Il partito di un pluriprescritto vuole abolire la riforma che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Forza Italia gioca la carta del referendum per provare ad abolire la legge entranta in vigore l’1 gennaio del 2020. Dopo il rinvio in commissione della legge Costa, che cancella lo stop dopo il primo grado di giudizio (tornerà in aula a partire dal 24 febbraio), adesso i berlusconiani puntano alla consultazione referendaria per azzerare la norma bandiera del Movimento 5 stelle. L’iter è lo stesso seguito dal centrodestra qualche settimana fa, per chiedere di abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il Rosatellum in un sistema maggioritario puro: cioè la richiesta di cinque regioni alla corte di Cassazione. In quel caso la Corte costituzionale ha sbarrato la strada a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, dichiarando “inammissibile” il quesito perché “eccessivamente manipolativo”. Adesso bisognerà capire come sarà formulata la richiesta di cancellare la riforma voluta dal guardasigilli Alfonso Bonafede.

La Sicilia guida la battaglia contro la riforma – L’istanza per chiedere il referendum partirà proprio dalla Regione che ha dato i natali al ministro della giustizia: sarà infatti la Sicilia a guidare l’iter referendario anti riforma della prescrizione. Ad annunciarlo è lo storico vicerè di Silvio Berlusconi sull’isola: Gianfranco Micciché, da due anni tornato a presiedere l’Assemblea regionale siciliana, dopo la vittoria del centrodestra alle regionali del 2017. “Dalla Sicilia partirà una richiesta di abolizione della legge Bonafede, che dal primo gennaio scorso ha abolito la prescrizione, attraverso la procedura di richiesta di referendum di cinque regioni. Me lo ha chiesto il gruppo di Forza Italia. È un calcio al diritto, per questa ragione ho dato la mia disponibilità affinché l’assemblea segua l’iter regolamentare per portare avanti questa richiesta”, ha detto l’ex ministro berlusconiano durante una conferenza stampa convocata per l’occasione. Accanto a Micciché c’era Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia al Parlamento siciliano, che ha presentato la richiesta di referendum a nome dei deputati berlusconiani. Sconosciute al momento le altre regioni che presentarnno la stessa istanza della Sicilia: ne occorrono almeno altre 4, ma il centrodestra non avrà problemi a chiamare a raccolta i suoi consigli regionali, come è successo poche settimane fa per la legge elettorale. “Il mio compito è quello di portarla in Aula in tempi brevissimi e farla approvare dalla maggioranza assoluta – ha detto Micciché – per poi passarla agli altri consigli regionali. Devono essere almeno cinque a fare la stessa proposta ma, data la pericolosità dell’argomento, credo che saranno molti di più”.

Micciché: “Prescrizione legge fatta per chi ruba una mela” – Di sicuro c’è che il volto della battaglia contro la riforma della prescrizione sarà quello di Micciché. Storico luogotenente del partito di Arcore in Sicilia, molto vicino a Marcello Dell’Utri, appena scarcerato dopo cinque anni e mezzo di detenzione per concorso esterno a Cosa nostra, per parlare di prescrizione il presidente dell’Ars ha rispolverato un linguaggio vecchio di una ventina d’anni: pieno di attacchi al sistema giudiziario, ai giudici e con molti riferimenti alla indimenticata richiesta di separare le carriere delle toghe, obiettivo mai passato di moda in Forza Italia. “Da cittadino – dice l’ex ministro – sono pienamente convinto che bisogna abrogare questa legge che elimina la prescrizione, un ultimo colpo di inciviltà giuridica di questo Paese, dove non esiste la separazione della carriere e dove chi fa il pm in un processo può finire anche a fare il giudice in appello”. Secondo Micciché: “Siamo l’unico paese al mondo dove lo Stato si può appellare a se stesso e l’unico paese al mondo dove è possibile l’appello dello Stato dopo una sentenza“. Per l’ex dirigente di Pubblitalia, scelto da Dell’Utri nel 1994 per creare Forza Italia in Sicilia, “in Italia non vanno tantissime altre cose sulla giustizia e una persona può stare per anni interi sotto processo ed aver rovinata la propria vita. La prescrizione è una garanzia per l’innocente, oggi secondo questa legge si possono stare a cercare per anni e anni le prove”. In realtà lo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio sarà affiancato dalla riforma del processo penale, che accorcia tempi delle indagini preliminari e rende più difficile i rinvii a giudizio. In più gli appelli dovranno essere definiti entro due anni e mezzo della sentenza di primo grado. Micciché, però, evidentemente non conosce i contenuti della riforma del processo penale: il suo obiettivo e cancellare quella della prescrizione. “Non immaginavo – dice – che si potesse arrivare ad eliminare la prescrizione, una legge fatta per chi ruba una mela“.

Le prescrizioni di Berlusconi – In verità la prescrizione non è esattamente una legge fatta per chi ruba una mela. E nel partito di Micciché dovrebbero saperlo bene, visto che il leader – cioè Berlusconi – ha incassato per ben otto volto la prescrizioni dei reati che gli venivano contestati. Per ben due volte, tra l’altro, dopo essere stato condannato in primo grado. È successo nel 1998 quando il tribunale di Milano considerò l’ex premier colpevole di finanziamento illecito, condannandolo a due anni e quattro mesi, nel primo processo All Iberian. L’accusa era aver versato una maxi tangente da 22 miliardi di lire a Bettino Craxi, condannato a sua volta a quattro anni. Quel reato, però, si prescriveranno in appello il 26 ottobre del 1999. Prescrizione poi confermata il 22 novembre del 2000 dalla Cassazione, che bocciò la richiesta di assoluzione di Berlusconi, mentre Craxi nel frattempo era morto. Anche nel luglio 2018 la Suprema corte ha confermato la prescrizione dell’ex cavaliere, bocciandone la richiesta di assoluzione alla fine del processo per la compravendita di senatori. In primo grado Berlusconi era stato condannato a tre anni per corruzione, insieme all’ex direttore del’Avanti Valter Lavitola. In appello il leader di Forza Italia era stato prescritto, con la Cassazione che ha poi confermato la prescrizione del reato riqualificandolo in corruzione impropria. Berlusconi era accusato di aver fatto avere 3 milioni di euro all’ex senatore di Idv Sergio De Gregorio per passare dal centrosinistra al centrodestra, votando la sfiducia al governo Prodi nel 2008. Insomma al leader di Forza Italia la prescrizione non è certo servita a salvarsi dall’accusa di aver rubato una mela: tutt’altro. Anzi: se all’epoca fosse esistita la legge Bonafede, che blocca la prescrizione dopo il primo grado, Berlusconi non sarebbe mai stato prescritto in appello e Cassazione. Ora il suo partito intende chiedere l’abrogazione di quella riforma. Addirittura tramite un referendum, che partirà dalla Sicilia. La regione di Bonafede, ma anche di Miccichè. E di Dell’Utri, prescritto l’ultima volta nel maggio scorso al processo sulla P3: era accusato di aver violato la legge Anselmi sulle associazioni segrete.

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