L’idea di condannare qualcuno all’esilio, per me, fino a ieri era una possibilità che si limitava alla sfera letteraria – penso ai personaggi di Sofocle o di Chinua Achebe e naturalmente allo stesso Dante. Che una figura politica potesse essere esiliata dalla propria città in epoca moderna stupisce molto il pubblico fuori dai confini nazionali. Prima di tutto, se non sei considerato degno di vivere nella tua città, com’è possibile che ti venga dato il diritto di muoverti liberamente in un’altra? Forse, allora, le colpe di cui vieni accusato non sono poi tanto gravi, se non perché costituivano un affronto ai venti politici che soffiano nel Paese?

Nel caso di Mimmo Lucano, la Suprema Corte di Cassazione si è già pronunciata sulla sua innocenza rispetto ai reati che gli erano stati imputati. Non risulta essere né un condannato, né un criminale.

Il Comitato Undici Giugno, poco più di 24 ore fa, ha lanciato una petizione al Presidente Mattarella (change.org/dignitapermimmo) per chiedere che “si consenta a Domenico Lucano di poter tornare nel comune di Riace a far visita ed assistere il proprio anziano padre”, un 93enne afflitto di leucemia che potrebbe essere in fin di vita, per dei motivi ben giustificati:

“Le ragioni dell’applicazione delle citate misure cautelari nei confronti di Domenico Lucano, accusato di essersi adoperato per favorire l’immigrazione clandestina attraverso la celebrazione di matrimoni fittizi (circostanza, peraltro, mai verificatasi) oltre che di aver proceduto ad affidamento diretto del servizio di raccolta di rifiuti a cooperative sociali (circostanza, nel caso di specie, ammessa dalla legge), venivano ricondotte al rischio di reiterazione dei reati contestati e di inquinamento probatorio in considerazione della carica di Sindaco che Domenico Lucano ha rivestito nel Comune di Riace fino allo scorso 26 maggio, data in cui i cittadini di Riace hanno eletto una nuova amministrazione comunale nella quale Domenico Lucano non ricopre alcuna carica pubblica, né amministrativa né politica (…) Alla luce di quanto sopra, ed in particolare della cessazione di ogni carica, di fatto, Domenico Lucano, cittadino incensurato, né, prima d’ora, neppure indagato per alcun tipo di reato, risulta oggetto di un esilio politico non giustificato da alcuna ragione giuridica”, si legge nella petizione.

In poco più di una giornata, la petizione ha raccolto quasi 30.000 firme e il sostegno di diversi personaggi politici ed esponenti del mondo della cultura. In queste ore, le adesioni continuano a crescere: è evidente che il caso abbia scosso la sensibilità di una parte significativa del Paese. Forse l’empatia dei cittadini italiani è più dura a morire di quanto alcuni pensassero. L’empatia verso Mimmo Lucano e il padre anziano e malato, ma anche verso tutto ciò che Lucano rappresenta: l’artefice dello sviluppo di un intero modello di accoglienza e integrazione dei migranti che ha caratterizzato la sua amministrazione, facendo di Riace un esempio studiato e apprezzato nel mondo e del quale hanno beneficiato sia gli italiani che gli immigrati stessi.

In questi mesi, Mimmo Lucano è rimasto nei pensieri e nei cuori di migliaia di persone che non l’hanno mai dimenticato: su Change.org, sono state lanciate molte petizioni di solidarietà a Mimmo. Dal semplice sostegno di quella intitolata “Io sto con Mimmo Lucano” a proposte di conferimento della cittadinanza onoraria nelle città di Crema e Modena; per il suo ritorno a Riace; dalla richiesta diretta alla RAI di girare una fiction sul lavoro e la vita di Lucano alla campagna da 1000 sostenitori per assegnargli il Premio Nobel per la Pace.

Se i mafiosi, in molte città italiane, possono permettersi di stare a casa propria senza essere disturbati, perché dei simboli di pace e tolleranza quali la figura di Mimmo Lucano dovrebbero essere condannati a percorrere le strade d’Italia come anime inquiete in esilio dal mondo?

Tante persone hanno ormai capito che l’esilio di Lucano rappresenta la concretizzazione della volontà politica di allontanarlo, estromettendolo dal perimetro di ciò che è considerato “socialmente accettabile” proprio come è avvenuto per i passeggeri della Open Arms, tenuti al largo delle coste italiane per giorni.

Nonostante tutto, oggi, molti tanti italiani tengono tutte queste persone vicine nel proprio cuore, nella propria mente e attraverso le proprie azioni: che si tratti di coloro che hanno bisogno di aiuto, di quelli che offrono loro soccorso o dei loro padri novantenni.

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