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Mafia nigeriana, riti vudù e prostituzione: in un libro l’indagine della squadra anti tratta

Dopo Castel Volturno, reportage sulla mafia africana, edito da Einaudi, il giornalista Sergio Nazzaro torna ad occuparsi della misteriosa piovra nera che da Benin City ha ormai messo radici in Italia. Per Città Nuova racconta quella che è un'indagine chiave nella storia della lotta alla mafia nigeriana
Mafia nigeriana, riti vudù e prostituzione: in un libro l’indagine della squadra anti tratta
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Due mafie si dividono Torino. Non sono Cosa nostra e neanche la camorra, non stiamo parlando della ‘ndrangheta e manco dei clan foggiani. No, sotto la Mole ci sono ben due mafie nigeriane che si dividono il mercato della droga e della prostituzione. A raccontarlo è il giornalista Sergio Nazzaro nel libro Mafia nigeriana, la prima inchiesta della squadra anti tratta.

Dopo Castel Volturno, reportage sulla mafia africana, edito da Einaudi, Nazzaro torna ad occuparsi della misteriosa piovra nera che da Benin City ha ormai messo radici in Italia, il Paese inventore dello stesso concetto di mafia. Dalla Campania al Piemonte, il giornalista continua il suo lavoro sulle organizzazioni criminali nigeriane. Per Città Nuova racconta quella che è un’indagine chiave nella storia della lotta alla mafia nigeriana in Italia.

Alla fine del 2012 una ragazza nigeriana denuncia due suoi connazionali. Sembra una denuncia come tante altre, solo che questa finisce sul tavolo della dalla Sat, la Squadra antitratta della polizia locale di Torino. Quattro anni di indagini che si concludono con quarantaquattri arresti. Per gli investigatori sono tutti esponenti di due organizzazioni, Maphite e Eye, due della mafie native della Nigeria che negli anni si sonospecializzate nello sfruttamento della prostituzione e nel traffico di droga. Il libro di Nazzaro racconta che quella scoperta dalla Squadra antitratta di Torino è “una grande organizzazione internazionale, dai contorni paragonabili alle nostre mafie, che minaccia, sfrutta e uccide”.

D’altra parte è proprio a Torino che per la prima volta sono stati condannati per associazione mafiosa 36 appartenenti della mafia nigeriana: è il 2010 è esponenti dei clan Black Axe e Eiye vengono condannati a pene dai 4 ai 14 anni di carcere. Nel capoluogo piemontese, infatti, gli Eiye e i Black Axe erano entrati in rotta di collisione già nel 2003. Scoppia una guerra, combattuta per le strade della città con coltelli, machete e asce, che fa feriti su feriti e attira l’attenzione degli investigatori. Sembrava un caso isolato, una guerra tra bande che si fermava solo alle periferie torinesi: e invece adesso la mafia made in Nigeria è arrivata a mettere radici anche nel resto del Paese. In Campania, ma come ha raccontato ilfattoquotidiano.it anche a Palermo, la stessa città che ha visto suo malgrado la nascita della Piovra.

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