Si stima che in Italia ogni anno vengano diagnosticati 365mila nuovi casi di tumore, dei quali il 48% riguarda la popolazione femminile. Il tumore della mammella è quello più comune (30%) mentre quelli dell’utero raggiungono appena il 5% (Airc, 2018) e, nonostante gli importanti miglioramenti diagnostici e terapeutici, rimane molto forte l’incidenza di queste patologie sulla qualità della vita delle donne.

Infatti, la diagnosi di una malattia oncologica comporta uno stravolgimento dell’esistenza che coinvolge il partner e l’intero nucleo familiare, costringendo tutti a fare i conti con la paura del cancro e la conseguente paura della morte, ma anche con il rifiuto di crederci, con i sentimenti di colpa o di rabbia. La diagnosi è solo l’inizio, perché in un momento successivo, quando la donna si sottopone ai vari trattamenti, la preoccupazione si sposta dalla paura di non sopravvivere alla preoccupazione di ritrovarsi con un corpo menomato che non riconosce come proprio.

In seguito alle terapie alcune donne perdono i capelli, altre devono convivere con cicatrici evidenti dopo gli interventi chirurgici, altre ancora devono sopportare gonfiori innaturali di braccia e gambe e la maggior parte deve gestire l’eventuale perdita del seno, che può costituire la ferita più dolorosa per l’immagine corporea femminile (la rappresentazione mentale del corpo e dei sentimenti legati ad esso) che rischia di far sentire la donna meno desiderabile e attraente e quindi mettere a rischio il desiderio sessuale e l’intimità.

La rete sociale e soprattutto il partner possono sentirsi sopraffatti dalla malattia che affligge la persona amata, ma, vivendo e riscoprendola nella sua nuova realtà e identità, può avere una fondamentale funzione di supporto. In una coppia, va riformulato il significato della relazione e dell’intimità poiché l’attrazione reciproca e la sicurezza di sentirsi belle e amate non sono più scontate o immediate e tutto va ricostruito insieme: la vita deve essere riorganizzata così come le relazioni e la percezione di se stesse.

Un ruolo importante è costituito dai professionisti della salute che seguono ogni fase del decorso della malattia della paziente, iniziando con il considerare le reazioni emotive alla diagnosi, valutando la sua comprensione dei rischi e delle conseguenze dei trattamenti, nonché consigliando terapie ricostruttive e riabilitative tese a migliorare la qualità della vita. Proprio questo argomento è stato affrontato il 6 maggio scorso a Catania in un interessante e innovativo corso per medici organizzato dalla dottoressa Agnello e dal professor Caruso, dal titolo significativo “Il corpo ritrovato. La donna dopo il trattamento”.

L’obiettivo era quello di proporre una riflessione sui cambiamenti che il corpo della donna subisce a seguito di una malattia oncologica, sull’impatto che questi hanno sulla vita di ogni giorno, ma soprattutto su quello che si può fare per recuperare l’aspetto e la funzionalità del corpo. Sono stati affrontati i temi della chirurgia conservativa, della dermatologia, delle patologie dell’occhio, delle terapie complementari, della psicosessuologia in un’ottica di interdisciplinarietà e con un approccio positivo e ottimista che può aiutare le donne a superare questo momento difficile della loro esistenza.

Si ringrazia per la collaborazione la dr.ssa Francesca Vannucchi

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