La sede centrale del comune cileno di Valparaìso è come un’isola intatta e sicura in mezzo a negozi chiusi, danneggiati e tremebondi, in un fiorire di scritte e graffiti. A pochi passi, in una delle poche farmacie rimaste aperte, la commessa Paula è preoccupata: “L’altro giorno piangevo pensando che i saccheggi stanno mandando in malora la nostra rivoluzione. Poi un’amica francese mi ha consolato dicendo che succede anche da loro, che son cose che capitano spesso in questi casi”. Poco dopo sta per partire una marcia e i negozi chiudono. Appena il corteo esce dalla piazza i “guanacos” dei carabinieri cominciano con gli idranti e i lacrimogeni.

La sproporzione tra la repressione delle manifestazioni di piazza (perché non autorizzate o per chissà che) e la mancata o fallita repressione dei saccheggi e degli incendi è particolarmente forte a Valparaìso. Ho chiesto al giovane sindaco di nuova sinistra Jorge Sharp se davvero è convinto che i carabinieri tollerino i saccheggi per destabilizzare questa città, una delle capitali del movimento, risponde che la situazione è così paradossale che “viene da pensare di tutto”. Ma poi va dritto all’appello al suo campo, che è quello del movimento: “Adesso è il movimento che deve porsi questo duplice problema: adottare forme di lotta che siano compatibili col funzionamento delle città e rendersi conto che la violenza è una trappola politica e che viene strumentalizzata dal governo. Anche quando è figlia della crisi di credibilità della polizia e delle istituzioni”.

Sharp ha una proposta politica: “Abbiamo vissuto una profonda e partecipata fase ‘destituente’ nei confronti delle conseguenze del modello neo-liberale, ora con questo movimento formidabile si tratta di passare alla fase costituente. Non quella nelle stanze politiche ma quella realmente partecipata. Proprio da Valparaìso è partita la proposta di una grande consultazione dei cittadini organizzata dai Municipios, dai comuni, per il 15 dicembre. È il momento di concentrarsi su questa nuova fase, costruire il nuovo modello alternativo che ci corrisponde, un modello sociale cileno”.

La consultazione cittadina è stata finora indetta da circa due terzi dei municipi. La destra sembra restarne fuori perché “è già previsto il plebiscito nazionale per aprile”. In realtà perché teme di avallare una vittoria delle idee più radicali. Non solo la quota minima di popoli indigeni e di donne nella assemblea costituente ma il voto ai sedicenni o addirittura ai quattordicenni.

Se mai ci sarà un uomo politico che possa fare da ponte tra il movimento rimasto del tutto spontaneo e orizzontale e l’assetto istituzionale, questo per me sarà con ogni probabilità Jorge Sharp. Per ora bisogna vedere se e quanto riuscirà la sfida del 15 dicembre.

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