivassi a Los Angeles vi scrivono via e mail: “Gentile signora, lei è invitata agli Academy farà il red carpet. Avrà certamente bisogno di un parrucchiere ed un make up artist?” E cosa vuoi rispondergli? Faccio da sola? Timidamente chiedo quanto costa e scopro che farli venire in camera costa più di una notte in albergo per cui decido di andare io sul posto in modo da ridurre il danno. In fondo e’ solo uno “sfizio” perché nessuno se ne accorge se ti sei fatto “acconciare ” o se ti sei “acconciato” da solo.

Inizia il conto alla rovescissima. Presente la scena iniziale di La La Land? Così era il traffico, impazzito, l’autista di Uber mi molla in mezzo alla strada. Di corsa, letteralmente, al mio albergo/bunker. Primo controllo: apro la borsa e tiro fuori la card della mia stanza ma “big jim”, irremovibile, scuote la testa. Cooosa? Ho 15 minuti per prepararmi… mi deve far passare. Lo supplico. Niente da fare. Devo tornare indietro per prendere una stradina laterale che raggira l’albergo. Ho il fiato in gola. Ancora uno “Stoooop“. Un altro addetto alla security prende la radio: “1733” il mio numero di camera… Annuisco mentre lui continua: “Alfa Delta Sir… ???”.
Mi vengono in mente i caccia bombardieri. L’omone mi scruta “Ok Alfa Delta, you can go…” Intuizione. Alfa Delta sono le iniziali del mio nome: Annalaura di Luggo.
E viaaaa corro verso la lobby, mi fermano ancora . “Perché corre?” Ma lo vogliono capire che ho fatto 12 ore di volo per arrivare su questo caspita di tappeto rosso e mi continuano a stoppare. Arrivo in camera e come un trasformista mi preparo in 3 minuti.
Vestito lungo, argento e azzurro, no griffe, un contorsionista non avrebbe fatto di meglio per chiudere la cerniera lampo.
Scendo, al mio accompagnatore impeccabile in smoking rinuncio a spiegargli quello che mi e’ successo altrimenti mi prende per una sfigata e non mi invita più. Quindi alla domanda com’è andata stamattina rispondo: relaxing morning…. (sapesse) .

Luna Park e red carpet. Lo stesso che allo stesso orario e’ calpestato dalle più grandi celebrities del mondo.
L’emozione “a palla”. Mi spingono verso i fotografi…. “Annalaura go ahead” mai visti tanti in vita mia!
Si fanno 3 stop su 3 stelle, ad ogni stella mi chiamano da una parte e dall’altra. WoW che sballo!
Ad un tratto dietro di me sento: Braaaad!!!! Noooo, il mio mito di Vento di Passioni mi sorride, camminiamo insieme e tutti pensano che siamo amici… Mi fiancheggia Keanu Reeves accompagnato da una biondona avvinghiata a lui come una piovra.

Toh, chi si rivede. Antonio Banderas, e’ l’unico che conosco davvero, perché gli ho fotografato l’occhio per il mio progetto “Blind Vision”.
Colpo di scena, arriva Leo Di Caprio, solo, soletto, senza la mia amica, la bellissima Camila Morrone che e’ venuta con me e mio marito Olindo Preziosi (fratello di Alessandro, in barca con la mamma Lucila Solà, fidanzata di Al Pacino. Chiare le parentele?
E così, fianco a fianco, una bella passeggiata anche con Leo sul red carpet non guasta.
Il mio cavaliere mi avverte che se non schiodo da quel tappeto non ci avrebbero fatto più fatto entrare fino allo stacco della pubblicità.
Il resto è cronaca: sapete già che Brad vince l’ Oscar come attore non professionista, 4 oscar vanno a Parasite e tutta la platea si alza in piedi in uno scrosciante applauso.
The show must go on e non ci posso credere…. tra i tanti party after sono invitata proprio a quella di Parasite.
La madre di tutte le file. Ce la becchiamo a Soho per entrare alla festa. Piena come un uovo… Lo staff annuncia che non entra più nessuno.
Il mio amico mi guarda “Let’s go”, io, sconsolata,“ Let me manage this stuff” .

Napoli Eden. Sono napoletana, non chiedetemi come, ma riesco a imbucarmi. Presentazioni a gogo: faccio l’artista, ho esposto una mia opera all’ultima Biennale di Venezia e sta per uscire il mio docufilm “Napoli Eden”, regia di Bruno Colella e musiche di Eugenio Bennato. E’ la mia avventura alle prese con quattro opere gigantesche in alluminio riciclato come simbolo di una rinascita sociale e culturale della mia città. Napoli Eden avrà’ la sua prima il 19 marzo alla Casa del Cinema di Roma. E a me l’Oscar quando me lo danno?

di Annalaura di Luggo

Testo raccolto da J.P.
Pagina Facebook di Januaria Piromallo

Articolo Precedente

Aspettando Sanremo. Tra esercitazioni scaligere beethoveniane, Bolle “ribolle” di talento, scoppia la febbre di Harley Quinn

next
Articolo Successivo

Per chi a San Valentino non si aspetta rose rosse. Due cuori e uno zerbino

next