Milano. Sembra una proboscide in alluminio. No, è un serpente. Neanche. E’ l’installazione dell’artista teutonica Inge Mahn, invitata dall’eclettico architetto Massimiliano Locatelli e da Alexander May, mente creativa dello spazio espositivo ricavato dalla chiesa cinquecentesca sconsacrata di San Paolo Converso. Inge, che ha l’aria di una tranquilla signora di mezz’età, un po’ erede del “readymade” di duchampiana memoria, si lascia ispirare dall’enorme condotto dell’aria condizionata che segna il perimetro della volta affrescata. Ne esalta la forma e la prolunga, quasi fosse un animale biblico, fino al pavimento. Il risultato della mostra site specific, “ Snake, swinging, caravan”, è stupefacente. Si attraversa l’altare e siamo di fronte a una metà di un caravan che lei re/interpreta come un confessionale su ruote. Tutto molto concettuale, tutto di forte impatto. Come lo fu la casupola che nel 1969, in pieno clima di “imagination au pouvoir”, progettò con Joseph Buys, entrambi ventenni, nella Kunstakademie, l’Accademia delle Belle Arti, di Dusseldorf. Da vedere assolutamente fino al 16 novembre.

Ritorna la Milano da bere. Ma non è quella del rampatismo/affaristico degli anni ’80. E’ la festa della Vendemmia di via Montenapoleone. Sul modello design ogni vetrina a tema offre una “spremuta” di wine, food e influencer. Ressa salottiera da Isaia dove Gianluca Isaia, figlio d’arte, ha messo in vetrina un manichino tailor made, steso per terra, con qualche bottiglia di rosso d’annata Bisol intorno. E’ vero che davano l’idea di essere appena state scolate… ma più di un passante è entrato in boutique, offrendosi di chiamare l’ambulanza… Da Carlo Tivoli il padrone di casa è il figlio Clemente, che offre bollicine millesimate, sfiziosità stellate in mezzo a trionfi di fiori arcilboldeschi. Appesi (non alle pareti) i blu di Klein, gli arazzi di Boetti e gli optical di Escher. Sono i tessuti ai quali Clemente si è ispirato per la sua nuova collezione, non di pelo ecologico che inquina come la plastica. Evviva la sincerità.

Venezia uno. Proprio mentre il mondo della lirica è scosso dagli acuti contro Placido Domingo per presunte molestie sessuali a colleghe e coriste Laura Troisi, organizzatrice di eventi culural/canterini, e’ la padrona di casa al galà nello storico Teatro Malibran. A consegnare gli Oscar della Lirica un Andrea Bocelli che, tra gorgheggi e duetti canori con la soprano vincitrice Tea Purtseladze, difende il collega placidamente. Con una premessa: le mani vanno sempre tenute al loro posto. Eh, già. Sorride Annamaria Chiuri, mezzosoprano, pluripremiato e cugina di Mariagrazia Chiuri, la stilista di Dior, la più amata del fashion system. Finalmente le chiedo la differenza tra soprano e mezzo soprano. Me l’arieggia: “Noi siamo le femmine, le passionali, le getta/scompiglio…”

Venezia due. Attraverso Canal Grande per il decimo compleanno di Centurion Palace, il cinquestelle, ricavato da un palazzo neo/gotico. Chiamato così perché l’architetto e progettista Guido Ciompi, durante i lavori di scavo trovò nelle fondamenta un tesoretto di monete romane d’epoca adriana raffiguranti Antinoo. Questa scoperta anticipa di qualche secolo la nascita di Venezia che si credeva essere relazionabile alla discesa di Attila in Italia. Chiaro? Quando scappa, scappa e corro in bagno che sono scatole di resina oro che riprendono gli interni della Basilica di San Marco.

P.S. Per gentile concessione di Guido Ciompi, vignettista per caso. In fondo, c’è poco da brindare!

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