Se di notte vi sentite male, se vi svegliate con un dolore lancinante al petto, se una colica vi fa mancare il respiro, o la testa vi gira e il pavimento sembra l’elica di un elicottero, se non riuscite a contenere i vostri bisogni, o avete un attacco di panico che vi storce i pensieri, mi raccomando non fate rumore! Potreste disturbate il sonno di vostra moglie: tenete una pillola sul comodino, un Corsan, un Benrespir, una Prostaviamal, un “tuttoben” di libero commercio nelle farmacie e portate avanti il fai da te, il bricolage medico della cura auto-prescritta.

Questi sono i contenuti di un’ironica e divertente satira che Angela Finocchiaro e Massimo Ghini hanno interpretato nella Tv delle ragazze dell’8 novembre 2018, che termina con una spassosa Pubblicità progresso a cura di un fantomatico Ministero della Salute in cui si fa una campagna a favore della protezione del sonno femminile. La parodia di una nota pubblicità che imperversa a tutti gli orari sui nostri schermi da tempo.

Un video carino e divertente che però rischia di accentuare il problema piuttosto che risolverlo, perché è una replica ironica di una tv statale che si può scambiare come rinforzo alla pubblicità commerciale. La prostata è un organo maschile, ma non per questo, in un’epoca in cui il maschio non è proprio sulla cresta dell’onda, va bistrattata.

Direi che il corpo umano nella sofferenza non ha sesso, né classe, né colore della pelle. L’autocura va presa con le molle, specie quando i sintomi possono essere avvisaglie di qualcosa di più grave, dubbio che solo uno specialista può dirimere.

In molte di queste pubblicità l’idea di andare da uno specialista, nefrologo o urologo, non viene neppure adombrata; in altre viene concesso di “consultare il medico in caso di disturbi persistenti e frequenti”, cioè dopo e non prima.

Quello che a me sembra interessante è la sottile astuzia psicologica che fa leva sulla “colpa” e che trova nell’autocura una soluzione. Ma perché dover andare al bagno la notte è qualcosa che non solo non si può condividere e addirittura suscita vergogna, tanto da obbligare un poveraccio che sta male a doversi giustificare?

La prostata è un organo che non si vede, che in qualche modo viene associato agli organi genitali maschili, ma in un’epoca in cui la nudità e perfino la pornografia sono state abbondantemente sdoganate è difficile credere che questo possa essere il motivo della vergogna.

La vergogna allora potrebbe essere legata alla malattia, all’invalidità che produce: in un mondo di superuomini, ogni deficit piccolo o grande che sia, specie se di stampo maschile, viene visto come una minorazione. Agli uomini non è concesso essere deboli, come alle donne non è concesso essere non belle. Ancor di più direi che i limiti oggi sono negati a tutti: agli uomini, alle donne e specialmente ai bambini, a nessuno è concesso di non essere super. Stereotipi che possono portare alla morte, e a volte i medici possono essere complici.

Mi colpisce che una pubblicità potenzialmente pericolosa, oltre che psicologicamente offensiva sia per gli uomini che per le donne, sia stata presa di mira solo dalla satira. Non dai medici e non dai politici. Le case farmaceutiche, per ottenere fette di mercato maggiori, sfornano sempre più merce da banco e interrompono il rapporto con il medico che potrebbe fare da intermediario pensante con il paziente.

Quest’ultimo diventa il fruitore privilegiato diretto, ma per allargare la fetta di mercato è necessario manipolarlo, renderlo piccolo, vergognoso, colpevolizzato. Poi nella scena compare un oggetto magico che lo può salvare da questa imbarazzante situazione, e una madre-moglie amorosa che gli viene in aiuto e corre in farmacia per tornare soddisfatta e vittoriosa. Mentre gli porge il pacchetto, lo guarda con aria affettuosa-rimproverante, alza il dito in segno di avvertimento e gli dice: ora non hai più scuse!

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