Con la direttiva Salvini sul censimento di rom e sinti si è avviata l’altra grande raccolta d’odio che gonfia le vele del ministro dell’Interno e futuro leader di un’Italia fondata sul rancore, una visione tetra del mondo, relazioni sociali incattivite, in cui essere poveri è un crimine, mentre bande di fascisti sono liberi di scorrazzare in memoria del loro duce, dimentichi della sua miserabile fine di sorcio che scappa travestito da soldato tedesco. Quindi chi meglio di qualche “zingaraccia” per gonfiare queste vele nere?

E quale posto migliore di Milano, la città che resiste all’onda nera? Così una consigliera comunale e neo eletta al Parlamento europeo, Silvia Sardone, nelle austere aule di Bruxelles preferisce frequentare, in tandem con l’anti-rom, Alessandro Morelli, i campi rom di Milano: prima Chiesa Rossa, poi Vaiano Valle, via Martirano, infine via Monte Bisbino dove trovare finalmente quello che si cerca: una cosiddetta “zingaraccia” che tra le minacce di demolirle la casa, le schifose domande ai figli: “tu rubi?”, reagisce con l’invocazione del proiettile per Salvini, il terrore degli “zingari”.

La donna è agli arresti domiciliari per furto, quindi tutto torna: una criminale che minaccia un ministro dello Stato, non ha importanza che ora cerchi con tutte le sue forze di dare ai figli un futuro diverso dal suo, mandandoli a scuola e preservandoli dalla devianza. Questo no si dice. Quindi “zingaraccia, attenta che ora arriva la ruspa”. Non ha alcuna rilevanza che tutto questo nasconda la totale ma consapevole ignoranza sulla condizione di rom e sinti in italia: minoranza non riconosciuta, quindi senza diritti, messa ai margini sociali e civili da un antico pregiudizio che impedisce una vita normale (chi affitta o offre un lavoro a uno “zingaro”?), è stata in grado di superare oltre sei secoli di pregiudizio e persecuzioni insieme al popolo ebreo, trovando sempre modi propri per sopravvivere con mestieri che univano utilità sociale a impossibilità di essere accolti stabilmente – dove non erano nella condizione di schiavitù come in Romania fino a metà 800 (musicisti, stagnai, commercianti di cavalli, impagliatori, calderari, circensi, ecc.).

L’orrore dell’Olocausto ha fatto vergognare il mondo e cadere finalmente il pregiudizio antisemita (che comunque continua a covare sotto la cenere dei forni crematori). Lo stesso non è avvenuto per rom e sinti. Il loro Olocausto, il Porrajmos, non è riconosciuto, non c’è vergogna per l’oltre mezzo milione di rom e sinti sterminati nei lager nazifascisti, per le migliaia di “zingari” uccisi ai bordi delle strade nei Paesi dell’Est europeo durante la seconda guerra mondiale. Così, messi all’angolo, finiti o repressi (come per i giostrai) i loro lavori tradizionali rom e sinti sopravvivono ancora a qualunque costo.

Rubano? Sì alcuni rubano, altri sono sfruttati nei sub-sub-appalti delle carovane, dell’edilizia, delle imprese di pulizia, molti sono stati in grado di trasformare le loro abilità tradizionali in lavori “moderni”, molti altri sono entrati nella “normalità” a costo di negare la propria identità (nelle professioni, medici, avvocati, persino nella polizia). Altri infine testimoniano con l’arte, la cultura, l’impegno sociale il loro essere rom e sinti, pagando il prezzo delle ingiurie e dell’odio. Tutto questo, insieme con il fatto che l’unico strumento normativo per l’inclusione di rom e sinti, la Strategia nazionale approvata nel 2012 dal governo italiano, con le previsioni di interventi su casa, lavoro, scuola e salute, non è stato mai utilizzato, mentre il grande flusso di soldi proveniente dalla comunità europea per gli stessi obiettivi non arrivava mai ai destinatari, rom e sinti , ma si fermava in ben altre mani, tutto questo non conta nulla per chi pure dai loro posti lautamente retribuiti dovrebbero amministrare la cosa pubblica per il bene collettivo, anche, e forse soprattutto, di chi sta ai margini perché finché ci sarà un ultimo nella scala sociale non ci sarà una società giusta e una democrazia compiuta.

No, tutto questo non conta. Quello che conta è cercare di caricare odio e repulsione. Ma cos’è più repellente: sopravvivere a qualunque costo anche nel degrado o usare la miseria e il degrado altrui perché tutto fa brodo ai propri fini? Salvini per gonfiare le vele del suo prossimo trionfo elettorale, Sardone e Morelli, non avendo altri argomenti, per usare gli “zingari” per andare all’attacco della giunta Sala.

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