La conferenza di Berlino raggiunge un primo obiettivo sul cessate il fuoco in Libia: Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar hanno nominato i membri della commissione militare ‘5+5’ che, secondo il piano di azione della missione Onu, dovrebbe avere il compito di monitorare lo stop alle ostilità e stabilire la linea degli schieramenti. L’intesa è giunta al termine di una giornata iniziata in salita, tra accuse e mancate incontri diretti tra i due leader libici. Più rapida, invece, era stata l’approvazione delle conclusioni finali del summit, durato oltre 4 ore, con 55 punti condivisi dai leader dei maggiori Paesi europei ed extra Ue che riguardano anche il rispetto dell’embargo delle armi alle due fazioni. Un “nuovo impulso” alla pace, lo definisce Angela Merkel, mentre per il premier Giuseppe Conte si tratta di un “passo avanti significativo”. Nella consapevolezza che “non tutto è risolto”, per dirlo con le parole della cancelliera. “Tutti si sono impegnati a ritirarsi dalle interferenze negli interessi libici. È un principio che deve essere rispettato”, ha sottolineato il segretario generale Onu, Antonio Guterres ribadendo che “non c’è soluzione militare” e “tutti vogliamo negoziati sotto l’egida dell’Onu”.

Merkel: “Impulso per pace, serve soluzione politica”
Il pre-summit era stato segnato dalle mosse militari del generale – che ha chiuso il principale pozzo petrolifero del Paese – e le dure accuse del presidente del Governo libico di unità nazionale, che ha seguito il summit in una stanza separata da quella di Haftar. E, intervistato dal Welt am Sonntag, al-Sarraj ha criticato il ruolo dell’Unione europea nella crisi libica: “Sono arrivati troppo tardi e divisi. L’Europa deve fare autocritica. Ci saremmo aspettati che la Ue si schierasse in modo chiaro contro l’offensiva di Haftar”. Ma il vertice, alla fine, ha raggiunto un’intesa in grado, come ha spiegato Merkel, di dare un “nuovo impulso” per la pace. “Non mi faccio illusioni, non sono risolti tutti i problemi e sarà complicato mantenere la pace. Ma oggi c’è stata atmosfera costruttiva”, ha spiegato la cancelliera aggiungendo che c’è stato accordo sull’embargo delle armi e controlli più stretti. “Tutti gli Stati sono d’accordo che abbiamo bisogno di una soluzione politica e che non ci sia alcuna chance per una soluzione militare”, ha concluso.

Conte: “Passo avanti significativo”
Giuseppe Conte si dice “soddisfatto” per i passi avanti con “55 punti condivisi” che includono non solo il cessate il fuoco e l’embargo per nuovi armi. “Nuovi passi avanti significativi”, ha sintetizzato il premier. al-Sarraj e Haftar, ha spiegato, “non hanno condiviso i 55 punti” perché “non erano al tavolo” ma confida che “anche loro siano d’accordo sullo stop alle ingerenze”. Il premier ha aggiunto di aver spiegato che “l’Italia è disponibile ad essere in prima fila nel monitoraggio della pace”, ma ha spiegato “dovremo passare dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. L’accordo, ha continuato, “prevede tappe successive” in vista delle quali c’è “da lavorare intensamente”. Khalifa Haftar nel nuovo Consiglio presidenziale libico? “Adesso è prematuro dire chi farà parte di cosa, c’è un consiglio presidenziale da rinnovare, da rilanciare. Saranno gli stakeholders libici a nominare se stessi, non mi sembra opportuno fare previsioni”. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha aggiunto: “Speriamo che non servano altre conferenze. Ci saranno i cosiddetti ‘seguiti’, gestiti a rotazione dai ministri coinvolti”. Il risultato è “importante” perché “chi era al tavolo ha grandi influenze sulle parti libiche” e quindi questo “fa ben sperare per il futuro del popolo libico e di tutto il Mediterraneo”.

Lo stop al petrolio
L’emittente Al Arabiya in un tweet ha anticipato che tra i punti contenuti nella bozza della dichiarazione finale c’è anche la volontà di “esortare le parti libiche a fermare tutte le ostilità contro le strutture petrolifere” del Paese. Sabato la National Oil Corporation libica è stata costretta su pressione di Haftar a chiudere i terminal petroliferi della Cirenaica. E di nuovo durante la conseguenze il generale, stando ai resoconti locali, avrebbe bloccato il principale giacimento libico complicando ulteriormente la situazione, che da sabato vede una produzione di oltre 700mila barili in meno al giorno della materia prima fondamentale per il Paese.

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