“L’Italia sfiorerà l’obiettivo 2030: ridurrà di 49 milioni di tonnellate di CO2 equivalente le emissioni di gas serra del settore automobilistico, in uno scenario che non prevede politiche incentivanti”. Lo rivela lo studio Per una transizione energetica eco-razionale della mobilità automobilistica realizzato, da Aci, Enea e Cnr e presentato martedì mattina a Roma, in occasione della 74sima Conferenza del Traffico e della Circolazione. Un report che guarda a un futuro green: tra dieci anni le auto termiche rappresenteranno l’82% del parco circolante, le ibride il 10% e le elettriche quasi il 9%. “Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie – spiega il presidente di Aci Angelo Sticchi Damiani – alla naturale crescita dell’elettrificazione dei veicoli e alle spontanee scelte del mercato, sarà possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile in grado di salvaguardare il diritto universale alla mobilità e garantisca un significativo miglioramento della qualità dell’aria e la tenuta, soprattutto, del forte settore delle automobili in Italia”.

Una svolta green che convince anche il premier Giuseppe Conte intervenuto, insieme alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, alla conferenza di martedì a Roma: “Il governo sta iniziando a riflettere seriamente su come perseguire il Green New Deal, per un Paese più pulito e verde. Accolgo l’invito del presidente dell’Aci a valutare la proposta del rinnovo del parco auto in Italia, forse il più vecchio d’Europa”. E poi il premier aggiunge: “Aci suggerisce un rinnovamento di parco che potrebbe anche non essere necessariamente conseguito attraverso meccanismi incentivanti e, quindi, non con grandi impegni finanziari: questo suona musica per le mie orecchie in questo scorcio di fine anno in cui siamo alle prese con l’obiettivo di far quadrare i conti e misurare con attenzione qualsiasi spostamento normativo che non abbia ricadute insostenibili sul piano economico finanziario”. La proposta Aci, quindi, “possiamo valutarla insieme. L’obiettivo lo condividiamo” perché “rinnovare il parco auto oggi significa anche garantire maggiore sicurezza ai cittadini”, conclude Conte.

Il report entra nel dettaglio: il settore automobilistico contribuirà a raggiungere i 54,5 milioni di tonnellate di CO2, sforando l’obiettivo solo dell’11%. Per ridurre, invece, gli ulteriori 5 milioni di tonnellate in eccesso, occorrerà adottare politiche che incentivino la sostituzione dei mezzi di trasporto più vecchi e più inquinanti, sia pubblici che privati, con una mobilità condivisa e ciclopedonale. Oggi quasi 14 milioni di auto sono ante Euro 4 (il 35% del parco circolante) e gli autobus Diesel Euro 3 rappresentano il 60% del parco autobus nazionale. “La transizione eco-razionale della mobilità – aggiunge il presidente Sticchi Damiani – consentirà di raggiungere il contenimento delle emissioni di C02 su livelli prossimi agli obiettivi fissati dall’Europa al 2030. Un’ulteriore auspicabile accelerazione di questo percorso potrà arrivare dal sostegno a rottamare le vecchie auto da Euro 0 a 3, le più inquinanti, con auto più sicure e avanzate, quali, ovviamente, le ultimissime Euro 6d e come anche le recenti e più accessibili Euro 4 e Euro 5“.

Non solo: lo studio “invita a considerare il fatto che con la diffusione dell’auto elettrica e con i minori consumi legati al progresso dei motori, si ridurranno le entrate fiscali derivanti dalle accise sui carburanti che nel 2018 hanno generato, per le sole autovetture, entrate pari a 18,474 miliardi“. Aci, Cnr ed Enea, infine, invitano a scongiurare il “paradosso di una transizione all’elettrico che gravi sulle spalle delle fasce sociali meno abbienti: in alcune regioni, grazie agli incentivi per l’acquisto di un’automobile elettrica, si può arrivare ad un risparmio di 16mila euro, anche per modelli di alta gamma, che rimangono tuttavia, fuori dalla portata di un’ampia fascia della popolazione”.

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