Non sono bastate due sconfitte in tribunale, l’ultima delle quali lo scorso 9 agosto. Il Viminale ha deciso di ricorrere nuovamente per chiedere l’insussistenza del diritto all’iscrizione di una richiedente asilo all’anagrafe del Comune di Bologna. Ad annunciarlo la Onlus Avvocato di strada che in questo iter processuale ha seguito la donna.

Un “colpo di coda” di Matteo Salvini, ormai prossimo a lasciare il ministero dell’Interno, come lo definiscono i legali Antonio Mumolo e Paola Pizzi. “Ancora una volta, in dispregio delle regole processuali, il ministero propone il giudizio di merito nonostante non abbia preso parte al giudizio relativo alla fase cautelare e ancora una volta tenta di sostituirsi al sindaco di Bologna, nonostante lo stesso abbia deciso di accettare la statuizione del tribunale”, proseguono, evidenziando come la scelta del leader leghista “rappresenta un’inutile azione di propaganda”. “La decisione di Salvini di proseguire nel giudizio mal si concilia con le nostre regole processuali e comporta esclusivamente un’inutile dispendio di risorse pubbliche, oltre all’evidente tentativo di avvelenare i pozzi”, concludono.

I giudici del tribunale bolognese avevano infatti sottolineato un problema di forma: il Viminale non poteva presentare il reclamo “non essendosi presentato nella prima fase del giudizio”. Ma non solo. Così come successo in un episodio simile a Firenze, i magistrati hanno evidenziato anche delle falle del Decreto sicurezza, sottolineando la necessità di una “interpretazione della norma” sulla base anche dei provvedimenti precedenti . Il giudizio non si riferiva al solo caso seguito da Avvvocato di strada, ma anche a un altro richiedente asilo. L’uomo e la donna, grazie al ricorso, sono oggi a tutti gli effetti dei cittadini bolognesi.

Anche un giudice di Ancona, poche settimane fa, ha preso una decisione simile e ha obbligato il Comune a iscrivere un richiedente asilo all’anagrafe sollevando però, per la prima volta, la questione di legittimità costituzionale della norma.

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