“A Rimini si era creata in via autonoma, un gruppo camorristico”. Parola del procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, sull’operazione che in EmiliaRomagna ha portato a dieci arresti. I componenti di gruppi rivali, autonomi ma con legami e conoscenze con i boss Contini, Nuvoletta e Mazzarella, si stavano fronteggiando in una guerra tra clan camorristici per il controllo del territorio riminese. I carabinieri di Rimini hanno eseguito un’ordinanza del gip del Tribunale di Bologna, Sandro Pecorella, su richiesta della Procura Antimafia. L’indagine, nata dall’intuizione del sostituto procuratore Marino Cerioni e dei militari dell’Arma, ha di fatto stroncato una guerra tra clan camorristi sul territorio riminese, scatenata dal clan emergente, capeggiato da Ciro Contini, 31 anni, nipote del boss dei quartieri Vasto e Poggioreale di Napoli, Edoardo Contini, detto ‘Faccia d’Angelò, come in Gomorra di Saviano.

“L’esigenza di una maggiore attenzione alle infiltrazioni nel territorio – ha aggiunto Amato – l’ho percepita quando abbiamo pensato di dedicare il lavoro di collegamento a fatti specifici da segnalare alla Dda, unendo quindi le diverse forze con una maggiore possibilità di sinergia”. A ottobre 2018 i militari del Nucleo Investigativo si concentrano sull’operatività a Viserba Monte di un’attività di noleggio autovetture, sospettata di riciclaggio. È emerso quello che gli inquirenti definiscono “un sodalizio camorristico capeggiato da Ciro Contini, affiancato dal suo braccio destro Antonio Acampa, 40 anni, e dai gregari Cosimo Nicolì (42) e Armando Savorra (62), pluripregiudicati napoletani da anni residenti in Riviera, nonché da giovani “castigatori” Pasquale Palumbo (44 anni), Francesco Capasso (26) e Fabio Rivieccio (28), tutti già conosciuti dalle forze dell’ordine e in carcere”. Questo nuovo clan, secondo gli investigatori, poteva già contare su un’ampia disponibilità di armi da fuoco.

Inizia così una serie di violenti pestaggi nei confronti di altri soggetti riminesi ma storicamente legati a clan camorristici campani. Tra queste aggressioni, quella che scatenerà la guerra di camorra, è nei confronti di Pio Rosario De Sisto 61 anni considerato legato al clan camorristico Nuvoletta, sotto estorsione, secondo la Procura, per 30mila euro. Come ricostruito dai carabinieri, De Sisto era stato prima condotto sotto la minaccia di pistola all’interno di un capannone, immobilizzato con nastro adesivo e picchiato con mazze da baseball e martelli al cranio alle braccia. De Sisto era sopravvissuto, con prognosi superiore ai 50 giorni, e non aveva mai fatto i nomi degli aggressori. Anzi aveva raccontato di essere stato pestato da un gruppo di magrebini. Dopo De Sisto, il neo-clan riminese di Ciro Contini aggredisce Giuseppe Ripoli 41 anni, di un gruppo antagonista, capeggiato da Massimiliano Romaniello (45 anni) e Antonino Di Dato 43. Tutti e tre agli arresti domiciliari da questa mattina.

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