Negli Stati Uniti il senatore Chuck Schumer ha chiesto formalmente all’Fbi e alla Federal Trade Commission di aprire un’indagine su FaceApp. Ma al momento, precisa l’agenzia Reuters, non ci sono prove che FaceApp venda i dati degli utenti al governo russo. Una delle accuse più frequenti mosse alla startup russa è di usare le nostre foto come ‘magazzino’ su cui allenare i programmi di intelligenza artificiale ad affinare il riconoscimento facciale. Non che sia una loro prerogativa: “Tutte le grandi società, inclusa quella di Mark Zuckerberg, si stanno muovendo in questa direzione, ed è questo il motivo per cui l’attenzione delle Autorità di Controllo è molto alto”, conferma il docente. Si investe nei programmi di riconoscimento facciale per vari scopi: la profilazione avanzata a fini di marketing, l’autenticazione più sicura ai servizi. Anche le forze di polizia lo utilizzano come un ulteriore strumento di indagine. “Ora, poter avere gratuitamente un database enorme di fotografie di volti per perfezionare le tecniche di riconoscimento, è sicuramente un grande vantaggio”.

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