Continuano le proteste e aumenta il numero degli arresti da parte delle forze di sicurezza indiane nel Kashmir. Sono oltre 500 le persone incarcerate dall’inizio delle manifestazioni nella regione dell’Himalaya, secondo quanto riportato dall’emittente radiofonica statale All India Radio che ha motivato l’operazione degli agenti come un’azione per prevenire ulteriori violenze, mentre mercoledì c’è stata la prima vittima tra i manifestanti. Un uomo è morto, mentre altri sei sono rimasti feriti e ricoverati in ospedale con ferite d’arma da fuoco, durante gli scontri nell’area: la vittima, secondo le ricostruzioni, inseguita dalle forze di sicurezza è saltata in un fiume della città di Srinagar ed è annegata.

Continua anche lo scontro diplomatico tra i due Paesi vicini e storicamente in conflitto, India e Pakistan, con Nuova Delhi che, attraverso il proprio ministro degli Esteri, Subrahmanyam Jaishankar, ha fatto sapere che la decisione di togliere l’autonomia costituzionale alla regione è un “affare interno”: “I recenti sviluppi relativi all’articolo 370 sono interamente affari interni dell’India – si legge nella nota del dicastero – Cercare di interferire in quella giurisdizione invocando una visione allarmistica della regione non avrà mai successo”.

Una risposta, questa, alla decisione di Islamabad di interrompere i rapporti diplomatici con l’India. A questo proposito, intorno alle 20 ora locale è atteso anche il discorso del primo ministro nazionalista, Narendra Modi, che spiegherà la decisione del governo di abrogare lo statuto speciale del Kashmir. Ma intanto dagli Esteri si fa sapere che il governo “si rammarica dei passi unilaterali annunciati dal Pakistan e invita il paese a rivederli per preservare i canali abituali delle comunicazioni diplomatiche”. Il comunicato prosegue dicendo che “l’intenzione che si nasconde dietro queste misure è quella di presentare al mondo un quadro allarmante dei nostri legami bilaterali. I motivi addotti dal Pakistan non trovano riscontro nella realtà dei fatti”.

Il Paese musulmano, però, mantiene la linea della rottura e ha annunciato la sospensione di un servizio ferroviario chiave per i collegamenti con la vicina India. Il ministro dei Trasporti pachistano, Sheikh Rashid Ahmad, ha reso noto che il servizio Express, o Friendship Express (Espresso dell’Amicizia), viene sospeso con effetto immediato. Ma, a differenza di quanto sembrava trapelare, il Pakistan ha annunciato di non stare prendendo in considerazione un’opzione militare per risolvere la crisi, ma di stare cercando una risposta politica e legale alla revoca indiana dello statuto speciale della regione. Ad affermarlo è il ministro degli Esteri Shah Mahmood Qureshi, che ha aggiunto che presto si recherà in Cina per informare Pechino sulla situazione.

Un tentativo di mediazione tra le due potenze arriva anche dall’Unione europea, che temeva lo scoppio di una guerra tra due Paesi che dispongono di arsenali nucleari. L’Alto rappresentante della politica estera della Ue, Federica Mogherini, ha avuto una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri indiano e con quello pachistano, Shah Mahmood Qureshi. Con entrambi ha sottolineato l’importanza di evitare un’escalation di tensioni. Per questo ha definito “cruciale” il dialogo tra India e Pakistan: “L’Ue sostiene una soluzione politica tra le due parti, unica via per risolvere una disputa che provoca instabilità nella regione”, ha detto.

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