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Inchiesta Open, la difesa di Carrai “schiera” tre professori (tra cui Giovanni Maria Flick) davanti ai giudici del Riesame di Firenze

L'avvocato, Alberto Bianchi ha rinunciato al ricorso contro le perquisizioni e sequestri ordinati dai pm che indagano sulla ex cassaforte di Matteo Renzi. Mentre la difesa dell'imprenditore ha depositato i pareri di tre giuristi
Inchiesta Open, la difesa di Carrai “schiera” tre professori (tra cui Giovanni Maria Flick) davanti ai giudici del Riesame di Firenze
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L’avvocato, Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open, indagato per finanziamento illecito e traffico di influenze, ha rinunciato al ricorso davanti al Tribunale del riesame di Firenze contro le perquisizioni e sequestri ordinati dai pm che indagano sulla ex cassaforte di Matteo Renzi. Ha schierato il parere di ben tre professori la difesa di Marco Carrai, imprenditore e amico dell’ex premier, indagato in quanto consigliere dell’ente finito nel mirino della Guardia di finanza. Nell’atto, discusso dagli avvocati Massimo Dinoia e Filippo Cei, viene contestata l’interpretazione degli inquirenti fiorentini, secondo i quali Open sarebbe stata un’articolazione di partito, ipotesi alla base dell’indagine per finanziamento illecito. Una ipotesi contestata – in più sedi – anche dal leader di Italia Viva.

La difesa Carrai ha depositato un parere pro veritate dell’ex presidente della Corte Costituzionale ed ex ministro della giustizia del governo Prodi, Giovanni Maria Flick. Nel ricorso figurano anche i pareri dei professori Giulio Ponzanelli e Domenico Pulitanò, docente di Istituzioni di diritto privato alla Cattolica di Milano il primo e di Diritto penale alla Bicocca il secondo. Anche alcuni imprenditori perquisiti, ma che non sono indagati, hanno impugnato i sequestri subiti. Il tribunale del Riesame si è riservato la decisione. Carrai, invece, risulta iscritto finanziamento illecito.

In udienza era presente solo il pubblico ministero Antonio Nastasi, che con il procuratore aggiunto Luca Turco è il titolare del fascicolo di indagine sulla Fondazione Open. Nastasi ha chiesto la conferma dei sequestri. Secondo la procura, dall’esame della documentazione sequestrata dalle Fiamme gialle il 18 e 19 settembre scorsi nello studio fiorentino di Bianchi emergerebbero “due profili fattuali di interesse“: la Fondazione Open avrebbe agito da “articolazione di partito politico” (alle primarie del Pd del 2012 che videro prevalere l’allora segretario Pierluigi Bersani su Matteo Renzi; sostenendo il ‘comitato per Matteo Renzi segretario” del Pd, eletto con le primarie dell’8 dicembre 2013; con le ricevute di versamento da “parlamentari”); “la Fondazione Open ha rimborsato spese a parlamentari ed ha messo a loro disposizione carte di credito e bancomat“.

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