Non solo cambiamenti climatici e incendi, ma anche abbandono e illegalità sono tra le cause che stanno mettendo a rischio le foreste nel mondo. A lanciare l’appello, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi che si celebra il 21 novembre, è il PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), l’ente normatore della certificazione di gestione del patrimonio forestale.

GLI INCENDI – Secondo l’ESA nell’agosto 2019 si è verificato un numero di incendi cinque volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2018. La missione Copernicus Sentinel-3 ha infatti registrato 79mila roghi, contro i 16mila rilevati lo scorso anno, il 49% dei quali è stato rilevato in Asia, circa il 28% in Sud America, il 16% in Africa, seguiti da quelli in Nord America, Europa ed Oceania. È di questi giorni, inoltre, l’ultima catastrofe che sta colpendo l’Australia, che arriva a pochi mesi dai devastanti incendi che hanno colpito Siberia e Amazzonia. “L’esplosione di incendi nel 2019 mette tutto il mondo di fronte alla necessità di prendere subito decisioni rapide e azioni concrete per porre un freno alle fiamme che stanno radendo al suolo i polmoni verdi del pianeta” dichiara Maria Cristina d’Orlando, presidente del PEFC Italia.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI – “Le cause di questi fenomeni sono le più disparate – aggiunge – ma il ruolo dell’uomo è decisivo. I cambiamenti climatici hanno infatti reso la stagionalità imprevedibile e i fenomeni atmosferici più rari, improvvisi e drastici”. Come è accaduto nel caso della tempesta VAIA che un anno fa, tra il 28 e il 29 ottobre, colpì una superficie di circa 40mila ettari, tra Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. “Le foreste, inoltre, sono particolarmente esposte ai cambiamenti climatici – aggiunge il presidente di PEFC – perché le piante hanno cicli di vita che spesso superano i 100-150 anni e quindi quelle che ora sono adulte sono nate in un clima diverso”.

DEFORESTAZIONE E ABBANDONO – Senza contare che le aree danneggiate dal fuoco sono spesso anche colpite da deforestazione e abbandono. Nell’Amazzonia brasiliana il disboscamento è cresciuto del di quasi il 100% nei primi otto mesi del 2019: secondo dati ufficiali dell’Inpe (Istituto nazionale per le ricerche scientifiche) questa foresta tropicale avrebbe perso oltre 1700 chilometri quadrati nel solo mese di agosto. In Italia, invece, la superficie forestale è fortemente aumentata dagli anni 60, ma contemporaneamente i boschi e le aree interne sono state completamente abbandonate senza più nessuno che le gestisca.

IL TRAFFICO ILLEGALE DI LEGNO – “Agli incendi, all’abbandono e alla deforestazione si aggiunge infine la questione del traffico illegale di legno – sottolinea Maria Cristina D’Orlando – che, stando agli ultimi dati Interpol, assicura al crimine organizzato internazionale un fatturato tra i 30 e i 100 miliardi di euro ogni anno, giro d’affari secondo solo al commercio di droga e superiore anche al traffico di rifiuti e di fauna selvatica”. E l’Italia è coinvolta, suo malgrado, nelle attività di importazione illegale di legno. Questo, nonostante la recente direttiva UE 995/2010 che obbliga le aziende a conoscere l’origine del legname. “Come PEFC – spiega il segretario generale Antonio Brunori – stiamo lavorando da anni in tutto il mondo per sensibilizzare aziende e consumatori su questi temi: l’acquisto di legno, carta e altri prodotti certificati rappresenta la massima garanzia della loro origine legale e sostenibile, perché la certificazione forestale è strumento di mercato basato sull’etica e sulla trasparenza”.

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