Almeno 685 manifestanti fermati. È questo il bilancio provvisorio, riportato dalla ong OVD-Info, delle nuove proteste a Mosca, dove è in corso la mobilitazione contro l’esclusione di decine di candidati indipendenti e dell’opposizione alle elezioni per i 45 deputati della Duma locale in programma l’8 settembre. La ong, che monitora l’attività della polizia, denuncia che gli avvocati non possono vedere i detenuti in diversi dipartimenti di polizia e che tra i fermati ci sono anche dei giornalisti. Uno dei detenuti ha denunciato che la polizia ha minacciato di tagliare le dita a chi non si sottopone alla procedura dell’impronta digitale.

Gli agenti hanno fermato anche l’ultima leader dell’opposizione rimasta a piede libero dopo la mobilitazione del 27 luglio: Lyubov Sobol, fedelissima di Aleksei Navalny, segretario del Partito del Progresso e presidente della Coalizione Democratica. La donna è stata fermata mentre si recava in taxi verso i boulevard della capitale, dove stanno protestando i manifestanti. “Perché avete i caschi, avete paura di una ragazza al 20esimo giorni di sciopero della fame?”, ha chiesto Sobol ai poliziotti. Gli agenti l’hanno quindi caricata a forza, facendola scendere dal taxi, su una camionetta della polizia.

Lyubol Sobol il 13 luglio aveva denunciato la bocciatura della sua candidatura e l’avvio di uno sciopero della fame e protesta a oltranza. Ivan Zhdanov, responsabile delle strategia della Fondazione anti corruzione di Aleksei Navalny, segretario del Partito del Progresso e presidente della Coalizione Democratica, ha iniziato la stessa protesta oggi. “È arrivato il momento di misure radicali”, ha detto in una recente intervista Sobol, che ha invitato i suoi sostenitori a recarsi oggi “in un qualsiasi punto” dell’anello dei boulevard di Mosca.

Nel suo e in altri casi, la Commissione elettorale aveva denunciato l’invalidità di molte delle firme di residenti di Mosca richieste in sostegno della candidatura. “Torneremo nel centro di Mosca ogni sabato fino a che non rimettono i nostri nomi sulle schede. Tradirei i miei sostenitori se accettassi ora di tornare sulla Prospettiva Sakharov (il luogo meno centrale in cui il comune aveva autorizzato la manifestazione, ndr)”, aveva aggiunto.

Nella quarta giornata di mobilitazioni, la Commissione inquirente russa ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per riciclaggio di un miliardo di rubli – equivalenti a 13,7 milioni di euro – a carico della Fondazione anti corruzione di Aleksei Navalny, per cui lavorano Lyubov Sobol e Ivan Zhdanov. Navalny è noto anche per le denunce di corruzione nei confronti di alti funzionari pubblici. Gli investigatori hanno affermato che i dipendenti della Fbk “hanno ricevuto ampie somme di denaro da parte di terze parti, che sapevano essere state procurate illegalmente“.

La mobilitazione del 27 luglio era stata particolarmente violenta: la Guardia nazionale era intervenuta e aveva fermato in totale 1.400 persone. I tribunali distrettuali di Mosca, secondo quanto riporta l’agenzia Interfax, hanno finora condannato 88 persone a una pena fra 3 e 30 giorni di reclusione per aver partecipato sabato scorso a Mosca alla protesta non autorizzata. A 332 persone sono state comminate delle multe, due sono state condannate ai lavori socialmente utili e le case di diversi altri attivisti sono state perquisite.

Gli ultimi arresti per la protesta del 27 luglio erano arrivati il 2 agosto, quando cinque persone sono state colpite da misure di custodia cautelare in carcere. “Disordini di massa” è il reato contestato, che prevede fino a 15 anni di reclusione per gli organizzatori delle manifestazioni. Alexei Navalny, arrestato dopo le proteste, il 2 agosto ha denunciato un possibile avvelenamento dopo essere stato portato in ospedale per “una grave reazione allergica”. La maggior parte dei suoi alleati e leader della contestazione è allo stesso modo stata sottoposta a brevi pene detentive, tra cui altri candidati respinti alle elezioni locali come Ilia Iachine, Ivan Jdanov e Dmitri Goudkov.

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