Torniamo a pubblicare su questo blog dopo una lunga pausa che ha visto grandi cambiamenti nel mondo del lavoro. Da oggi daremo spazio a diverse realtà autorganizzate che permetteranno al lettore di conoscere la prospettiva delle lavoratrici e dei lavoratori. Cominciamo con un post del collettivo di riders Deliverance Milano.
Venerdì 24 gennaio la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Torino che si era espressa a favore dei 5 rider ex-Foodora. In particolare, la pronuncia della Corte di Cassazione non si è limitata a confermare la decisione della Corte d’Appello di Torino, ma ha precisato che nel caso in questione (che evidentemente non riguarda solo la figura del rider), i lavoratori, oltre ad aver diritto ai medesimi trattamenti retributivi dei lavoratori subordinati (retribuzione minima prevista dai Ccnl di settore, ferie, permessi, tredicesima e quattordicesima mensilità se prevista, TFR ecc.), hanno diritto alla stessa tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento ingiustificato.
LA CASSAZIONE BOCCIA IL RICORSO DI FOODORA: AI RIDERS TUTTI I DIRITTI DEI LAVORATORI SUBORDINATI!Importante sentenza…
Gepostet von Deliverance Milano am Freitag, 24. Januar 2020
Poche settimane prima, tre categorie nazionali della Cgil (Filt, FilCams e Nidil) hanno depositato un ricorso contro l’algoritmo di Deliveroo, denominato “Frank“, per condotta antisindacale, in quanto si tratterebbe di uno strumento discriminatorio nei confronti dei lavoratori in materia di salute e diritti sindacali.
Dopo il rinvio della prima udienza del 2 gennaio, i rider, insieme a tutto il mondo del lavoro, aspettano il pronunciamento della seconda udienza.
Oggi l’intero apparato organizzativo dell’intermediazione del lavoro che utilizza app e piattaforme digitali, la cosiddetta “Gig economy”, basa le sue fortune su un sistema che per sua natura è fortemente discriminatorio: l’algoritmo smista turni e consegne, somministrando lavoro ad una flotta telecoordinata di fattorini a colpi di cottimo, rating e ranking, scaricando di fatto rischio e responsabilità di impresa sui propri lavoratori, erodendone salute, tempi di vita, salario e diritti.
Se sei veloce, accondiscendente e “pronto a tutto” – insomma, uno yesman convinto – allora sei un lavoratore perfetto; appena però subisci un infortunio o un’aggressione durante una consegna, oppure un furto durante un ritiro al ristorante, o ancora ti ammali o hai bisogno di fermarti qualche giorno per motivi personali, ecco che l’economia dei “lavoretti” svela il suo inganno: dietro la retorica della flessibilità e dell’autoimprenditoria si nascondono ricatto sociale, lavoro povero e precarietà.
“Frank”, freddo e spietato guardiano della precarietà, rappresenta il cuore pulsante delle nuove forme di organizzazione nel mondo del lavoro e come tale è coperto dal segreto industriale: per il capitalismo delle piattaforme costituisce il fondamento indiscutibile, in continuo aggiornamento grazie alla costante raccolta e valorizzazione di dati preziosi.
Ma se l’algoritmo al momento non può essere messo in discussione, i suoi ambiti di applicazione invece sì: in questi anni molti lavoratori hanno impugnato i loro contratti per far valere i propri diritti, mentre le continue mobilitazioni hanno permesso l’apertura di un tavolo di confronto con il Ministero del Lavoro che ha portato all’emanazione della cosiddetta “Legge Rider” nel settembre 2019. Essa prevede che entro settembre 2020 le piattaforme stipulino con i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali un contratto collettivo nazionale che rispetti la normativa: paga minima su base oraria, indennità, copertura assicurativa, diritti di informazione e le tutele da subordinati.
La strada per la conquista dei diritti dei lavoratori della Gig economy è stata finalmente aperta: con le loro analisi e le loro lotte le realtà autorganizzate hanno ottenuto importanti risultati e portato nuova linfa all’intero movimento dei lavoratori, spingendo ad agire anche le “storiche” organizzazioni sindacali confederali. Ora si tratta di proseguire il cammino.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez