L’accordo, lo sbarco delle persone più vulnerabili, lo stallo. La barca a vela Alex della ong Mediterranea Saving Humans, che giovedì ha soccorso un gommone in difficoltà con 54 persone a largo della Libia, è al limite delle acque territoriali italiane, a 12 miglia da Lampedusa, da ore. Dal governo italiano è arrivato il divieto di avvicinarsi all’isola, mentre è Malta ad aver offerto lo sbarco con la contropartita di 55 migranti già presenti a La Valletta da mandare in Italia. Ma il trasbordo non è ancora avvenuto e alla fine è il Viminale ha far trapelare la propria spiegazione dello stallo, mentre resta sempre in piedi anche il caso della Alan Kurdi che ha recuperato altri 65 migranti per i quali l’Italia ha chiesto ufficialmente supporto alla Germania. La situazione sarebbe al momento senza via d’uscita secondo il ministero dell’Interno perché “Mediterranea pone una serie di condizioni” che “appaiono finalizzate a sottrarsi a qualsiasi forma di controllo anziché a salvaguardare le persone a bordo”. Una “impressione”, spiega fonti ministeriali, “rafforzata dalla espressa richiesta di essere sottratta a qualsiasi ‘azione coercitiva’ da parte di Malta o Italia, prefigurando una sorta di impunità”. Una ricostruzione totalmente smentita dalla portavoce Alessandra Sciurba: “Non abbiamo rifiutato La Valletta come porto sicuro ma in queste condizioni è impossibile affrontare 15 ore di navigazione. Siamo in attesa di assetti navali italiane o maltesi che prendano a bordo queste persone”. 

Il Viminale: “Vogliono trasbordo al largo”
In sostanza, secondo fonti del Viminale, Mediterranea rifiuta l’offerta dell’Italia di trasbordare gli immigrati per condurli a Malta a condizione che in porto entri anche l’imbarcazione. La ong – sempre stando alla ricostruzione del ministero guidato da Matteo Salvini – “propone di fermarsi, trasbordare gli immigrati su altre imbarcazioni messe a disposizione da Roma o La Valletta e invertire la rotta a circa 15 miglia nautiche da Malta”, quindi in acque internazionali. “Una provocazione assurda”, commentano le stesse fonti. L’obiettivo è il sequestro, insomma, meglio se a La Valletta. La situazione che sembrava prossima a sbloccare si è quindi complicata, perché il rifiuto a entrare in porto è considerato dal Viminale una “una scorciatoia per dribblare le norme di un altro Paese membro dell’Unione europea”. Il ministero dell’Interno sottolinea che “le cosiddette fragilità a bordo di Alex (donne e bambini, ndr) sono state già portate a terra, in Italia. Si tratta di 14 persone”, che hanno lasciato la nave e sono state trasbordate su una motovedetta della Guardia Costiera. Salvini nel pomeriggio aveva catalogato un eventuale rifiuto all’accordo raggiunto da Roma e La Valletta come di un “atto di pirateria” perché “di mezzo non ci sono la Libia o la Tunisia, ma il porto di un Paese europeo”. Mediterranea già nelle ore precedenti aveva più volte spiegato quanto ha poi ribadito circa i rischi della traversata da Lampedusa a Malta “per le condizioni psicofisiche delle persone a bordo e le caratteristiche della nave”.

Sea-Eye: “Soccorse 65 persone, aspettiamo risposta”
Intanto, il Viminale deve gestire anche il caso della Alan Kurdi della ong Sea-Eye che ha soccorso 65 migranti in acque libiche. Il vicepremier ha scritto al suo omologo tedesco Horst Seehofer chiedendo un intervento “necessario e urgente”. Dopo essere rimasta in attesa di una risposta da Malta, Roma e Tripoli per la presa in carico dei migranti, alla nave è stato assegnato il porto libico. Il gommone in difficoltà è stato raggiunto nelle prime ore del mattino di venerdì: “Le persone a bordo hanno avuto una fortuna incredibile a esser state trovate”, ha affermato Gorden Isler, comandante dell’imbarcazione. Il gommone con a bordo i migranti, ha spiegato la ong, aveva un motore funzionante e sufficiente carburante, ma gli occupanti non avevano a disposizione telefoni satellitari o Gps. “Senza alcuna conoscenza nautica e senza telefoni, il loro destino era segnato“, ha aggiunto Isler. 

Il governo tedesco: “Trovare porto sicuro”
“Salvare vite in mare è un compito europeo”, ha detto una portavoce del governo tedesco, Martina Fiez. “Siamo al corrente della notizia della nave Alan Kurdi – ha proseguito -, sottolineiamo ancora una volta che il nostro obiettivo come governo tedesco è trovare una soluzione veloce. Si tratta di trovare un porto sicuro e di chiarire la questione della redistribuzione” in ambito europeo. Ma Salvini chiude a qualsiasi possibile sbarco della nave nei porti italiani: “La ong tedesca può scegliere fra la Tunisia e la Germania”, ha dichiarato. La portavoce del governo di Berlino avvisa però che “al momento il governo federale non ha ricevuto alcuna richiesta di accoglienza delle persone” da parte dell’esecutivo italiano riguardo a coloro che sono sbarcati a Lampedusa alcuni giorni fa.

Salvini a Seehofer: “Necessario vostro intervento”
Nel pomeriggio, però, è trapelato il contenuto di una lettera inviata da Salvini al suo omologo tedesco, Horst Seehofer, in cui chiede l’intervento della Germania per risolvere la situazione della nave Alan Kurdi: “L’Italia, pur continuando a rispettare la normativa sovranazionale e a difendere responsabilmente le frontiere europee a beneficio di tutti gli Stati membri dell’Ue, non intende più essere l’unico hotspot dell’Europa”. È “necessario ed urgente che la Germania intervenga nei confronti della nave Alan Kurdi e del suo comandante affinché, nel doveroso esercizio della vostra e loro responsabilità, sia assicurato alle persone a bordo il rapido sbarco in apposito luogo”.

I minisbarchi in Sardegna
Intanto, nella sola giornata di venerdì si sono registrati due nuovi minisbarchi. In nottata, le motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto hanno soccorso un’imbarcazione con 14 persone a bordo arrivata sulle coste di Lampedusa. Tra i passeggeri c’erano anche due donne e quattro bambini. Nella mattinata, invece, un altro barchino con a bordo otto algerini è approdato sulla spiaggia di Porto Pino, nel Comune di Sant’Anna Arresi, in Sardegna. Il gruppetto è stato visto dai titolari di uno stabilimento balneare che ha poi chiamato il 113. Sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Carbonia, che hanno bloccato i migranti e dopo le procedure mediche e di identificazione sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Monastir.

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