“La sfiducia delle donne nella Giustizia, quando vogliono mettere fine a situazioni di maltrattamento, riguarda molto spesso la decisione di molti tribunali, nelle cause di separazione, di valutare il rifiuto del bambino come responsabilità genitoriale della madre anche in assenza di evidenti condotte nocive. Nei tribunali si ricalca da tempo il solco tracciato nel ddl Pillon contro cui ci siamo battute”, così la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, ha commentato, durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati, quei percorsi giudiziari che ri-vittimizzano le donne a causa della alienazione parentale. “Le consulenze tecniche – ha continuato – devono essere scelte con criteri tecnici oggettivi, devono essere fatte domande chiare che indaghino la violenza distinguendola dal mero conflitto. Quando si degrada il maltrattamento a situazione di conflittualità si compie il primo passo verso la conclusione che il rifiuto del padre sia un caso di alienazione. La bigenitorialità viene ricercata in maniera esasperata e ossessiva a tutti i costi anche sopra l’interesse del minore che invece deve essere ascoltato”.

Da mesi la commissione di inchiesta sul femminicidio sta vagliando le criticità del sistema giustizia perché aumentano le denunce di figli sottratti da “un vento di restaurazione”, così lo ha chiamato Laura Boldrini, ben descritto nel libro I nostri bambini meritano di più. La sindrome di alienazione parentale e il furto della madre, scritto dalla pediatra Maria Serenella Pignotti. “L’alienazione parentale non è riconosciuta scientificamente ma viene applicata in tutta Italia. E’ una situazione critica che coinvolge molti tribunali – ha detto durante la conferenza stampa Bruna Rucci, psicologa dell’associazione Maison Antigone e consulente tecnico di parte di molte madri – L’alienazione entra nel processo con i consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) ed è nella testa dei giudici. I consulenti del tribunale sono formati nelle scuole di psicologia giuridica dove viene insegnato che la madre è sempre malevola e vengono bypassate tutte le teorie legate alla primaria importanza del legame madre-figlio. In quelle scuole si sono inventati una psicologia parallela e ascientifica che serve solo a giustificare i violenti e a scollare la figura materna dalla vita dei bambini. I quesiti posti dal giudice non tengono conto della violenza persino se ci sono rinvii a giudizio o condanne per maltrattamento inflitte a padri creando fin dal principio un pregiudizio per le madri che vogliono tutelare i figli. Come facciamo a tutelare le donne e i minori vittime di violenza quando le Ctu dicono che il penale non deve entrare nel civile?”.

La dura presa di posizione di sindacati, associazioni, centri antiviolenza, e l’appello di Mara Carfagna hanno sollecitato la risposta di Alida Montalti, presidente del Tribunale dei Minorenni di Roma, sulla vicenda di Laura Massaro, da cui il figlio di 9 anni è stato allontanato: “Non è consentita al Presidente del Tribunale per i minorenni, come a ogni dirigente di un ufficio giudiziario giudicante, ordinario o specializzato che sia alcuna forma di intervento sui provvedimenti emessi dai giudici dell’ufficio che dirige. Al contrario il dirigente dell’ufficio, in questo caso il Presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, ha il dovere di astenersi da qualsiasi forma di ingerenza, durante e al termine del procedimento, a tutela dell’autonomia e indipendenza del collegio chiamato a decidere e anche della integrità e dignità della stessa funzione giurisdizionale”.

Il presidente di un tribunale non può interferire nelle sentenze dei giudici è vero ma non dovrebbe invitare ad un discreto silenzio e piuttosto dovrebbe ascoltare le numerose denunce che, da più parti, segnalano la quotidiana violazione della Convenzione di Istanbul e dei trattati internazionali sui diritti dei minori, per garantire la loro applicazione. Sono leggi dello Stato italiano perché sono state ratificate e accolte nel nostro ordinamento eppure spesso sono equiparate a carta straccia da parte dei consulenti tecnici incaricati dai giudici nelle cause di affidamento dei figli.

Eppoi c’è sempre di mezzo l’alienazione parentale, teoria pseudoscientifica sostenuta anche con mistificazioni. Sui social è tornato a circolare un vecchio comunicato della Sinpia – Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza – che risale al 2013 in cui si dichiarava che la Pas aveva superato negli Stati Uniti i criteri fissati dalle Frye e Daubert Rules (i due criteri statunitensi di accettazione di concetti scientifici in Tribunale) per essere riconosciuti come scientificamente validi dalle competenti autorità giudiziarie, ebbene il comunicato venne smentito da un articolo pubblicato sul sito Alteravista e pare non sia più visibile sul sito della Sinpia (che può chiedermi eventuali rettifiche).

Vicende dolorose travalicano le mura dei palazzi di giustizia e sempre più spesso arrivano all’attenzione dell’opinione pubblica perché la sete di giustizia sta diventando intollerabile per molte madri che hanno visto pregiudicati i loro diritti.

L’altra sera al Tg5 si è parlato anche di Ginevra Amerighi che non vede la figlia da 9 anni. Una Ctu del Tribunale dei Minorenni di Roma le diagnosticò un disturbo da personalità istrionica e in seguito a quella perizia (contestata da autorevoli psichiatri) venne dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale. Eppure Ginevra non aveva mai fatto del male alla figlia che le fu strappata in tenerissima età. E’ un caso unico in Italia perché non le è stato permesso di vedere la bambina neppure con visite vigilate e nemmeno di sentirla al telefono. Da nove anni vive il suo calvario ritirata nelle Isole Eolie dove svolge la professione di insegnante di sostegno ai bambini delle scuole elementari. Dichiarata pericolosa per la sua bambina, si prende cura dei figli di altri genitori. Recentemente è stata valutata positivamente da parte de servizi sociali ma il Tribunale dei Minorenni di Roma le ha ancora risposto che non può vedere una figlia che non ha mai maltrattato. “La nostra vita se ne sta andando”, ha detto ai microfoni del Tg5, e se ne va nell’indifferenza di uno Stato.

La testimonianza di Ginevra Amerighi è toccante e ci interroga sul sistema giustizia e su quello della tutela dei bambini. Così come vanno citate le vicende di Antonella Penati, oggi presidente di Federico nel cuore, di Erica Patti e della madre della piccola Gloria uccisa dal padre lo scorso mese di giugno, come sono stati uccisi Federico Barakat, Andrea e Davide Iacovone nonostante le richieste di aiuto delle loro madri che volevano proteggerli. Lo svelamento delle storture del sistema in tema di affidi e tutela dei bambini non riguarda solo Bibbiano ma molti tribunali italiani: una lunga catena di testimonianze ci parla di iniquità, di sfiducia, di paura e denuncia pregiudizi contro le madri e tutto questo si consuma nei luoghi che dovrebbero celebrare ogni giorno, giustizia ed equità e ispirare la fiducia nelle istituzioni.

@nadiesdaa

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