Niente da fare per Giuseppe Fortunato. Il candidato di Fratelli d’Italia e Lega non è riuscito a farsi eleggere mediatore europeo. Per l’incarico che in Ue corrisponde al difensore civico l’Europarlamento ha scelto di confermare Emily O’Reilly, giornalista irlandese, negli ultimi cinque anni alla guida dell’istituzione che indaga sulle denunce relative a casi di cattiva amministrazione negli organismi dell’Ue. A sostenere O’Reilly anche i deputati del Movimento 5 stelle e i dem Massimiliano Smeriglio e Alessandra Moretti. “Le sue indagini sulla mancanza di trasparenza dei lavori del Consiglio, sulle tante raccomandazioni per garantire pieno accesso ai documenti da parte dei cittadini, sul caso Selmayr nominato segretario generale della Commissione europea direttamente da Juncker in palese violazione delle procedure di buona amministrazione hanno dimostrato che sta dalla parte dei cittadini contro gli abusi e soprusi del potere”, scrive in una nota la delegazione dei 5 stelle a Bruxelles.

O’Reilly è stata eletta con 320 voti, mentre al ballottaggio è arrivata anche la giudice estone alla Cedu, Julia Laffranque (280 voti), sostenuta anche Franco Roberti, Caterina Chinnici ed Elisabetta Gualmini del Pd. Non sono arrivati al terzo scrutinio l’ex eurodeputata svedese Cecilia Wikström, l’ex commissario lettone del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks e lo stesso Fortunato. L’avvocato italiano, già difensore civico della città di Napoli, della provincia e della Regione Campania, correva per la terza volta dopo i tentativi del 2003 e del 2004. Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano aveva una condanna definitiva a sei mesi per rivelazione di segreto.

La vicenda risale al 1994 quand’era consigliere comunale a Napoli con Alleanza Nazionale. Da presidente della commissione Trasparenza si fece consegnare dalla Sip i tabulati del sindaco Antonio Bassolino e dei suoi assessori. E visto che tra quei tabulati c’erano anche alcune telefonate a linee erotiche, l’allora consigliere di An non si limitò a denunciare la questione alla magistratura penale e contabile. Nossignore: decise di divulgare il contenuto dei tabulati durante una conferenza stampa.

Per questo motivo l’8 marzo del 2002 la sesta sezione penale della Cassazione lo condannò a sei mesi. “Questa storia torna sempre fuori ma è un boomerang per chi la recupera. Io denunciai lo sperpero del denaro pubblico: all’epoca non c’era il Foia, quindi mi assunsi le mie responsabilità. Si facevano telefonate a luci rosse dai telefoni del comune: i cittadini dovevano saperlo. Fu una battaglia per la trasparenza e oggi quel fatto non sarebbe più reato”, sostiene lui. All’epoca, infatti, la legge sulla privacy non esisteva: la Suprema corte lo condannò per rivelazione di segreto ma nelle motivazioni citò l’articolo 15 della Costituzione, quello che considera inviolabili “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione”. “Per questa storia – si difende Fortunato – ho ottenuto la riabilitazione nel 2014 col parere positivo della procura. Grazie alla mia battaglia è stato sancito un principio. Altrimenti perché mi avrebbero nominato alla privacy?”. Già, perché dopo quella condanna, l’avvocato venne nominato all’Autorità garante per la privacy, su indicazione del centrodestra di Silvio Berlusconi. Era il 2005 e il diessino Massimo Brutti fece notare il cortocircuito: “Così si manda all’Authority una persona che ha violato le norme sulla privacy e che dovrebbe invece garantirle”. La vicenda è raccontata anche in Inciucio di Gomez e Travaglio.

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