FaceApp è stata sviluppata dalla società Wireless Lab, fondata da Yaroslav Goncharov, con base a San Pietroburgo. Esiste dal 2017, ma è tornata di gran moda negli ultimi giorni, grazie a un algoritmo estremamente potenziato che permette di manipolare le foto dei volti con risultati molto realistici: si può cambiare sesso, invecchiare o di ringiovanire con un filtro. Per farlo, l’app chiede l’autorizzazione per accedere alle foto dello smartphone. L’immagine scelta viene poi inviata ai server, che la modificano quasi in tempo reale e la rispediscono all’utente. Questo, spiega Ziccardi, pone diversi problemi di privacy: “Il volto della persona è tradizionalmente uno dei dati più delicati, soprattutto se viene elaborato con sistemi di riconoscimento e analisi biometrica”, cioè un software che “analizza” il nostro volto per ricavarne altri dati. “Non è vero che l’attività si basa su dati anonimi. Non c’è bisogno di associare nome e cognome a un viso per far sì che sia riconoscibile e identificabile: è un dato personale e, in alcuni casi, “sensibile”, che va protetto”.

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