Alzi la mano chi non ha mai giocato a Tetris, il puzzle game in cui bisogna incastrare alla perfezione dei tetramini di diverse forme, sempre composti da quattro blocchi, che “cadono” dall’alto. Per la versione originale del gioco servono manualità e dita leste, per quello sperimentato dai ricercatori dell’Università di Washington e della Carnegie Mellon basta la forza del pensiero. Già, perché tramite un’innovativa interfaccia chiamata BrainNet, tre persone in stanze diverse hanno giocato insieme a Tetris comunicando tra loro solo con le onde cerebrali.

La ricerca ha guadagnato la pubblicazione sulla rivista scientifica Nature ed è tecnicamente complessa. Semplificando al massimo, ciascuno dei partecipanti giocava da solo in una stanza, connesso a BrainNet. Due giocatori erano i “mittenti” e avevano davanti a sé l’immagine del quadro completo di Tetris, ma non potevano manipolare i tetramini. Il terzo, il “destinatario”, non vedeva il fondo della schermata, ed era l’unico a poter ruotare i pezzi. Per farlo, riceveva le istruzioni dai due mittenti tramite l’interfaccia BrainNet.

Tutti i giocatori erano collegati a un elettroencefalogramma. Non potendo usare la parola, i due mittenti potevano solo scegliere visivamente tra “ruotare” o “non ruotare” il tetramino, selezionando la risposta “sì” o “no” che lampeggiavano sullo schermo a frequenze differenti, concentrandosi il più possibile sulla loro scelta. L’elettroencefalogramma comunicava il dato al sistema, che a sua volta lo trasmetteva al destinatario via Internet, facendo balenare a schermo la risposta fornita. A questo punto il destinatario, che non aveva una tastiera, doveva concentrarsi sulla riposta per dare l’effettivo comando.

Per verificare la capacità del destinatario di comprendere lo schema e riconoscere l’affidabilità di una sola delle due fonti di risposte, i ricercatori hanno anche invertito le risposte di uno dei due mittenti. L’esperimento ha funzionato, ma la parte interessante è la serie di implicazioni aperte da questo successo. Secondo i ricercatori, BrainNet potrebbe un giorno costituire la base di una rete globale di connessioni cervello-cervello, una sorta di “social network telepatico di cervelli” che consentirebbe la collaborazione a distanza di più persone.

‎Il team ipotizza anche che le persone potrebbero servirsi di interfacce come questa per filtrare mentalmente le informazioni errate, separandole da quelle corrette.

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