Un milione di specie animali a rischio e la perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il Pil globale, per una cifra che arriva a 145mila miliardi di dollari l’anno. Questi alcuni dei dati raccontati da Sir Robert Watson, esperto internazionale di tematiche ambientali e direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research, a Roma per la 32esima Peccei Lecture organizzata da Wwf Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, con il sostegno di Novamont.

“I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità si devono affrontare insieme e ora” dice Watson, spiegando come l’uomo sia colpevole di aver “trasformato il 75% della superficie delle terre emerse, provocato impatti cumulativi per il 66% degli oceani e distrutto l’80% delle zone umide”. La sfida più grande è proprio fare vivere l’uomo in armonia con la natura e per renderlo possibile serve “una politica globale che permetta di integrare il capitale naturale nei sistemi di contabilità nazionale, applicare incentivi a produzioni e consumi sostenibili, oltre ad aumentare le aree protette”.

Alla Peccei Lecture, moderata dal direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna, è seguito un confronto fra il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, Catia Bastioli di Novamont, il portavoce di Asvis Enrico Giovannini, il presidente della stazione zoologica A. Dohrn Roberto Danovaro, il direttore generale del Wwf Italia Gaetano Benedetto e il presidente della Fondazione Aurelio Peccei, Roberto Peccei. Per tutti il 2020 dovrà segnare una vera svolta per la salvaguardia della biodiversità.

E per rendere possibile questo cambio di rotta anche in Italia, il Wwf ha lanciato il decalogo per un New Deal for People and Nature, col fine di arrestare la perdita di biodiversità e rendere operativi e concreti gli sforzi necessari per la strategia 2020-2030.

1. Biodiversità: si deve attuare un piano di azione per la conservazione della Natura, rafforzare il sistema delle aree protette e sviluppare un programma nazionale di restauro degli habitat degradati.

2. Clima e Energia: entro il 2030 si devono ridurre almeno del 55% delle emissioni e accelerare la giusta transizione verso un’economia totalmente decarbonizzata.

3. Governo dell’Ambiente: per gestire la conversione ecologica del sistema produttivo, si dovranno istituire un ministro per la Transizione ecologica e la Sostenibilità e un tavolo di confronto sulla giusta transizione presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

4. Sviluppo sostenibile: il valore del capitale naturale deve essere integrato negli strumenti di programmazione economico-finanziaria delle imprese e dell’amministrazione pubblica, e calcolato nelle politiche settoriali a tutti i livelli, come proposto dal Comitato nazionale per il Capitale naturale.

5. Agricoltura: promuovere la transizione agroecologica delle filiere agricole.

6. Acque interne: Entro il 2027 va raggiunto l’obiettivo europeo del “buono stato ecologico” dei corpi idrici, aumentando almeno dal 20% al 50% la quota dei fondi nazionali per la riduzione del rischio idrogeologico.

7. Acque marine: gestire le risorse del mare con un approccio ecosistemico, che integri reti di aree marine protette e una gestione sostenibile delle attività di pesca.

8. Foreste: mantenere e incrementare la qualità degli ecosistemi forestali nazionali e i benefici che ne derivano.

9. Aree urbane: attuazione di una norma che stabilisca obiettivi nazionali e regionali per fermare il consumo di aree libere, incentivando una rigenerazione urbana che consideri il suolo bene comune e risorsa non rinnovabile.

10. Trasporti e infrastrutture: favorire le modalità di trasporto a basso consumo di suolo e low carbon con un Piano nazionale della mobilità aggiornato.

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