Una nuova promessa, l’ennesima. Dopo un anno la procura del Cairo dice di voler far ripartire il dialogo con i magistrati di Roma sull’omicidio del ricercatore Giulio Regeni. Il procuratore generale egiziano Hamada al Sawi – a quanto apprende l’Ansa – ha infatti invitato il procuratore capo della Capitale, quando verrà nominato dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone, ad un incontro al Cairo “al fine di confermare la volontà di fare progressi nel campo della cooperazione giudiziaria tra i due Paesi nelle indagini sul caso Regeni”, si legge in una lettera recapitata all’ambasciata italiana in Egitto. La ripresa del dialogo tra le procure era stato sollecitato di recente dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aveva incontrato la famiglia del ricercatore alla Farnesina lo scorso 7 ottobre.

Nella lettera, inviata all’ambasciatore d’Italia al Cairo Giampaolo Cantini, il procuratore generale egiziano si dice “lieto di invitare il signor Procuratore capo della Repubblica di Roma e chi tra i membri della Procura egli desidera coinvolgere nell’incontro”, per il summit al Cairo. Un incontro, scrive ancora Hamada al Sawi, che “riteniamo potrà avvenire dopo la nomina del nuovo Procuratore capo di Roma, come prospettato nel nostro incontro del 12 ottobre scorso”.

Il ministro degli Esteri, che aveva promesso “conseguenze su tutto” se l’Egitto avesse continuato a non collaborare, ha commentato così la notizia: “Dopo un anno di impasse, la procura egiziana ha inviato una lettera alla nostra procura della Repubblica di Roma esprimendo la volontà di voler ‘fare progressi nel campo della cooperazione giudiziaria tra Roma e Il Cairo nelle indagini sul caso Regeni, dando disponibilità ad un incontro al Cairo. È una notizia importante, che il governo italiano accoglie positivamente. Mando un abbraccio alla famiglia di Giulio, che ho visto recentemente e alla quale ho ribadito il massimo impegno dello Stato italiano nel restituire loro verità e giustizia”.

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