“Durante le vacanze ho studiato le carte ma non ho ancora un’idea completa della situazione”. Giuseppe Leogrande, nominato all’inizio di dicembre commissario straordinario di Alitalia con il compito di avviare entro il 31 maggio una nuova procedura di vendita, è arrivato davanti alla commissione Trasporti della Camera senza alcun numero in mano. E facendo capire che chiudere la cessione in cinque mesi sarà una missione assai complicata. Anche se prima di Natale il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli aveva detto che “l’obiettivo è salvarla entro metà anno, altrimenti si chiude”, e martedì anche la titolare dei Trasporti Paola De Micheli si è detta “assolutamente convinta che si debbano rispettare i tempi previsti dal decreto e quella copertura finanziaria”. Intanto, sempre in audizione, Lufthansa ha confermato di essere interessata per ora solo a una partnership commerciale, cosa che è sembrata arrivare come una sorpresa per Leogrande.

“Non ho slide da presentarvi con numeri prospettici”, ha spiegato Leogrande ai parlamentari, che stanno esaminando il decreto con cui il governo ha concesso altri 400 milioni alla ex compagnia di bandiera. “Dobbiamo attendere la stesura del nuovo piano industriale cui metteremo mano nelle prossime settimane e non ho il rendiconto dei commissari che mi hanno preceduto”, ha detto. In compenso ha annunciato la nomina di Giancarlo Zeni, che arriva dall’esperienza di amministratore delegato di Blue Panorama, come nuovo direttore generale dell’azienda, con 250mila euro lordi annui di stipendio.

Riguardo ai conti, Leogrande pur promettendo in futuro maggiore trasparenza non ha commentato la notizia – riportata dal Sole 24 Ore e ricordata da diversi membri della commissione Trasporti – secondo cui nei primi nove mesi del 2019 Alitalia ha registrato un margine operativo lordo negativo per 114 milioni contro i -120 milioni dell’intero 2018. “Quello che conta” è “se l’esercizio provvisorio produce o brucia cassa”, ha sottolineato dopo aver ricordato che le società in amministrazione straordinaria per legge sono esonerate dal redigere il bilancio. E ovviamente “Alitalia la brucia. Possiamo dire che durante questo periodo di amministrazione ha bruciato circa 300 milioni all’anno (oggi però la perdita è di circa 2 milioni al giorno, ndr). Mancano ancora i risultati dell’ultimo periodo che potrebbero essere peggiorativi, lo vedremo. Il compito che mi viene assegno è di ridurre le perdite prodotte” agendo su leve come “la rinegoziazione dei contratti pendenti e il monitoraggio dei centri di costo compresi quelli propri dell’amministrazione straordinaria (consulenti, costi aggiuntivi per le cause)”. Mentre “sussistono campi su cui è più complesso intervenire, come il costo dei carburanti, gli oneri aeroportuali, il cuneo fiscale”.

Secondo Leogrande, che la settimana prossima incontrerà i vertici di Delta, occorre “più di qualche riflessione conservativa su Alitalia, però il mondo dell’aviazione civile vive un processo di aggregazione inesorabile ed è difficile pensare che Alitalia non debba nel medio periodo far parte di un polo aggregativo di questo tipo”. Quanto alle prospettive future, ovviamente “lo sviluppo naturale della procedura è quello di cedere a terzi”, ma resta la possibilità alternativa del “conferimento in una newco come fatto in Blue Panorama”. Alla fine del suo intervento non ha mancato di lanciare un appello a tutti i dipendenti perché “ce la mettano tutta e remino tutti dalla stessa parte”, in quanto “il commissario potrà inventarsi qualunque soluzione per portare la compagnia ad uscire in tempi brevi dall’amministrazione straordinaria” ma “occorre unitarietà nel perseguire questo obiettivo”. Alitalia, ha ricordato, “occupa oltre 11mila persone, ha un costo del lavoro di 600 milioni annui, per un complesso di 1,6 miliardi di stipendi corrisposti durante l’amministrazione straordinaria”.

Sempre in audizione davanti alla commissione Trasporti il numero uno di Air Dolomiti Joerg Eberhart, responsabile di Lufthansa per il dossier Alitalia ha intanto chiuso alla possibilità di un ingresso nel capitale della compagnia italiana. “Nonostante i contatti positivi e gli intensi lavori avuti con vari soggetti, in questi mesi non abbiamo finora trovato un piano comune per proporre un investimento“, ha riferito. “Per noi un rilancio trarrebbe più vantaggi da una forte partnership che da un investimento una tantum”. In ogni caso, ha detto, serve subito una ristrutturazione con “inevitabile abbassamento dei costi“. “La cancellazione delle tratte magari non utili, la riduzione della flotta e del personale navigante sono solo l’ultima ratio”, ha aggiunto, senza spiegare quale sarà la sorte del personale di terra.

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