“Le ossa non risalgono a epoca successiva alla fine del 1800”. È questo il responso del professore Giovanni Arcudi, uno dei maggiori esperti di antropologia forense, professore di medicina legale all’Università Tor Vergata di Roma, sui resti rinvenuti nei due ossari presenti nel Cimitero Teutonico in Vaticano. Dopo due giorni di analisi morfologiche su migliaia di ossa, il perito nominato dalla Santa Sede ha escluso categoricamente che tra quei resti ci possano essere anche quelli di Emanuela Orlandi, la 15enne figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia scomparsa misteriosamente nel 1983. La famiglia della ragazza aveva ricevuto alcune segnalazioni secondo le quali nella “Tomba dell’Angelo”, sempre all’interno del Cimitero Teutonico, sarebbero stati nascosti anche i resti di Emanuela. Il Vaticano ha acconsentito all’apertura del loculo e anche di quello adiacente dove, stando alle lapidi, avrebbero dovuto essere sepolte due principesse: Sophie von Hohenlohe morta nel 1836, e Carlotta Federica di Mecklemburgo morta nel 1840. Ma quando le tombe sono state aperte, delle due donne non c’era alcuna traccia. Di lì la decisione del Vaticano di aprire anche i due ossari per fare ulteriore chiarezza.

La direzione della Sala Stampa della Santa Sede ha spiegato che “il professore Giovanni Arcudi coadiuvato dal suo staff, alla presenza del perito di fiducia nominato dalla famiglia Orlandi, ha completato l’analisi morfologica dei reperti ritrovati negli ossari  (diverse centinaia di strutture ossee parzialmente integre e migliaia di frammenti). Nel corso degli accertamenti di antropologia forense, il professor Arcudi non ha riscontrato alcuna struttura ossea che risalga a epoca successiva alla fine del 1800. Il consulente di parte – ha precisato il Vaticano – ha avanzato richiesta di accertamenti di laboratorio su circa settanta reperti ossei; il professor Arcudi e la sua equipe non hanno avallato la richiesta perché le medesime strutture ossee hanno caratteri di datazione molto antichi. Per questi motivi, i campioni sono stati repertati e trattenuti presso il comando della Gendarmeria a disposizione del promotore di giustizia”.

Il Vaticano, poi, ha voluto anche rispondere alle accuse che gli sono state rivolte in queste settimane. “Nel dare comunicazione di queste operazioni – si legge nella nota ufficiale – la Santa Sede conferma la propria volontà di ricerca della verità sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e smentisce categoricamente che questo atteggiamento di piena collaborazione e trasparenza possa in alcun modo significare, come da alcuni talvolta affermato, una ammissione implicita di responsabilità. La ricerca della verità è interesse della Santa Sede e della famiglia Orlandi. La trasparente volontà della Santa Sede è peraltro già emersa, oltre che nelle indagini e negli esami in corso al Campo Santo Teutonico, in quelle effettuate dalle autorità italiane, a seguito di una segnalazione della Gendarmeria Vaticana, nella sede della nunziatura in Italia, a Villa Giorgina, per le quali è stata comunicata, in data 3 luglio, la richiesta di archiviazione da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Secondo quanto accertato dalle autorità italiane, che il 25 luglio scorso hanno avviato la procedura per la restituzione delle ossa rinvenute a Villa Giorgina, la datazione dei reperti risale a un periodo compreso tra il 90 e 230 d.C. Ciò – conclude il Vaticano – smentisce  qualsiasi collegamento con la dolorosa scomparsa di Emanuela Orlandi”.

Twitter: @FrancescoGrana

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