La Spagna è stata costretta a tornare alle elezioni per quattro volte in quattro anni, perché sempre priva di una maggioranza di governo chiara. Eppure i partiti italiani potrebbero trovare un accordo per la riforma elettorale proprio sul sistema spagnolo, che è un po’ come l’idea di un regalo comprato due giorni prima di Natale: non proprio l’ideale, ma che tutti possono accettare. Nei giorni scorsi si è parlato anche del metodo usato in Svezia (peraltro complicatissimo) ma ora sembra che il “proporzionale corretto” possa tornare in pista. Il fatto nuovo, infatti, è che la Lega – pur presentando il quesito per rendere solo maggioritario il Rosatellum – ha dato la disponibilità ad approvare un sistema proporzionale così come vuole il 90 per cento della coalizione che sostiene il governo Conte 2, cioè Pd, M5s e Italia Viva. Fratelli d’Italia non è d’accordo e Silvio Berlusconi nemmeno: “Io sono per il maggioritario – assicura – il proporzionale, invece, porterebbe all’impossibilità di formare un esecutivo” ha detto.

Ma l’ex premier ha torto, almeno stando alla proiezione elaborata su YouTrend. Il centrodestra, infatti, con il sistema spagnolo (cioè un proporzionale appunto) avrebbe la maggioranza sia alla Camera che al Senato anche con un Parlamento in formato mini, così come deciso dalla riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum: 400 deputati e 200 senatori.

Come funziona il sistema spagnolo, innanzitutto? I seggi del Parlamento di Madrid – come spiega YouTrend non sono distribuiti su base nazionale, ma in ciascuna delle 50 Province (più le due città autonome di Ceuta e Melilla). Una serie di fattori – in particolare una lista di candidati molto corta – fa sì che si abbatta parecchio la frammentazione, si eviti il rischio di ingresso al Congresso di partiti molto piccoli e si dia ampio diritto di tribuna ai partiti regionali. Alla soglia di sbarramento per legge (al 3 per cento) se ne aggiunge quindi una “implicita” dovuta al combinato tra i pochi seggi a disposizione che penalizza quindi le forze politiche molto piccole.

Per adeguare lo Spagnolo YouTrend ha applicato il sistema ai collegi plurinominali del Rosatellum con gli accorgimenti legati al collegio uninominale della Val d’Aosta e ai 12 eletti all’estero. La base su cui si è lavorato è stata la “Supermedia” settimanale che la piattaforma che si occupa di statistiche di politica elabora con tutti i sondaggi disponibili.

I numeri, dunque. Alla Camera il primo partito sarebbe ovviamente la Lega con 132 deputati su 400, seguita dal Pd a 84 e dal M5s a 75. I Fratelli d’Italia avrebbero 58 seggi, Forza Italia 12 così come Italia Viva. In questo quadro il centrodestra avrebbe 202 parlamentari a Montecitorio con un margine di misura della maggioranza necessaria di 201 (cliccare sulla foto per il dettaglio completo).

Al Senato la maggioranza in proporzione si divarica anche di più: il Carroccio conquisterebbe 70 parlamentari, Fratelli d’Italia 28 e Forza Italia 15. In tutto fa 113. Pd e M5s sarebbero appaiati con 38 senatori. Risulterebbero eletti anche 3 esponenti di Italia Viva e uno di Europa Verde.

YouTrend ha poi elaborato una proiezione con gli schieramenti, se cioè si ripresentassero nei collegi le tre coalizioni che hanno partecipato alle elezioni politiche del 2018. In questo caso il centrodestra alla Camera non raggiungerebbe (per due seggi, 199) la maggioranza, il centrosinistra e il M5s si fermerebbero rispettivamente a 115 e 75.

Idem a Palazzo Madama: centrodestra poco la soglia necessaria per sostenere un governo (98), centrosinistra a 58 e Cinquestelle 37.

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